Stato uguale mafia (!?) #liberopensiero2019

La Grande camera della corte europea dei diritti umani ha respinto il ricorso presentato dall'Italia contro la sentenza del 13 giugno 2019. Con quella decisione, che riguardava il caso del boss di 'ndrangheta Marcello Viola, i giudici di Strasburgo hanno stabilito che la condanna al carcere a vita "irriducibile" - senza poter accedere a permessi e benefici - inflitta al ricorrente viola l’articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti umani. La sentenza adesso influenzerà la situazione di 957 persone che in Italia stanno scontando condanne all’ergastolo per reati di mafia e terrorismo.

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Cambiare la legge sull’ergastolo ostativo, cioè quella norma che non prevede benefici né sconti di pena per i condannati al carcere a vita. Lo ha deciso la Grande camera della corte europea dei diritti umani, respingendo il ricorso presentato dall’Italia contro la sentenza del 13 giugno 2019. Con quella decisione, che riguardava il caso del boss di ‘ndrangheta Marcello Viola, i giudici di Strasburgo hanno stabilito a maggioranza – un giudice era contrario – che la condanna al carcere a vita “irriducibile” inflitta al ricorrente viola l’articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti umani. Si tratta di una sentenza storica perché nelle condizioni di Viola ci sono alcune centinaia boss mafiosi, condannati per le stragi, per terrorismo, che non hanno mai collaborato in alcun modo con la giustizia. “Non condividiamo nella maniera più assoluta questa decisione della Cedu, ne prendiamo atto e faremo valere in tutte le sedi le ragioni del governo italiano e di una scelta che lo Stato ha fatto tanti anni fa: una persona può accedere ai benefici a condizione che collabori con la giustizia”, dice il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. “Oggi la Corte di Strasburgo ci dice che” l’ergastolo ostativo “viola i diritti umani e che dovremmo riformarla. Ma stiamo scherzando? Se vai a braccetto con la mafia, se distruggi la vita di intere famiglie e persone innocenti, ti fai il carcere secondo certe regole. Nessun beneficio penitenziario, nessuna libertà condizionata. Paghi, punto. Qui piangiamo ancora i nostri eroi, le nostre vittime, e ora dovremmo pensare a tutelare i diritti dei loro carnefici? Il M5S non condivide in alcun modo la decisione presa dalla Corte”, dice Luigi Di Maio.
Il caso Viola – Ma come si arriva a questa sentenza? Condannato a quattro ergastoli per omicidi plurimi, occultamento di cadavere, sequestro di persona e detenzione di armi, in base all’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario Viola non può accedere all’assegnazione al lavoro all’esterno, ai permessi premio, e alle misure alternative alla detenzione, visto che non ha offerto alcuna collaborazione, anche quella che risulta oggettivamente irrilevante alle indagine. Strasburgo gli aveva dato ragione: ora conferma quella decisione respingendo il ricorso dell’Italia. La Cedu, infatti, aveva definito “trattamento inumano e degradante” l’istituto giuridico dell’ergastolo ostativo.


Cosa dice la sentenza – Nel dettaglio i giudici di Strasburgo scrivono che “lo Stato deve mettere a punto, preferibilmente su iniziativa legislativa, una riforma del regime della reclusione a vita che garantisca la possibilità di un riesame della pena“. Riesame che, si legge nella sentenza, “permetterebbe alle autorità di determinare se, durante l’esecuzione della pena stessa, il detenuto si sia evoluto e abbia fatto progressi tali” da non giustificare più, legittimamente, “il suo mantenimento in detenzione”. La Corte, inoltre, “pur ammettendo che lo Stato possa pretendere la dimostrazione della ‘dissociazionè dall’ambiente mafioso“, evidenzia “che tale rottura può esprimersi anche in modo diverso dalla collaborazione con la giustizia” e senza l’automatismo legislativo attualmente vigente.
Cosa succede ora – La decisione di oggi influenza dunque anche la situazione di 957 persone che in Italia stanno scontando condanne all’ergastolo per reati di mafia e terrorismo. Adesso potranno chiedere di accedere ai benefici previsti dall’articolo 4 bis: nel caso i giudici di sorveglianza dovessero negarglieli, si aprirebbe la strada dei ricorsi contro lo Stato. I boss di Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, i terroristi neri e rossi, i pluriomicidi e gli stragistri potrebbero vedersi riconoscere un indennizzo da parte dello Stato. Tutto in attesa che il nostro Paese si adegui a quanto deciso a Strasburgo e quindi modifica una legge creata proprio per sconfiggere le mafie e le organizzazioni criminali. Il 22 ottobre, tra l’altro, sullo stesso tema si esprimerà la Corte costituzionale: dopo aver già dichiarato costituzionale l’ergastolo ostativo, la Consulta dovrà ora decidere su un altro ricorso, quello di Sebastiano Cannizzaro, condannato per associazione mafiosa. È probabile che la decisione della Cedu influenzi anche la Consulta. “La decisione non induce alcun automatismo, ora si tratterà solo di ragionare. La legge italiana non cambia, la sentenza è un’indicazione all’Italia a modificare un sistema che si ritiene non in linea con la giurisprudenza della Corte. Teniamo presente che l’ergastolo ostativo preclude non tanto i benefici ma anche la liberazione condizionale che il giudice può dare dopo 26 anni considerando il percorso della persona” spiega Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale all’Adnkronos.

La Cedu ha deciso di andare allo scontro con l’Italia: è espressione del Consiglio d’Europa che riunisce 47 Nazioni sovrane. Nell’immediato l’ergastolo ostativo non viene derubricato ma questa sentenza permetterà a tanti altri ergastolani di poter adire le vie legali ottenendo prevedibilmente ragione. Non c’è solo la questione di risarcimenti milionari che potranno chiedere: c’è soprattutto l’offesa che è stata fatta a generazioni di siciliani, italiani, magistrati, uomini delle forze dell’ordine che per difendere lo Stato sono stati sterminati in attentati schifosi. Questi giuristi non comprendono la virulenza di questi soggetti. Lo Stato combatte contro il tritolo lanciando margherite“, dice il presidente della commissione Antimafia.

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