No al silenzio 14 MOSTRI #liberopensiero2019











Lo scandalo Bibbiano assume sempre più i connotati di un vero e proprio piano di sottrazione dei bambini per instradarli alla rieducazione gender.
Federica Anghinolfi, la lesbica a capo dell’organizzazione, psicologa e dirigente dei servizi sociali della Val d’Enza, era come abbiamo già scritto un’attivista lgbt che aveva affidato una bambina sottratta ai genitori alla sua ex, l’immigrata Fadia Bassmaji. C’è tutto il marcio possibile in questa oscena vicenda avallata dal Pd locale.




E’ Francesco Borgonovo de La Verità a rivelare che Bassmaji partecipò ad un convegno del 26 marzo intitolato “W l’amore” insieme a Sinistra italiana, Arcigay, Rete degli studenti.
La Bassmaji si dedicava alla promozione dell’affido di minori alle coppie Lgbt. Proprio come avvenuto a Bibbiano.
Lo scopo dell’incontro era dare vita ad un progetto per «l’educazione all’affettività e alla sessualità nei preadolescenti delle scuole secondarie di primo grado», con un «target di età più basso (13-14 anni) rispetto a quello fino ad allora di riferimento», anche se, visitando il sito di wlamore.it il target si scopre che l’indottrinamento punta in ambiti più da pedofilia: Il sito di wlamore.it è, infatti, una sorta di portale gender su come rieducare i bambini, che si rifà al libro, uscito nel 2018, Percorsi di educazione affettiva e sessuale per preadolescenti. Il progetto «W l’amore» (Erickson), curato da Loretta Raffuzzi, Paola Marmocchi ed Eleonora Strazzari dell’Asl bolognese.
E un ampio capitolo viene dedicato proprio alla cosiddetta omotransnegatività che, guardacaso, è il punto di partenza di questa legge votata dal Pd in Emilia Romagna.
Continua il dibattito politico, in particolare in Emilia-Romagna, sulla legge contro l’omofobia. Lo scorso 9 luglio la comunità pro life ha registrato un’importante vittoria quando, in seno al Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna, la votazione sulla proposta di legge contro «l’omotransnegatività e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere» ha subito una battuta d’arresto ed è stata rinviata.
Discussione ripresa in questi giorni in Assemblea regionale, con una pioggia di emendamenti da parte del centrodestra. Le ultime notizie di ieri sera, infatti, parlano di una maratona notturna per tentare di approvare una legge considerata dalla destra e dai pro life come profondamente liberticida, in quanto impedirebbe a chiunque di opporsi all’ideologia gender, accusando di discriminazione chiunque affermi che non si possa essere maschi o femmine indipendentemente dal proprio sesso o che ogni bambino ha bisogno di un papà ed una mamma. Gli attivisti del circolo territoriale di Pro Vita & Famiglia Bologna e di Bologna per la vita continuano intanto il loro impegno per ribadire il loro “no” a questa legge. Il 9 luglio erano presenti durante la discussione della proposta con dei bavagli arcobaleno, che gli stessi attivisti hanno definito «un simbolo del potere della dittatura del pensiero unico contro la libertà e la priorità educativa dei genitori nei confronti dei figli». Anche in questi giorni i ragazzi e le ragazze del circolo territoriale sono stati presenti davanti al palazzo della Regione Emilia-Romagna per protestare contro «una legge ideologica e indottrinante che vuole entrare in tutti i settori della società, scuola, lavoro, sanità e non solo. Una legge che ha lo scopo di dare fondi, spazio e potere alle associazioni Lgbt», come ha dichiarato sui social Matteo Di Benedetto, referente di Pro Vita & Famiglia Bologna.
Di Benedetto ha inoltre dichiarato che quello che si chiede alla Regione è di «non approvare questa folle legge e, qualora passasse, sarà necessario impegnarsi per arrivare alla sua cancellazione».
Intanto la contrapposizione del centrodestra ha scatenato una battaglia politica e forti polemiche. Il capogruppo del Pd Stefano Caliandro ha più volte dichiarato di voler andare avanti ad oltranza fino a quando non si arriverà all’approvazione della legge. A guidare l’opposizione è invece il relatore di minoranza Michele Facci, esponente di Fratelli d’Italia, alleato con la Lega e autore della maggior parte degli emendamenti. «Si vuole mettere il bavaglio a chi la pensa diversamente», ha detto «ed è grave che la Regione decida di schierarsi a favore di uno specifico orientamento ideologico. Esiste già una legge nazionale che tutela le persone dalle discriminazioni, questo provvedimento non ha senso». A fargli eco un altro esponente di FdI, Giancarlo Tagliaferri, che ha spiegato che «non è una battaglia strumentale, ma vuole combattere un’ideologia e una visione del mondo che discrimina chi la pensa diversamente. Non vogliamo discriminare nessuno ma neanche far discriminare le famiglie italiane». Tra Pd e centrodestra, poi, la posizione del Movimento 5 Stelle che, seppur critico su molti punti della legge, resta sostanzialmente a favore.

L'alto ecclesiastico incaricato a Reggio Emila sottolinea come "i bambini" siano "stati usati in nome e per un progetto ideologico".


La Anghinolfi avrebbe "rassicurato" aspiranti genitori che temevano di affezionarsi ai bambini per poi doverli lasciar tornare alle loro famiglie. Ad alcune coppie che chiedevano un bambino in affido prometteva di dare loro un minore "senza scadenza",  trasformando di fatto l'affido in un'adozione.


Bibbiano, gli indagati sapevano di essere intercettati?

A parlarne è Il Giornale: il fatto sarebbe accaduto quando psicologi e psicoterapeuti hanno cominciato ad accorgersi che le indagini vertevano su di loro, e di quanto erano gravi le conseguenze all’orizzonte. Secondo quanto riportato da Il Giornale fu Federica Anghinolfi (attualmente ai domiciliari), a decidere per prima di fare qualcosa per “ripulire la situazione” chiedendo un intervento da parte del Garante per l’Infanzia, come a voler chiedere un’assistenza superiore. Un gesto che avrebbe voluto servire a legittimare un atteggiamento pro bambini. Allo stesso tempo, ci sarebbe motivo di pensare che lei e le altre persone indagate sapessero di essere intercettate e che abbiano cercato di nascondere alcune informazioni: ad esempio il Giornale riporta che la Anghinolfi e Cinzia Prudente, una degli affidatari, avrebbero parlato al telefono cercando di rassicurarsi sugli apparecchi che stavano usando, e ricordandosi di chiamare sempre “da fisso a fisso”.


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