Silvia Romano... Udite, udite

La polizia keniota:”Silvia Romano era coinvolta nel traffico illegale d’avorio”

Non si sono ancora placate le polemiche intorno alla liberazione di Silvia Romano, tornata in Italia convertitasi all’islam, quando emerge una ricostruzione clamorosa che getterebbe una luce completamente diversa sul rapimento della 24enne milanese.

Silvia Romano non si sarebbe trovata in Kenya per attività di volontariato e di cooperazione per conto della Ong Africa Milele, ma perchè sarebbe stata invischiata in un traffico d’avorio conclusosi male per i mancati pagamenti da parte della cooperante.

A fornire questa versione è stata la giornalista Sophie Njoka, firma del People Daily Kenya, in un articolo pubblicato dal gruppo mediatico americano Media Max Network lo scorso 18 febbraio 2019 intitolato “La polizia riporta che la rapita italiana trattava nel commercio d’avorio”

La notizia è stata fatta sparire dal sito originale ed è stato possibile recuperarla solo attraverso il sito internet Wayback Machine dove è possibile leggere la versione originale dell’articolo.

La versione della polizia keniota

L’arrivo della cooperante nel Paese africano risale allo scorso 5 novembre 2018. Secondo la versione che è stata fornita fino ad ora dai media italiani, la Romano si trovava nel villaggio di Chakama, in Kenya, per svolgere volontariato a favore dei bambini africani.

Ma la storia sarebbe molto diversa da quanto effettivamente è stato raccontato.

Ufficiali della polizia keniota citati dalla giornalista Sophie Njoka sostengono che la giovane era giunta nel Paese per partecipare ad un traffico internazionale d’avorio di svariati milioni di euro.

La giovane infatti sarebbe stata in contatto costante con uno dei suoi rapitori, Said Adan Abdi, fino ad essere rapita da quest’ultimo e da altri membri di una banda composta presumibilmente da almeno 8 persone il 20 novembre 2018.

La ragione del rapimento sarebbe dovuta al fatto che la Romano si era impegnata ad acquistare una partita di avorio, frutto di traffici illegali, dallo stesso Abdi ma poi la ragazza non aveva effettivamente proceduto ad onorare il pagamento per l’acquisto della merce.

La giovane, secondo la polizia locale, sarebbe poi riuscita comunque a far uscire l’avorio dal Paese rivedendolo ad un altro acquirente, ma nonostante questo non avrebbe proceduto ad onorare il pagamento del materiale.


Il governo Conte sapeva del traffico d’avorio?

In Italia però i media non hanno mai riportato le informazioni di cui disponeva la polizia del Paese africano sui reali moventi del sequestro della donna.

Eppure le autorità investigative locali sarebbero state perfettamente consapevoli già dal febbraio 2019 delle vere ragioni della presenza della Romano nel Paese.

E’ possibile pensare che la Farnesina e l’attuale governo Conte in carica da agosto 2019 non abbiano mai avuto accesso a queste informazioni già note alla polizia del Kenya da più di un anno?

E se lo sapevano perchè le autorità italiane che hanno trattato per la liberazione della donna non hanno informato la magistratura su questi fatti?

Alcuni avevano sollevato dubbi sul fatto che la Romano fosse una vera esperta di volontariato, reputata più una turista che giocava a fare la cooperante.

La ONG Africa Milele per la quale la ragazza lavorava non risulterebbe nemmeno iscritta alle federazioni che racchiudono tutte le Ong italiane.

Ma se la ricostruzione delle autorità keniote è corretta, la cooperazione e il volontariato sarebbero stati solo una facciata per nascondere operazioni di tutt’altro tipo.

La Romano si sarebbe trovata lì per un traffico di avorio finito poi con il suo sequestro.

E’ altamente probabile che il governo Conte abbia pagato un riscatto per la sua liberazione, che secondo alcune versioni sarebbe di 4 milioni di euro, mentre secondo altre sfiorerebbe la cifra di 40 milioni di euro.

La vicenda ha già suscitato un vespaio di polemiche perchè qualcuno ha sollevato il sospetto che la giovane potesse avere un accordo con i suoi rapitori.

L’opinione pubblica italiana aveva già diritto prima a sapere per quale motivo il governo PD-M5S avesse finanziato una pericolosa organizzazione di terroristi islamici.

Lo ha adesso ancora di più a sapere se sono stati spesi soldi pubblici per liberare una persona che si sarebbe trovata in Africa per dei presunti traffici illeciti che nulla hanno a che fare con l’aiuto ai bimbi africani.


FONTE

Dunque di  cosa si occupa precisamente Africa Milele?

È difficile saperlo con certezza. Il sito dell’associazione menziona generiche azioni rivolte ai bambini, alludendo agli ambiti della salute, dell’istruzione, dell’igiene, dell’alimentazione. Nessun bilancio certificato che rendiconti la gestione dei fondi raccolti, nessun rapporto annuale delle attività, nessun indicatore quantitativo e qualitativo. Non conosco direttamente né l’associazione né i suoi operatori, ma l’assenza di un qualsiasi dato concreto inerente le attività realizzate ed i risultati raggiunti è un messaggio eloquente per chi lavora nel settore. La cosa più importante di cui si è occupata quest’associazione è il sostegno scolastico di qualche bambino e la costruzione di uno spazio giochi all’aperto costato poche centinaia di euro, anche se l’informazione non è più disponibile, perché dopo il rapimento di Silvia tutti i contenuti del sito sono stati rimossi.

Tenete presente che oggi in Italia esistono 336mila enti di terzo settore. Di questi solo 233 sono registrati presso l’AICS e, dunque, riconosciuti idonei ad operare nel settore ed a ricevere finanziamenti pubblici.


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