Palamara definitivamente espulso

 Luca Palamara è stato definitivamente espulso dall’ANM per gravi violazioni del codice etico. A darne conferma è la stessa Associazione nazionale magistrati di cui è stato presidente. L’assemblea generale degli iscritti al sindacato delle toghe, riunita a ranghi ridottissimi (un centinaio i presenti a fronte di 7mila soci) ha confermato il provvedimento del 20 giugno scorso del Comitato direttivo centrale dell’ Anm, bocciando il ricorso del magistrato romano sospeso dalle funzioni e dallo stipendio e imputato a Perugia per corruzione. Solo 1 voto a favore del ricorso. “L’ Anm a cui pensa Luca Palamara non esiste più e questo è un buon risultato“, ha detto il presidente del sindacato delle toghe Luca Poniz a termine degli interventi all’assemblea generale dei magistrati, che si deve pronunciare sul ricorso dell’ex pm romano contro la sua espulsione.

Il riferimento è a un’intercettazione in cui Palamara diceva che l’Anm non conta più nulla. “Se intendeva dire che dopo di lui l’Anm svolge un altro ruolo, non di autocollocazione, sono contento“, ha aggiunto Poniz, rivendicando all’attuale gruppo dirigente il fatto di essere intervenuto su questa vicenda “senza reticenze e paura“. Il comunicato di espulsione è stato commentato da Palamara che ha affermato: “Da magistrato e da cittadino che crede profondamente nel valore della giustizia equa ed imparziale ribadisco che le decisioni devono essere rispettate. Con altrettanta forza ribadisco di non aver mai barattato la mia funzione. Auguro buon lavoro all’Anm nell’auspicio che torni ad essere la casa di tutti i magistrati“.

L’ex pubblico ministero romano è stato ascoltato in mattinata dall’assemblea dei magistrati iscritti all’Anm sul ricorso che ha presentato contro la sua espulsione dal sindacato delle toghe. “La mia funzione non l’ho venduta né a Lotti, né a Centofanti né a nessuno“, ha precisato subito il magistrato. “Chiedo di essere giudicato serenamente“, ha proseguito, parlando all’assemblea dell’Anm. “Sono qui perché penso che prima vengano gli interessi di tutti, della magistratura, dei colleghi che mio malgrado sono stati travolti“, ha dichiarato assicurando di non aver mai voluto sottrarsi al giudizio dell’Anm e ai processi. “Il confronto con la politica sulle nomine è sempre esistito“, ha sottolineato il magistrando intervenendo anche sulla famosa riunione all’Hotel Champagne per la nomina del Procuratore di Roma: “Non era un incontro clandestino“, ha detto.

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