Tampone: pratica invasiva e pericolosa
Marcello Pamio
Sta girando da un po’ di tempo un post secondo il quale il tampone naso-faringeo per il Sars Cov-2 è in grado di perforare la BEE, la Barriera emato-encefalica.
Diciamo fin da subito che si tratta di una sciocchezza enorme perché NON è possibile arrivare fino alla BEE: con il bastoncino si può arrivare fino alla parte superiore delle vie respiratorie.
Andando in profondità si può danneggiare la lamina cribrosa dell’etmoide: un osso particolare e forellato dove ci sono dei vasi molto importanti. Questo osso funge da "stufa" per l’aria che entra che deve essere riscaldata anche grazie alle vie nasali superiori con i peli.
Quindi quello che possono danneggiare è la lamina cribrosa, ma non si può arrivare a sfondare la BEE che si trova molto più in alto.
Fatta questa premessa obbligatoria, il tampone è in ogni caso un atto di violenza estrema che va bloccato con ogni mezzo!
Anche perché se il virus - come dicono gli esperti - si trasmette attraverso il droplet, cioè le goccioline di Flugge, non si comprende come mai non si possa fare un banale e indolore tampone semplicemente usando la saliva.
Perché devono introdurre così in profondità (circa 13 cm) il bastoncino rischiando contaminazioni e danni?
Il tampone è un atto invasivo contro natura: un test non validato che non ha nessun significato clinico nè tanto meno diagnostico (percentuale elevata di falsi positivi), ma è il mezzo ideale per poter dominare e gestire le paure delle masse.
Infine c’è il problema delle sequenze geniche prelevate col tampone: che fine fanno?
Forse vengono archiviate in un database con tanto di nome e cognome: una specie di agenda mondiale con il DNA di tutti...
Ovviamente anche i test sierologici non hanno un significato clinico.
Qual è il problema? I sudditi sono convinti che il tampone sia una fonte di tranquillità e sicurezza perché se risulta negativo significa che non sono venuti a contatto col virus, cosa questa totalmente assurda!
Bisogna smentire e sconfessare simili test, ma usando cervello e scienza, e non andando in giro a dire che il tampone sfonda la barriera che protegge l’encefalo, così si fa solo il gioco della Dittatura!
Cos’è un tampone faringeo
Iniziamo dal chiamare le cose con il loro nome: l’esame di cui si sta parlando è il tampone faringeo, da non confondere con altri tipi di tampone esistenti e utili in altre occasioni, quali quelli nasali, oculari, auricolari, rettali, vaginali, uretrali e sulla ferita post-chirurgica. Come il nome stesso suggerisce, il test in questione viene eseguito sulla faringe, ossia su quel canale muscolo-membranoso raggiungibile dal fondo della cavità orale che rappresenta sia il primo tratto del tubo digerente sia una parte delle vie aeree superiori (in fondo alla gola, in sostanza). Ossia un punto preferenziale per trovare traccia della presenza di un virus respiratorio.
Per tutti i generi di tamponi, l’obiettivo dell’esame è determinare se è presente un agente patogeno, stabilendo anche quale sia la sua natura. Nella pratica, il test avviene prelevando dal paziente un campione della secrezione che copre la mucosa della faringe posteriore, e materialmente si tratta di strofinare leggermente una sorta di bastoncino cotonato (tipo cotton fioc, per intendersi) facendo attenzione a non prelevare materiale da altre parti del cavo orale. Il test ha un’invasività praticamente nulla, può originare al più un impercettibile fastidio nel punto di contatto e non dà alcun effetto indesiderato. Viene eseguito in pochi secondi.
La semplicità del test non significa però che possa essere eseguito da chiunque o in autonomia: per avere un risultato attendibile è necessario che venga seguito con precisione un protocollo di prelievo, che a eseguire l’esame sia personale addestrato e specializzato.
Alcuni elementi di complessità
Anche se il tampone faringeo viene eseguito e gestito da esperti, la sua affidabilità non è del 100%. Secondo le statistiche più robuste relative alle performance generali dei tamponi faringei (per il Sars-Cov-2 è presto per dare numeri precisi), la percentuali di falsi positivi è compresa tra l’1% e il 4%. Vale a dire, una piccolissima frazione dei tamponi potrebbe erroneamente rivelare la presenza del coronavirus anche se non c’è, per esempio perché è presente un’altra infezione virale che fa da confondente. Più significativo, invece, è il caso dei falsi negativi, ossia di persone che risultano non infette quando invece sono già state contagiate: in generale si stima che questo caso riguardi il 10% delle persone.
ATTENZIONE
La truffa del tampone
Gli sciacalli non si fermano davanti a nulla. Come riporta Repubblica, soprattutto nel piacentino sono stati segnalati casi di telefonate a casa di persone che tentavano di intrufolarsi nelle abitazioni private con la scusa di eseguire un tampone. Allo stato attuale i tamponi vengono eseguiti solo su segnalazione spontanea del diretto interessato o comunque coordinati dalle strutture sanitarie locali, dunque conviene non fidarsi di qualcuno che suona al citofono o che telefona avvisando di un imminente arrivo del sedicente personale sanitario.
Commenti
Posta un commento