Riflessioni : riflette(re) di Stefano Re
Uscite dagli schemi mentali in cui intrappolano le vostre capacità di elaborazione.
L’idea che le élite abbiano bisogno delle masse in quanto produttori/consumatori è in piena fase di superamento e non pesa più sulle prospettive future come vi pesava negli anni ‘80 o ’90. Per il funzionamento del sistema economico in emergenza – quello che emerge – le masse di popolazione sono diventate superflue – e pericolose.
Superflue, perché l’automazione rende obsoleta la funzione di produzione di massa, e di conseguenza rende superflua anche la funzione di consumo di massa. L’ottica della depopolazione globale si inserisce perfettamente in questo quadro.
Pericolose, perché fisiologicamente produttrici di un margine di dissenso, ragionamento, discussione che sbugiarda, svilisce e riduce l’efficacia dei sistemi di controllo sociale. Pericolose perché potenzialmente in grado di svegliarsi – di acquisire consapevolezza, responsabilità e dunque potere.
Quel che i padroni del mondo non possono permettersi sono due condizioni:
a) che il sistema collassi.
È sul sistema che fondano il proprio potere. Come paghi le tue guardia private se non c’è un bordello o un pub in cui spendere quei soldi?
b) che troppe persone si “sveglino”.
Perché questo limita se non ferma la capacità di controllarne le scelte, i comportamenti, gli indirizzi. Se troppe persone comprendono che nessuno comanda se nessuno obbedisce, il loro potere svanisce.
Ecco perché si sta procedendo con una depopolazione controllata, con una demolizione controllata e sistematica dei sistemi democratici, del dissenso e di ogni forma di autonomia. Demolizione della classe media; demolizione delle garanzie e dei diritti inviolabili; demolizione della autonomia economica; demolizione dei modelli di riferimento culturali, tradizionali, religiosi e persino delle identità sessuali.
A mio parere è in questo quadro generale che occorre valutare i fenomeni in corso, grandi e piccoli. E da questa analisi, passare a decisioni e strategie, individuali e collettive.
Stefano Re
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