Nei primi dieci mesi del 2020 le donne vittime di omicidio sono state 91, una ogni tre giorni, un dato in leggera flessione rispetto alle 99 dello stesso periodo dell’anno scorso. E’ quanto emerge dal VII Rapporto Eures sul femminicidio.
Per loro e per tutte le donne vittime di maltrattanti ricorre oggi, 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita partendo dall’assunto che la violenza contro le donne sia una violazione dei diritti umani.
Una problematica resa ancora più delicata dal lockdown che porta con sé la convivenza forzata, diventa come una ‘trappola’, un ‘acceleratore’ degli episodi di violenza domestica. Le misure restrittive imposte dall’emergenza pandemica infatti hanno fortemente modificato i profili di rischio del fenomeno.
In lockdown in 4 casi su 5 il killer è convivente.
L’incidenza del contesto familiare nei femminicidi raggiunge nel 2020 il valore record dell’89%, superando il già elevatissimo 85,8% registrato nel 2019. Analogamente, all’interno del contesto familiare, i femminicidi consumati all’interno della coppia salgono al 69,1% (erano il 65,8% l’anno passato). I femminicidi familiari – che negli ultimi 20 anni presentano un’incidenza progressivamente crescente – registrano il valore più elevato proprio nell’ultimo anno (89%), a fronte di una percentuale media del 73,5% (pari a 2.458 femminici di familiari dal 2000 ad oggi). La coppia continua a rappresentare il contesto relazionale più a rischio per le donne, con 1.628 vittime tra le coniugi, partner, amanti o ex partner negli ultimi 20 anni (pari al 66,2% dei femminici di familiari e al 48,7% del totale delle donne uccise) e 56 negli ultimi dieci mesi (pari al 69,1% dei femminici di familiari e a ben il 61,5% del totale delle donne uccise). Gli autori sono “per definizione” nella quasi totalità dei casi uomini (94%), con valori che nel corso dei singoli anni oscillano tra il 90% e il 95%.
Commenti
Posta un commento