Missione Sophia #liberopensiero2019
Come ben sappiamo EunavForMed Sophia, questo il nome completo dell’operazione, prende il nome da una bambina somala data alla luce sulla Schleswig-Holstein, una delle navi ingaggiate nella missione, e nasce nel 2015, poco dopo un naufragio avvenuto a pochi chilometri dalle coste libiche il 18 aprile di quell’anno, in cui morirono oltre 800 persone. Il suo obiettivo originale era quello di contrastare il traffico di esseri umani tra Europa e Libia, attraverso l’adozione di “misure sistematiche per individuare, fermare e mettere fuori uso imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai passatori o dai trafficanti”.
L’operazione sarebbe dovuta durare un anno in tutto, ma il Consiglio europeo ha deciso di prorogarla in due diverse occasioni – giugno 2016 e luglio 2017 – arricchendola di ulteriori specificità, tra cui la formazione di guardia costiera e marina libiche, il contrasto al traffico di armi e petrolio nel Mediterraneo e l’implementazione di un database integrato con le agenzie Frontex ed Europol. Il nuovo termine di scadenza è, appunto, il 31 dicembre 2018.
La sede operativa della missione è a Roma, e italiano è anche il comando, nelle mani dell’ammiraglio della Marina Enrico Credendino, che ha in dotazione sei navi e altrettanti elicotteri, oltre al sostegno di 26 paesi europei. Secondo l’ultimo report del Consiglio europeo, la missione Sophia ha assicurato alla giustizia italiana 143 sospetti trafficanti, messo fuori uso 545 imbarcazioni e contribuito a salvare oltre 44mila vite, di cui 10.669 nel solo 2017.
Perché Salvini vuole dire no
Le regole di ingaggio prevedono che le navi della missione (tra cui l’italiana San Giorgio) intervengano in caso di naufragio come imposto dal diritto internazionale, e che in assenza di un Mrcc libico – ovvero un centro in grado di coordinare le operazioni di ricerca e soccorso dal Paese africano – le suddette operazioni debbano essere gestite dalla Guardia costiera italiana, che si occuperà dello sbarco finale.
Le regole di ingaggio prevedono che le navi della missione (tra cui l’italiana San Giorgio) intervengano in caso di naufragio come imposto dal diritto internazionale, e che in assenza di un Mrcc libico – ovvero un centro in grado di coordinare le operazioni di ricerca e soccorso dal Paese africano – le suddette operazioni debbano essere gestite dalla Guardia costiera italiana, che si occuperà dello sbarco finale.
È proprio questa la parte della missione che proprio non piace al leader leghista e ai suoi alleati di governo, dal momento che rimanda al piano operativo dell’operazione Triton, che prevedeva il nostro paese come approdo ultimo delle navi di migranti.
Salvini: o cambiano regole o missione finisce. E attacca Mogherini Ai microfoni di Radio Anch'io su Rai Radiouno, Matteo Salvini torna sulla questione: "La missione navale Sophia ha come ragione di vita che tutti gli immigrati soccorsi vengano fatti sbarcare solo in Italia. Accordo geniale sottoscritto dal Governo Renzi, non so in cambio di cosa. O cambiano le regole o finisce la missione". Poi il vicepremier attacca Federica Mogherini: "Il prossimo commissario Ue che nominerà l'Italia farà gli interessi degli italiani. La sinistra è riuscita a farsi rappresentare in Europa da qualcuno che si è dimenticato dopo un quarto d'ora di essere italiano". "Ricordo alla Mogherini - ha aggiunto - che non è l'Italia che si sfila da Sophia ma Francia e Germania. Se pensavano di fare un dispetto all'Italia, in realtà fanno un dispetto a loro stessi".
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