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Oggi in varie parti del mondo la libertà di pensiero e la libertà di parola – diritti fondamentali sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – non sono garantiti e nei regimi autoritari essi sono puntualmente calpestati. Il perché è facilmente intuibile: parlare vuol dire anche criticare, denunciare e opporsi, tutte cose che i regimi dittatoriali, militari o fortemente autoritari devono assolutamente reprimere per rimanere al potere.
In Corea del Nord, in Myanmar (Birmania), in Turkmenistan, in Eritrea, in Cina, in Vietnam, in Nepal, in Arabia Saudita, in Iran e a Cuba, per fare alcuni esempi, la libera espressione del proprio dissenso provoca la reazione violenta e intimidatoria dell’autorità governativa, che arresta e mette a tacere i presunti sovversivi.
A differenza del passato, però, queste pesanti violazioni della libertà di pensiero e della libertà di parola sono spesso oggi di dominio pubblico e sempre più difficilmente chi le compie passa inosservato davanti alla comunità mondiale.
Internet ha in questo senso squarciato un velo sulle reali condizioni di alcuni paesi, riversando in rete immagini, opinioni e pensieri di contestatori politici o semplici cittadini. Non è un caso, perciò, se nei momenti di maggiore crisi le autorità provvedano in tutta fretta a oscurare blog, social-network, siti e motori di ricerca. Il Parlamento dell’Unione europea ha per questo approvato, nel 2009, la relazione sul Rafforzamento della sicurezza e delle libertà fondamentali su Internet, dichiarando che Internet «dà significato alla definizione di libertà di espressione» sancita dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e «può rappresentare una straordinaria opportunità per rafforzare la cittadinanza attiva», poiché «in una società democratica i cittadini hanno il diritto di osservare e giudicare quotidianamente le azioni e le convinzioni dei propri governi».
Oltre alle dichiarazioni sovranazionali, il diritto alla libertà di pensiero e di parola è tutelato anche dalla Costituzione Italiana. L’articolo 21 stabilisce infatti che tutti, cittadini e stranieri, «hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»
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