Riflessioni :Italia, la corruzione dilaga
La corruzione in Italia dilaga, ed aumenta il livello generale di complicità.
Già nel 2010 i casi di corruzione rispetto all’anno precedente, risultano in aumento del 30 per cento. Mentre diminuiscono le denunce e il malaffare assume i contorno di «una vera patologia nazionale» coperta da una «generale assuefazione»...
Trasparency International all'epoca, aveva segnalato la costante caduta dell’Italia nella classifica mondiale che misura la trasparenza in tutti i paesi. Eravamo finiti al 67° posto, dopo il Ruanda. E al centro dei furti ci sono innanzitutto i soldi pubblici, gli aiuti nazionali e i contributi dell’Unione Europea, e non solo per colpa della politica, che certo fornisce il cattivo esempio.
lo Stato italiano è in grave crisi di legittimità, grazie all’ingresso nella UE e nell’euro. E’ stata tamponata con il mito dell’Europa, anche i ciechi ora cominciano a vedere che dalle alture della Terra Promessa europea non sgorgano fiumi di latte e miele, ma di miseria, ipocrisia e spocchiose prese per i fondelli.
Uno Stato Italiano in crisi di legittimità, ovvero uno Stato nel quale non si sa chi comanda, e soprattutto in nome di chi e/o di che cosa comanda. Abbiamo perso l’immagine interiore, il simbolo, il prezioso, insostituibile simbolo, della Patria grande e piccola, della casa, della famiglia, dell’identità personale degli italiani.
La corruzione come la definiscono il Codice civile e penale è anzitutto un effetto collaterale minore della corruzione come la definisce il vocabolario etimologico: dello sfaldamento di una comunità nazionale, al quale non si porrà mai riparo a forza di sentenze, authority e titoli di giornale; e della corruzione come la definisce il vocabolario politico: è strutturalmente corrotta una classe dominante che domina per conto terzi.
Un dato su tutti: in Italia tra il 2010 e il 2019 sono stati effettuati definanziamenti per un totale di 37 miliardi di euro. Mentre l’incremento di risorse stanziato negli stessi anni è stato pari a 8,8 miliardi...
Avete capito che tutto ciò che stiamo vivendo da oltre 2 anni a questa parte era stato tutto programmato da tempo?
Prima hanno tolto e ora "QUALCUNO " ha detto, vuoi soldi? Molto bene, fai come ti dico e avrai una valangata di denaro...
Tutto è diventato mero business.
Mi chiedo:i medici che GIURANO, come possono VENDERSI al miglior offerente? Come possono lasciarsi indurre con il denaro a venire meno al proprio dovere?
A me, che non sono medico, leggere il solenne giuramento di Ippocrate mi fa venire i brividi, ogni volta...
"Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro"
- di esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l'indipendenza della professione;
- di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona cui con costante impegno scientifico, culturale e sociale ispirerò ogni mio atto professionale;
- di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna, promuovendo l'eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute;
- di non compiere mai atti finalizzati a provocare la morte;
- di non intraprendere né insistere in procedure diagnostiche e interventi terapeutici clinicamente inappropriati ed eticamente non proporzionati, senza mai abbandonare la cura del malato;
- di perseguire con la persona assistita una relazione di cura fondata sulla fiducia e sul rispetto dei valori e dei diritti di ciascuno e su un'informazione, preliminare al consenso, comprensibile e completa;
- di attenermi ai principi morali di umanità e solidarietà nonché a quelli civili di rispetto dell'autonomia della persona;
- di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina, fondato sul rigore etico e scientifico della ricerca, i cui fini sono la tutela della salute e della vita;
- di affidare la mia reputazione professionale alle mie competenze e al rispetto delle regole deontologiche e di evitare, anche al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;
- di ispirare la soluzione di ogni divergenza di opinioni al reciproco rispetto;
- di prestare soccorso nei casi d'urgenza e di mettermi a disposizione dell'Autorità competente, in caso di pubblica calamità;
- di rispettare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che osservo o che ho osservato,inteso o intuito nella mia professione o in ragione del mio stato o ufficio;
- di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della professione.
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