Seguendo le tracce : BIOLABORATORI UCRAINI E ALTRO ANCORA...
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DAL 9/11 AI BIOLABORATORI UCRAINI
Le strane falle nella narrazione ufficiale. Parte tutto da qui. Come nel film “Matrix” quando Neo percepisce le alterazioni nel programma. Vi ricordate lo strano “coming out” dei templi del globalismo, New York Times e CNN, contro Hunter Biden?
Il New York Times ha confermato l’autenticità dei documenti rinvenuti sul laptop del figlio di Joe Biden. Con 18 mesi di ritardo…
Il New York Times ha riconosciuto pochi giorni fa la veridicità delle email recuperate dal laptop scomparso di Hunter Biden, riportate per la prima volta dal New York Post prima delle elezioni presidenziali del 2020.
Improvvisamente i media mainstream di mezzo mondo paiono essersi miracolosamente risvegliati dal torpore. Sì, perfino in Italia (il che è tutto dire!).
A questo punto mi sono chiesta: perché sacrificano Biden/Hunter Biden? Cosa o chi stanno proteggendo dietro lo smokescreen?
Breve cronistoria. Tutto ha inizio nel dicembre del 2019 quando l'FBI ha sequestrato il laptop di Hunter Biden dopo che il proprietario di un negozio di riparazioni computer, John Paul MacIsaac, aveva contattato la polizia.
MacIsaac affermò che Hunter lasciò tre laptop Apple danneggiati nel suo negozio nell'aprile 2019, senza poi essere mai più tornato a ritirarli o a pagare la fattura di recupero dati di $ 85. Il tecnico ha detto di non aver riconosciuto Hunter quando è entrato nel suo negozio nell'aprile 2019, sebbene il nome gli suonasse familiare. Prima che il portatile venisse sequestrato, il 44enne ha affermato di aver fatto una copia dei file per “proteggersi”. MacIsaac ha anche fornito una copia dei file all'avvocato dell'ex sindaco Rudy Giuliani, Robert Costello.
Il laptop conteneva foto di Hunter nell’atto di consumare droghe e fare sesso con una prostituta. Ma non c’era solo quello che al limite avrebbe potuto essere trattato come una triste e squallida vicenda scandalistica. Tra le email spunta il nome di tale Tony Bobulinski con il quale Hunter Biden parla di “affari in Ucraina”. Bobulinski ha detto che sapeva che le email erano autentiche perché ne aveva ricevuta una, datata 13 maggio 2017, che delineava un piano per ottenere il 10 percento nella loro azienda, Oneida Holdings, “detenuta da H [Hunter] per conto del “big guy”. Chi è il “big guy”? Ovviamente tutti, Bobuinski incluso, hanno pensato a Joe Biden, padre di Hunter.
Farei notare alcune stranezze:
1) Con il grado di sorveglianza a cui è sottoposto il figlio di un ex vicepresidente degli Stati Uniti (all’epoca Joe Biden era “solo” un ex vicepresidente) può reggere la storia di un laptop con foto ed email compromettenti “dimenticato” in qualche oscuro meandro di un negozio di riparazioni per Pc? A mio avviso no, non regge.
2) Su Bobulinski si trova online poco o niente: ad esempio non ha una pagina wikipedia dedicata. Strano, per un teste-chiave di questo genere.
3) Oneida Holdings era la società costituita per gestire i rapporti tra i Bidens e la società energetica cinese CEFC. La CEFC è stata dichiarata in bancarotta dal Governo cinese nel 2020, così come le sue sussidiarie: CEFC Shanghai International e CEFC Hainan International. La società utilizzava una complessa rete di società affiliate per facilitare accordi falsi, gonfiare i dati commerciali e ottenere prestiti bancari per alimentare la sua espansione aggressiva. Così il governo cinese l’ha “terminata”, diciamo. I presunti legami di Hunter Biden “con la Cina” si reggono sul collegamento con un’oscura azienda di intermediazione che lo stesso governo cinese ha provveduto a cancellare dalla faccia della terra e il cui fondatore, Ye Jianming, è stato arrestato e messo sotto inchiesta nel marzo 2018 con l'accusa di reati economici. Secondo il South China Morning Post e AsiaNews, l'ordine delle indagini è arrivato direttamente dal Presidente Xi Jinping. Dunque qualcuno cercava di “collegare a forza” e direi in maniera grottesca Hunter Biden con “affari cinesi”.
Detto questo, passiamo agli affari di Hunter Biden in Ucraina. Ma prima una domanda: come mai certa controinformazione si è tanto spesa per cercare collegamenti di Hunter Biden con la Cina ma non ha mai parlato dei biolaboratori in Ucraina e di Metabiota, azienda contractor del Pentagono? Come mai Rudy Giuliani e Steve Bannon non hanno mai citato Metabiota? Rudy Giuliani ha avuto anche il laptop tra le mani!
Sull’account Twitter di Rudy Giuliani, per esempio, non si trova una sola volta la parola “Metabiota”. Eppure sarebbe stato facile fare due collegamenti in merito invece di concentrarsi su oscure (e fantomatiche) “collusioni cinesi”. Eppure, e lo vedremo tra poco, questo sì che sarebbe un collegamento concreto!
Torniamo ai giorni nostri. Nel frangente della crisi Ucraina derivata dall’intervento russo per la messa in sicurezza delle popolazioni del Donbass, il governo russo ha informato il mondo della presenza di biolaboratori sul suolo ucraino finanziati direttamente da Washington.
I laboratori del ministero della Difesa ucraino situati a Kiev, Odessa, Lvov e Kharkov hanno ricevuto un totale di 32 milioni di dollari USA. Lo ha dichiarato giovedì Igor Kirillov, capo delle truppe di protezione RCB (difesa radiologica, chimica e biologica) delle forze armate russe."Riteniamo che sul territorio dell'Ucraina siano stati creati componenti di armi biologiche”, ha affermato il rappresentante del ministero della Difesa russo. Secondo Kirillov, queste informazioni si basano sull'analisi di documenti relativi alla “realizzazione di programmi biotecnologici da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati nel blocco della NATO sul territorio dell'Ucraina”. Nello specifico, il funzionario ha fatto riferimento a un documento datato 6 marzo 2015, che, secondo Kirillov, conferma “la partecipazione diretta del Pentagono al finanziamento di progetti militari e biologici in Ucraina”.
Questo stralcio dell’intervento del portavoce del ministero della Difesa della Russia, Igor Konashénkov, è particolarmente importante: “da anni e sotto il controllo immediato di esperti americani, in un laboratorio della città di Kharkov è stato condotto uno studio sulla trasmissione di malattie da parte dei pipistrelli all'uomo.” Si tratta di Coronavirus? Credo che per il mondo intero sarebbe importante saperlo.
In tutto questo non è possibile non notare lo sforzo della Cina nel sostenere la Russia sulla volontà di fare chiarezza in merito.
“Certo, chiederemo spiegazioni. E non solo noi – ha detto – Sapete che anche la Cina ha già chiesto spiegazioni e che questo programma sia reso trasparente al mondo. Naturalmente, questo sarà di interesse per molti.”
(Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino)
Tornando a Hunter Biden: il governo russo sostiene che Biden junior abbia finanziato un programma di sviluppo di armi biologiche (presso laboratori segreti dislocati sul suolo ucraino) attraverso un fondo d'investimento, il Rosemont Seneca Partners. Nota “a margine” interessante: il Rosemont Seneca Partners era una filiale di Rosemont Capital, una società di investimento fondata nel 2009 da Chris Heinz, figliastro dell'ex Segretario di Stato John Kerry, Chris Heinz.
Peculiare la presenza di tutti questi figli, figliocci e figliastri!
Nel programma, accusa Igor Kirillov, sarebbero coinvolti il Pentagono, l’agenzia USA per lo sviluppo internazionale, i Centri per il Controllo e la prevenzione delle malattie e una fondazione di George Soros. Dalle email rinvenute sul laptop di Hunter Biden si evince il fatto che il rampollo presentò Metabiota (azienda californiana contractor del Pentagono, specializzata nella ricerca su malattie infettive ad alto impatto) a una società di gas ucraina, Burisma, per un “progetto scientifico” relativo a laboratori di biosicurezza. Ovviamente tutto questo poteva essere possibile solo affermando l’indipendenza culturale ed economica dell’Ucraina rispetto alla sfera russa. Di seguito quanto scriveva la vicepresidente di Metabiota, Mary Guttieri, nel 2014 (l’anno della “rivoluzione” - a guida USA - di EuroMaidan): “Come promesso, ho preparato il promemoria allegato, che fornisce una panoramica di Metabiota, il nostro impegno in Ucraina e di come possiamo potenzialmente sfruttare il nostro team, le nostre reti e le nostre idee per affermare l'indipendenza culturale ed economica dell'Ucraina dalla Russia e la continua integrazione in Società occidentale”. Valutando la cronologia degli eventi, pare quasi che EuroMaidan (iniziata a novembre 2013) fosse stata architettata proprio per poter poi procedere indisturbati con il progetto ‘Science Ukraine’, così come soprannominato da Devon Archer, socio in affari di Hunter (vedere mail di Vadym Pozharskyi, Burisma executive, datata 8 aprile 2014).
E in effetti, l'ex alto funzionario della CIA Sam Faddis, che ha esaminato le e-mail sul laptop di Hunter, ha detto al DailyMail che l'offerta di “aiutare ad affermare l'indipendenza dell'Ucraina” era strana per il dirigente di un’azienda di biotecnologia. Faddis aveva aggiunto: “Tutto ciò solleva alcuni dubbi: qual è il vero scopo di questa azienda?”.
Del resto, i record di spesa del governo USA mostrano che il Dipartimento della Difesa aveva assegnato a Metabiota un contratto da 18,4 milioni di dollari tra febbraio 2014 e novembre 2016, con 307.091 dollari stanziati per “progetti di ricerca in Ucraina”.
Ma cos’è, esattamente, Metabiota? Sempre Pozharskyi, nel 2014 scriveva: “Da quanto ho capito, Metabiota è un subappalto del principale appaltatore del DoD, B&V [Black & Veatch]“.
Fermiamoci un attimo e facciamo un salto temporale di tre anni, fino al febbraio del 2017. I media statunitensi informano il pubblico, perlopiù entusiasticamente, che Joseph Cofer Black, ex direttore del Centro antiterrorismo della CIA, si è unito al board di Burisma.
Così scriveva all’epoca l’Huffington Post: “Burisma Group, una compagnia petrolifera e del gas indipendente con attività in Ucraina, ha annunciato che Joseph Cofer Black entrerà a far parte del consiglio di amministrazione della società. L'esperienza passata di Joseph Cofer Black include: Direttore del Centro antiterrorismo della CIA tra il 1999 e il 2002 e Ambasciatore in generale per l'antiterrorismo tra il 2002 e il 2004. Con un background così forte, Mr. Black guiderà gli sforzi di sicurezza e sviluppo strategico dell'azienda.
Queste erano invece le parole del presidente del gruppo, Burisma Nikolay Zlochevskyi, "Siamo entusiasti che il signor Black abbia accettato di servire come membro del consiglio di amministrazione di Burisma … Burisma si sta espandendo in mercati nuovi ed emergenti e sta attivamente perseguendo progetti energetici globali”.
Da notare il tenore e l’enfasi positiva dell’Huffington Post:
Dunque Joseph Cofer Black era a capo dell’anti-terrorismo della CIA tra il 1999 e il 2002. E il 2001, come tutti sappiamo, è stato l’anno del 9/11 e delle Torri Gemelle... con l’eredità di dubbi che questo evento, ancora oggi, si porta dietro.
Joseph Cofer Black è un asset per tutte le stagioni: iniziando con Clinton, passando per Bush e con una puntatina come vice-capo di Blackwater dal 2005 al 2008. Approdato successivamente (anno 2012), con il ruolo di “special adviser”, alla campagna presidenziale di Mitt Romney, lo ritroveremo infine come direttore di Burisma nel febbraio del 2017 (fino a febbraio 2021).
Ma non finisce qui… vogliamo farci mancare deu righe a tema “Spygate”? Il nome di Black appare nel quinto volume del rapporto del Comitato di intelligence del Senato del 2020 sull'interferenza russa nelle elezioni presidenziali del 2016, prodotto a seguito dell'indagine del procuratore speciale Robert Mueller. Joel Zamel, dirigente di Psy-Group, un'agenzia di intelligence privata israeliana specializzata in "honey-pots” e campagne di manipolazione della percezione, ha testimoniato che, oltre al loro discorso alla campagna Trump, l'azienda aveva proposto progetti ad altri tre clienti: gli oligarchi russi Oleg Deripaska e Dmitri Rybolovlev… oltre al fondatore di Blackwater Erik Prince, che Black aveva presentato a Zamel nel 2016.
Su wikipedia leggiamo che Black venne assunto sei mesi dopo che Hunter Biden lasciò Burisma. Però intanto gira questo bizzarro screenshot…
Segnalo un’altra “stranezza” da annotare: l’articolo dell’HuffingtonPost del 2017 linkava il profilo di Joseph Cofer Black sul sito di Burisma ma attualmente il link risulta rimosso (eppure Black è rimasto nel board di Burisma fino a febbraio 2021):
Proviamo adesso a connettere altri puntini. Come scrivevo poco sopra: chi è stato il Foreign Policy Adviser di Mitt Romney? Proprio lui, Joseph Cofer Black.
Rispolveriamo la memoria a chi non conosce Mitt Romney, il senatore dello Utah che ha votato a favore dei due impeachment per Trump. Dciamo che, pur essendo un Repubblicano, sembra essere molto amato dall’italica sinistra radical-chic. Qui un inciso tratto da Domani (la creatura di De Benedetti) che strizza l’occhio alla forma mentis imperialista statunitense:
Sempre in tema di “connessione dei puntini”: indovinate chi ha investito (ben 2 milioni di dollari) nel primo fondo di private Equity del signor Romney? Il padre di Ghislaine Maxwell, la socia-compagna di Jeffrey Epstein!
Adesso torniamo a Joseph Cofer Black (mi scuso con i lettori per questi continui incisi e salti spazio-temporali ma sono importanti per far capire quanto tutto sia strettamente collegato!) e analizziamo la storia del telefono Blackberry di Hunter Biden. Il giornalista (citizen journalist) George Webb produsse, nel maggio 2017, un rapporto relativo a un’invesigazione sui Blackberry crittografati di Biden jr che risultavano coinvolti nel commercio di armi in Ucraina. Tutto ciò troverebbe adesso conferma nelle recenti rivelazioni sul laptop di Hunter Biden. Tuttavia, Webb ritiene che il tossicodipendente Hunter Biden facesse da smokescreen in favore di… Joseph Cofer Black!
In effetti ci sarebbe da domandarsi perché il DeepState USA avrebbe dovuto fidarsi di una persona chiaramente “non lucida” (per usare un eufemismo) come Hunter Biden! Perché invece non affidarsi a un navigato esperto di lungo corso (formatosi proprio nel frangente del 9/11) come Joseph Cofer Black?
Nel maggio del 2017, George Webb ha riferito che i Biden usavano lo stesso tipo di Blackberry crittografato usato da Hillary Clinton. E non solo… pare che il Blackberry di Hunter Biden fosse dello stesso tipo del Blackberry crittografato usato da suo fratello Beau Biden in Kosovo nel 1999.
Seguendo le coincidenze: nel 1999 (l’anno dei bombardamenti su Belgrado) nasce - come organizzazione non-profit - la struttura “In-Q tel”, una venture capital che riceve annualmente più di 50 milioni di dollari di finanziamenti dai contribuenti attraverso la CIA e altre fonti governative, ma attira anche fondi del settore privato da società di venture capital per co-investire nelle startup che trova interessanti. Oltre alla CIA, In-Q-Tel ha ampliato il suo campo di applicazione per supportare la National Geospatial-Intelligence Agency, la Defense Intelligence Agency e il Department of Homeland Security Science and Technology Directorate.”Ci piace definirci una partnership pubblico-privata“, ha affermato Peter Kuper, partner di In-Q-Tel, nel 2013. "Ci siamo formati per abbattere la barriera tra il governo e il settore privato per supportare la comunità dell'intelligence con gli strumenti di cui hanno bisogno”.
E indovinate chi investe in Metabiota? In-Q-Tel!
In-Q-Tel nel 2017 ha selezionato Metabiota per “ottenere informazioni più approfondite sul rischio epidemico e sulla preparazione globale alle malattie infettive”.
Altre singolari coincienze che aiuteranno a spiegare meglio l’intero quadro: il fondatore e presidente di Metabiota è Nathan Wolfe, che è anche stato selezionato tra i giovani leaders globali del WEF (la “cricca di Davos”, per capirci) e quindi non sorprende che Metabiota sia stata premiata, nel giugno 2021, con il Technology Pioneer del World Economic Forum. Wolfe ha fatto parte di numerosi comitati consultivi ed editoriali, tra cui, dal 2004, il comitato editoriale di EcoHealth e dal 2008 il Defense Science Research Council (“DSRC” della DARPA). Per il progetto “PREDICT” di USAID, due dei partner principali sono EcoHealth Alliance e Metabiota e Wolfe è stato coautore, insieme a Peter Daszak di EcoHealth, di uno studio del 2017 sui coronavirus nei pipistrelli. PREDICT è stato un precursore del ben più ambizioso Global Virome Project (“GVP”).
Pochi sanno che nel 2012 Nathan Wolfe ha scritto un libro intitolato “The Viral Storm: The Dawn of a New Pandemic Age”. Ad oggi, nel momento in cui scrivo, lo trovate ancora disponibile su Amazon:
Beh, tra i “ringraziamenti”, guardate un po’ chi compare?
Sono certa che i miei lettori sappiano perfettamente chi è Jeffrey Epstein… mentre su Boris Nikolic troviamo quanto segue:
Arriviamo ai giorni nostri. Metabiota ha anche stretti legami con il Wuhan Institute of Virology (WIV), sospettato di essere la fonte dell'epidemia di COVID-19. I ricercatori dell'istituto di Wuhan, Metabiota ed EcoHealth Alliance hanno pubblicato insieme uno studio nel 2014 sulle malattie infettive dei pipistrelli in Cina, in cui si rileva che i test sono stati eseguiti presso il WIV.
Metabiota è partner ufficiale di EcoHealth Alliance dal 2014.
Adesso che avete un’ampia panoramica della situazione, passo alla mia ipotesi.
E se il Sars-Cov2 non nascesse in Cina? E se russi e cinesi avessero le prove di tutto questo? Potrebbe essere per questo che i governativi cinesi sono così “vocali” nell’unirsi al desiderio di chiarezza espresso dai russi? Non è del resto un segreto il fatto che Xi Jinping sia letteralmente odiato negli ambienti globalisti e che, con lui tra i piedi, i tentativi di infiltrazione in Cina (dottrina Kissinger) non funzionano.
Ovviamente non ho i mezzi per poter rispondere a quelle che sono semplici domande… vedremo se in seguito si inizieranno a dipanare le nebbie del dubbio.
LA “CHIAVE DI VOLTA”
Che potrebbe anche rivelarsi la “chiave di s-volta”. Gli avvenimenti di questi giorni li conoscete tutti quindi, visto che ho poco tempo, mi soffermerò su alcune notizie, e relative considerazioni, più sottili.
Lo so che il punto focale dell'attenzione è tutto concentrato sull'Ucraina, in queste ultime ore. Ed è giusto così visto che alcune città del Donbass sono sotto attacco (proprio in questo momento) da parte dell'artiglieria ucraina.
Mi sposterei però solo un attimo nel Medio Oriente. Biden ha iniziato già questa estate a fare pressioni su Opec+ invocando l'aumento della produzione di greggio. Il Presidente Putin non aveva niente da obbiettare, mesi fa. Si annunciavano riaperture, in fondo. Io stessa ho pensato: in vista delle elezioni di MidTerm di certo l'amministrazione Biden vorrà tentare qualche – seppur temporanea – riapertura generale. Poi è arrivata Omicron, il “vaccino vivo” ;-) che forse non si aspettavano… e – primo errore – hanno deciso di viversela all'insegna delle chiusure instillando il solito terrore e impostando la solita narrazione alla “moriremo tutti”. Questo è stato un grave errore perché l'amministrazione Biden, adesso, in grave ritardo, ha estrema urgenza di impostare le riaperture. Per questo quasi tutto il mondo occidentale sta prendendo improvvisamente misure in tal senso (Italia a parte, ma spiegherò dopo perché). Cosa c'entra in tutto questo il discorso Opec/Opec+? C'entra perché non si possono impostare riaperture così improvvise e su così larga scala che non siano sostenute da un parallelo aumento di produzione del greggio.
Questo meme racconta una grande verità: la pressione dell'amministrazione Biden su Opec e Opec+ ha raggiunto livelli parossistici.
Ma perché i produttori di greggio non assecondano Sleepy Joe? Semplice: in primo luogo perché “conoscono i loro polli”. Lo stop forzoso dovuto al Covid li ha terribilmente spaventati: a ottobe 2020 per esempio un barile si attestava circa sui 37 dollari. Parliamo di economie che si basano quasi unicamente sulla produzione del greggio, costrette, data la scarsità di altre risorse per via del territorio principalmente desertico, a importare la stragrande maggioranza dei beni essenziali. Hanno dunque paura di un nuovo stop improvviso. Stanno implicitamente dicendo a Sleepy Joe: “avete voluto giocare a chiudere tutto? Parlate ogni giorno di possibili nuove varianti? Come facciamo a fidarci di voi?”. Aumentare troppo velocemente la produzione in effetti vorrebbe dire per questi Paesi assumersi un grosso rischio. Hanno quindi programmato un forecast di aumenti graduali, già all'epoca assolutamente non all'altezza delle richieste dell'amministrazione Biden. In più si aggiunge la “pausa” decretata di concerto da Riad e Mosca.
Cosa rimane alla Washington di Biden? Beh, non è un segreto il fatto che l'amministrazione Biden stia cercando di rivolgersi anche a Teheran per il rientro dell’export di greggio iraniano nel mercato (in cambio dell'eliminazione delle sanzioni). Ma anche questo tentativo non sembra essere andato benissimo per il “poro Biden”… l'Iran guarda altrove.
Quindi, senza più lockdown, e con le riaperture incombenti, l'attuale ritmo di produzione del greggio non basterà: si rischia un bagno di sangue per via dell'inflazione. Putin, l'estate scorsa, non aveva nessun problema a dichiararsi favorevole all'aumento della produzione del greggio: personalmente mi stupii di questa mossa ma pensai “vediamo in autunno se lo scacchista cambierà le regole del giorno”. E infatti, così è stato: a novembre 2021, sia Riad che Mosca hanno combinato un bello scherzetto a Sleepy Joe dichiarando di non volersi adeguare alla richiesta della Casa Bianca sulle riserve di greggio. SBAM! L'intero occidente non ha potuto fare altro che impostare nuove chiusure ma hanno dovuto farlo sulla base di una variante del virus (Omicron) per la quale la gente esultava alla lettura di un test positivo (immunità nativa acquisita in cambio di sintomi blandi). Non mi stupisce il fatto che siano state fatte pressioni sulla ricercatrice che scoprì Omicron: Angelique Coetzee, la ricercatrice che per prima ha scoperto la variante Omicron del Covid-19, ha dichiarato nel corso di un’intervista al quotidiano Daily Telegraph di aver subito pressioni da parte delle potenze europee e della comunità internazionale di scienziati dopo aver affermato che la nuova variante era di bassa gravità (notizia uscita solo pochi giorni fa).
Vi ricordate invece come titolavano i nostrani cialtroni? Era il 28 novembre 2021:
Restiamo ancora per un attimo in Medio Oriente per due notizie che forse sono sfuggite ai più ma che sono estremamente importanti. Ricordate quando Blinken/Biden annunciavano l'invasione russa in Ucraina prevista – a detta loro – per il 16 febbraio? Beh, dove si trovava invece il capo della Difesa russa, Shoigu, il giorno prima, ovvero il 15? Si trovava in Siria, per colloqui amichevoli con il presidente Assad.
Si tratta di un messaggio a Washington: esattamente come si sta riattivando l'architettura di guerra del “nobelperlapace” Obomba in Ucraina, la Russia sa che la stessa cosa potrebbe succedere in Siria (è di questa notte la notizia di bombardamenti israeliani su Damasco). Non a caso la Siria è stato il primo Paese a riconoscere l'indipendenza sancita dalla Russia delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk.
La secondo notizia importante che arriva dal Medio Oriente: vi ricordate la visita di Draghi in Qatar, pochi giorni fa? Il tecnocrate si è mosso personalmente per andare a caccia di fonti diversificate (rispetto a Mosca) di approvvigionamento di gas.
Peccato che la risposta di Doha non si sia fatta attendere: “Né il Qatar né nessun altro singolo Paese ha la capacità di sostituire le forniture di gas russe all'Europa con il gas naturale liquefatto (GNL) in caso di interruzione a causa di un conflitto tra Russia e Ucraina”, ha affermato martedì il ministro dell'Energia del Qatar.
Messaggio chiarissimo a chi, ingenuamente o disperatamente, sperava in un'eventuale “sostituzione”. Ma è un chiarissimo messaggio (seppur indiretto) anche per Washington.
Intanto non si è fatta attendere la grancassa USA/UE sulle “sanzioni”. Interessante la posizione dell'Ungheria la quale dichiara durante il meeting dei rappresentanti membri permanenti della UE di non accettare la politica delle sanzioni alla Russia.
Così come interessante è anche la dichiarazione del Presidente serbo Vučić, sul fatto che il mondo intero stia radicalmente cambiando. Ed è così.
Ovviamente l'Italia invece non perde l'occasione di tirarsi la solita martellata sui piedi: il nostrano tecnocrate, che pur in ottobre frignava contro la NATO, si allinea al coro sanzionatorio.
Stesso discorso vale per la Germania: a un passo dalla certificazione del North Stream 2, il cancelliere Scholtz annuncia un “alt” del processo di certifica. Questo vuol dire farsi del male? Certo… ma dobbiamo fare una considerazione importante: il cuore della pantomima Nato/US in Ucraina è proprio quello di una Germania che “guarda alla Russia”. E così, come non esiste una UE senza Germania, non esiste una Nato senza Germania… Ne va della sopravvivenza di queste due strutture sovranazionali. Lo Stato Profondo transnazionale non può perdere né il dominio sulla UE né il suo tentacolo chiamato NATO. A proposito di NorthStream2, lascio qui un breve appunto, un argomento che dovrà essere sviscerato in seguito: una postilla al contratto NS2 prevedeva che un posto nel Consiglio di Amministrazione di Gazprom fosse assegnato a Gerhard Schroeder (Cancelliere tedesco dal 1998 al 2005). E così è stato.
Passiamo alla Cina. A parte le trollate dei governativi sui social… che la toccano pianissimo per far capire da che parte stanno. Così, a occhio, credo che il concetto sia piuttosto chiaro.
Un fattore importante da tenere in considerazione è il seguente: in occasione della visita di Putin a Xi per l'apertura dei Giochi Olimpici Invernali (il presidente russo ha assistito con l’omologo cinese alla cerimonia di apertura dell’evento), i due Capi di Stato hanno siglato un accordo per accrescere l’esportazione di gas naturale russo verso la Repubblica Popolare. Un punto importante dell'accordo in oggetto è la definizione di due aree di cooperazione sino-russa fino adesso giudicate “ostiche” (poiché viste dai russi come aree di naturale proiezione strategica): l'Asia Centrale e l'Artico. Senza contare la cooperazione spaziale: Cina e Russia hanno in cantiere lo sviluppo di una stazione lunare congiunta (e questo vuol dire in primis interoperabilità dei rispettivi sistemi satellitari). Nel documento dunque, pur non comparendo in nessun punto la parola “alleanza”, si ribadisce da parte di entrambi i Paesi una piena (ed evidentemente in espansione) fiducia reciproca.
Sempre in tema di cooperazione Russia-Cina: è proprio di questi giorni (sincronia perfetta) la notizia delle sanzioni cinesi nei confronti di Raytheon e Lockheed per via degli accordi con Taiwan sulla vendita di armi. Ricordo che Lavrov, Ministro degli esteri russo, a ottobre ‘21 affermò: “Per la Russia, Taiwan è parte della Cina”.
Per completezza di informazioni: il Capo del Pentagono dell'amministrazione Biden viene proprio a Raytheon Technologies.
Aggiungo un altro evento importante, spostandomi in Africa: “Sono almeno quattro i militari del corpo della Legione straniera dell’esercito francese, operanti sotto la bandiera delle Nazioni Unite, arrestati lunedì scorso nella Repubblica Centrafricana mentre si apprestava o a lasciare l’aeroporto della capitale. Tra di loro un italiano. I 4 soldati trattenuti dalle autorità locali a Bangui gravitano sotto la responsabilità della Minusca, la missione Onu in Centrafrica, e sono accusati di aver attentato alla vita del presidente Faustin-Archange Touadéra.”
Consiglio vivamente la lettura dell'intero articolo pubblicato da Focusonafrica: Repubblica Centrafricana, un italiano tra i quattro caschi blu dell’Onu arrestati a Bangui.
Sempre in tema di “cose francesi”: il Ministro degli Esteri francese, Jean Yves Le Drian perteciperà oggi, in osservanza del Trattato del Quirinale, per la prima volta a un Consiglio dei Ministri italiano. I miei lettori sanno quanto “inchiostro” ho dedicato al focus sulla pericolosità di questo trattato.
Dopo questo lungo giro intorno agli eventi che stanno segnando questo travagliato periodo, arrivo finalmente a parlare della “Chiave di Volta”. La Keystone. O meglio: la Keystone pipeline cancellata dall'amministrazione Biden. Ed è proprio questa mossa che rischia di rivelarsi adesso catastrofica per Sleepy Joe, vista la crisi energetica incombente.
Chiave di volta e chiave di s-volta?
03.01.22
Nell’anniversario della “SCOMPARSA” del grande Generale Qassem Soleimani, condivido questo articolo di Pepe Escobar.
IL MISTERIOSO HOTEL AL CENTRO DELLO SPYGATE
Questo articolo nasce da approfondimenti e intuizioni, divenuti thread, di un utente Twitter che stimo molto per via delle sue approfondite e sempre ben documentate ricerche: @SeekerOTL
Da parte mia, dietro suo consenso, ho tradotto il tutto in italiano, permettendomi solo di aggiungere un breve pot scriptum alla fine.
Buona lettura…
Gli hotel giocano un ruolo importante nella storia della cospirazione del Deep State contro il Presidente Trump che, peraltro, ha fatto fortuna costruendo hotel.
Un hotel, tuttavia, si distingue dagli altri: Andaz.
Il sito dove si trova oggi l'hotel Andaz nella City di Londra era originariamente occupato dal Bethlem Royal Hospital. L'ospedale fu fondato nel 1247 dal vescovo italiano di Betlemme, Goffredo de Prefetti, per curare i malati di mente. Nel 1600, l'istituzione era diventata sinonimo stesso di follia. La gente del posto lo chiamava “bolgia”, la parola da allora è entrata nella lingua inglese per significare caos e disordine. A causa del trattamento crudele e disumano ricevuto dai pazienti, l'ospedale ha chiuso e si è trasferito in un altro sito. Nel 1884, il Liverpool Street Hotel (nome in seguito modificato in Great Eastern Hotel) fu costruito sull'ex sito dell'ospedale. I progettisti furono i famosi architetti Charles ed Edward Barry.
Una curiosità letteraria: nel romanzo horror “Dracula”, di Bram Stoker, il cacciatore di vampiri Van Helsing soggiorna, in visita a Londra, proprio al Great Eastern Hotel. Negli anni ‘90, mentre l'hotel era in fase di ristrutturazione, gli ingegneri hanno notato alcune discrepanze nelle piante dei progetti. Dopo ulteriori indagini, hanno scoperto un maestoso tempio massonico nascosto dietro false mura.
La scoperta ha suscitato notevole eccitazione tra gli appassionati delle “teorie della cospirazione”. L'hotel si trova nell'East End di Londra, dove Jack lo Squartatore commise i suoi omicidi. Una quotata teoria sostiene che Jack lo Squartatore fosse un massone.
Il Tempio massonico è stato costruito con 12 diversi tipi di marmo, tutti provenienti dall'Italia. L'opulenta sala comprende sedie in mogano intagliate a mano, candelabri in bronzo e un organo.
Nel 2006, la Hyatt Hotels Corporation ha acquistato il Great Eastern e lo ha ribattezzato “Andaz”. Era il primo hotel 5 stelle lusso della Hyatt Corporation.
Nel 2010, il Tempio è servito come location per un servizio fotografico di Vogue Italia: protagonista Lady Gaga cicondata da una pletora di simboli occulti. Ed è stato all'hotel Andaz che George Papadopoulos ha incontrato Joseph Mifsud a colazione il 12 aprile 2016.
Non è chiaro chi abbia scelto l'hotel come luogo di incontro. (Mifsud alloggiava all’Hotel?). Il rapporto Mueller afferma che Papadopoulos ha cercato su Internet “andaz hotel liverpool street” il giorno 11 aprile. Dopo essersi recato a Mosca e a Roma, Mifsud è tornato in Inghilterra il 25 aprile. Il giorno seguente ha incontrato di nuovo Papadopoulos per colazione all'Andaz. È stato qui che Mifsud avrebbe affermato che i russi possedevano “materiale compromettente” (e migliaia di email) su Hillary Clinton. Nota interessante: Mifsud, nelle sue deposizioni all'FBI ha omesso i due incontri all'Andaz con Papadopoulos. Ma Papadopoulos non aveva finito con gli incontri all'Andaz. Quando incontra per la prima volta Sergei Millian, è all'hotel Andaz di New York City.
Dal libro “Deep Sate target” di Papadopoulos.
E non è l'ultima volta. C'è almeno un altro incontro all'Andaz.
Gli hotel Andaz sono di proprietà della famiglia Pritzker di Chicago. Il patriarca della famiglia era Abram Pritzker, figlio di immigrati ebrei dall'Ucraina. Pritzker era un avvocato che aveva accumulato una notevole fortuna, successivamente ereditata dai suoi tre figli. I Pritzker acquistarono l'Hyatt Hotel Corporation nel 1957.
La famiglia Pritzker guadagnò un enorme potere a Chicago, spendendo gran parte della sua vasta ricchezza in politica e filantropia ed è stata il secondo più grande donatore della campagna presidenziale del 2016 di Hillary Clinton (solo George Soros ha contribuito di più).
J.B. Pritzker è stato eletto governatore dell'Illinois nel 2018.
Tuttavia, la famiglia non è esclusivamente Democratica. Jennifer Pritzker, ex James Pritzker (prima del cambiamento di sesso), è un veterano dell'esercito repubblicano decorato e membro della NRA che ha donato alle campagne di John McCain e Mitt Romney.
Tornando all'hotel Andaz di Londra. Un video musicale è stato girato all'interno del tempio massonico: “Just Can’t Rely on You”, di Paloma Faith.
Il video mostra quelli che sembrano essere omicidi di diverse donne. Oppure si tratta della stessa donna che veste più personaggi. Vittime sacrificali.
Il video potrebbe anche essere interpretato come la rappresentazione di un'iniziazione, un battesimo e una rinascita; temi standard nei culti misterici.
Si apre con un breve monologo, in italiano, recitato dalla cantante. Ella riflette sul ruolo che interpreta e sulla sua facile e inevitabile sostituibilità. Allora cosa c'entra questa ossessione inglese per l'Italia e l'occulto, o meglio una “conoscenza disponibile solo per gli iniziati”?
Durante il Rinascimento, molte forme di cultura esoterica - religioni misteriche, cabalismo, ermetismo, alchimia - si fecero strada dall'Italia all'Inghilterra elisabettiana. Svariate tra quelle filosofie occulte avrebbero costituito la base per la Massoneria britannica. Una delle grandi lezioni del Rinascimento è che attraverso il sapiente uso della prospettiva, l'artista acquista un'immensa capacità di creare illusioni.
La Scuola di Atene, Raffaello Sanzio (1483 – 1520)
Niccolò Machiavelli applicò quella stessa lezione alla politica. Ha insegnato che le masse sono influenzate solo “dall'apparenza”: per un leader, essere virtuosi è meno importante che apparire virtuosi. “Sembra che apparire virtuoso sia ciò che aiuta, come, ad esempio, sembrare compassionevole, leale, umano, onesto e religioso”. Anche Shakespeare ha subito il fascino del Rinascimento italiano e ne è stato così fortemente influenzato dodici delle sue commedie sono ambientate, tutte o in parte, in Italia.
Sfortunatamente, se c'è una lezione che la nostra élite moderna ha imparato dal Rinascimento italiano, è che l'apparenza può ben sostituirsi alla realtà. Essi abbracciano la menzogna. Credono che l'uso dell'inganno sia assolutamente giustificato per raggiungere i loro fini. Ecco dove ci troviamo ora.
La nostra migliore difesa è la verità.
Continua a cercarla.
Continua a proclamarla.
Quanto alla verità dell'incontro tra Papadopoulos e Mifsud all'hotel Andaz, potrebbe rivelarsi quantomeno… “allusiva”.
Mifsud è scomparso e al momento non parla, mentre Papadopoulos non riesce mai a tenere in ordine tutte le versioni della sua storia. Entrambi hanno mentito all'FBI. Uno, Mifsud, viaggiava con una studentessa che si fingeva “nipote di Putin” (si trattava solo uno scherzo goliardico successivamente da qualcuno montato ad arte?); l'altro, Papadopoulos, è sposato con un'aspirante attrice italiana (ovviamente) che molti credono sia una spia.
Sospetto che entrambi fossero pedine in un gioco più grande.
Ma questa è solo un'ipotesi… Who knows?
Sperando che avremo un lieto fine… perché, in fondo, “tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne sono solo attori” (William Shakespeare).
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Post Scriptum - Mi permetto di aggiungere solo un breve spunto di riflessione con riferimento alle citazioni sul Rinascimento italiano. Leon Battista Alberti (architetto, matematico, crittografo, musicista, archeologo e, ovviamente, figura prominente al tempo del Rinascimento italiano), scriveva (nell’Anuli, dialogo minore): “Questi misteri richiedono di essere spiegati” contraddicendosi però subito dopo: “Parlerò soltanto di una o due di queste cose, cosicché voi possiate ricostruire il resto per conto vostro.” Ed era esattamente così che nel Rinascimento pensavano si dovesse parlare dei Misteri, cioè dandone una spiegazione incompleta, in modo che il lettore potesse costruire da sé la parte dissimulata.
LA TESTIMONIANZA DI EVA REALI
Questo articolo è dedicato a Eva Reali e alla sua testimonianza.
Eva Reali è una ex attivista del Movimento 5 Stelle (entrata in scontro con il Mov.), deceduta del 2018 a causa di un tumore. Farmacologa e immunologa toscana, prima di morire inviò questo messaggio vocale ad Andrea Tosatto.
Qui potete ascoltare l’audio originale: LINK. Di seguito ho trascritto il fulcro a mio avviso centrale della sua testimonianza ma vi consiglio comunque di ascoltarla per intero:
“Una cosa che forse può essere utile anche… avevo pensato a Tosatto. Quando ero referente al Tavolo Sanità della Regione Toscana, sono stata referente sei mesi nel 2013/2014 e funzionavamo molto bene perché ravamo una quarantina di persone tra medici, sanitari, amministrativi, economisti… fui contattata in modo non esattamente pulito da un’azienda che in pratica ‘forma’ i dirigenti degli Stati… degli Stati europei, piuttosto che asiatici… Fui contattata dal responsabile del Mediterraneo il qule insomma volle un incontro con me e io chiesi tramite una persona molto vicina a Beppe [Beppe Grillo, ndr] se dovevo incontrarla, cosa dovevo fare… e loro mi dissero ‘vai e senti che vuole’ e io insomma andai a sentire che voleva. Non si capiscono i vaccini [la questione vaccini, ndr] se non si capisce chi c’è dietro, secondo me, a tutta questa riforma sanitaria internazionale. Dietro la riforma internazionale c’è la McKinsey. E’ un’azienda multinazionale che appunto sviluppa i quadri degli Stati e loro mi dissero che avevano questo progetto mondiale di risistemazione del sistema sanitario che trovavano delle difficoltà perché non tutti gli Stati erano malleabili in questo senso e lui mi riportò che secondo loro il modello di sanità migliore in assoluto era quello di Israele e mi fece tutta una serie di nomi che, effettivamente è vero, hanno collaborato e collaborano con i Presidenti di Regione. Lui disse che era allievo di Walter Ricciardi che all’epoca non era ancora il Direttore del Servizio Sanitario Nazionale [oggi consigliere del Ministro della Salute Roberto Speranza, ndr] e io non sapevo nemmeno chi era, poi mi venne detto che veniva chiamato ‘il Papa Nero’ a Roma ma io non lo conoscevo, insomma. Mi fece tutta una serie di nomi fra cui una donna, che secondo me gli sfuggì questo nome… Carlotta De Santis… no, Carlotta… non me lo ricordo ma scrissi poi tutta una mail a Beppe [Beppe Grillo, ndr] e mi portarono a parlare dalla Grillo che io penso sia una delle persone più colluse in questo senso ma all’epoca me la presentarono come una persona a cui dovevo riferire le cose che mi erano successe in questo incontro che avevo avuto e dentro comunque in questa cosa con la McKinsey c’era Fraccaro, c’era Pitruzzella, c’era un troiaio allucinante. Io tutta questa roba all’epoca la riportai ma è rimasto un buco nell’acqua. Ora non sto bene nel senso che sono malata e secondo me, sarò anche complottista però, quando ebbi questo incontro mi offrirono un caffè, l’ho bevuto solo io e dopo sei mesi mi sono ammalata di un tumore… quindi può darsi, chi lo sa… in fondo non contavo niente, no? Ero solo una persona che serviva per portare un messaggio che era quello che loro erano disponibili ad aiutare il Movimento 5 Stelle nazionale a far in modo che il piano sanitario delle varie Regioni fosse come lo volevano. Parlando con mio marito si pensò che era un po’ come la Goldman Sachs che mettono in piedi i vari scenari che possono avvenire nel futuro. E così loro hanno fatto. Perché poi la Giulia Grillo con Walter Ricciardi, con i vaccini… ha continuato l’opera della Lorenzin. E anche se Walter Ricciardi se ne è andato dal SSN, permangono secondo me i rapporti con questa multinazionale. Io, se ne volete sapere di più di questa cosa, volentieri ve la riporto anche in modo più specifico. Insomma, vedete voi. Io adesso sto male nel senso che ormai combatto da quattro, quasi cinque anni con il tumore…”
Non aggiungerò altro alle sue parole, sono certa che i miei lettori non avranno bisogno di ulteriori spiegazioni, sapranno trarre le loro conclusioni e fare i dovuti collegamenti con la situazione attuale.
ILARIA ALPI: SABBIE TOSSICHE E INSABBIAMENTI INTERNAZIONALI
Una storia che ci porta fino ad oggi…
“E’ la storia della mia vita, devo concludere, voglio mettere la parola fine… ”
- Ilaria Alpi
Questa storia scava nel cuore di catrame dello Stato Profondo. Si tratta di eventi che mostrano come si muove quella che, ancora oggi, potremmo definire “la Struttura”.
“Menti raffinatissime, altroché mafia” (cit. Giovanni Falcone).
Una struttura criminale, trasversale, sovranazionale.
La vicenda è estremamente complessa e ramificata e, da parte mia, mi focalizzerò su alcuni punti che credo siano cruciali.
IL COMITATO D’AFFARI
Era il 1992, quando Mustafa Tolba, responsabile dell'Agenzia dell'ONU per la Protezione dell'ambiente (Unep) a Nairobi, denunciò il fatto che imprese italiane e svizzere stavano per realizzare un vasto piano di smaltimento di rifiuti tossici in Somalia. Da questa indagine emergerà il nome di una società, la Fin Chart, con sede Via Fauro 43, a Roma.
Nota (e collegamento) importante: una delle bombe della strategia di destabilizzazione del 1993 scoppierà proprio in Via Fauro, il 14 Maggio, tra il civico 41 e il civico 43.
Il “Comitato d'Affari” agisce tramite le società Fin Chart e Interservice e stabilisce rapporti con importanti figure politiche somale (come Nur Osman, Min. somalo della Sanità) anticipando, tramite un giro di titoli di credito, denaro a pioggia. Da chi è composto questo “Comitato d'Affari”? C'è Giannoni (Società italiana Progresso), Amalow (governatore della Banca Centrale somala), Ruppen (Publitalia ‘80 di Dell'Utri ma anche Nomisma, Centro Studi prodiano e consulente editing Iri), Ferdinando Dall'O e l'affarista Giancarlo Marocchino. Ma ai traffici somali era interessato anche l'ex agente segreto (“supersismi”, cit. Giovannone) Francesco Pazienza.
Di cosa si occupava il “Comitato d'Affari”? Traffico di armi e rifiuti tossici.
Dalla confessione di Giannoni al PM Tarditi: i rifiuti industriali smaltiti in Somalia erano utilizzati per mascherare il “check" (radioattivo), che è un misto derivante dalla lavorazione dell'uranio [uranio U-308, in gergo “yellow cake”]. Il trasporto era affidato, sempre secondo la confessione di Giannoni, alla “Contenitorti e Trasporti” il cui proprietario era Orazio Duvia, di La Spezia. Duvia (in contatto, tra gli altri, con Roberto Pazienza) era soprannominato il “Re Mida dei traffici ambientali”. E qui occorre fare un altro collegamento molto interessante. Duvia era assistito da Romano Tronci (azionista della finanziaria milanese Fined Spa), uomo di fiducia di Vito Ciancimino con costanti rapporti d'affari – per volontà di Riina - con Vincenzo Virga (implicato nell’omicidio Rostagno).
Ma torniamo per un attimo a Francesco Pazienza: fin dall'epoca delle inchieste trapanesi e trentine del giudice Carlo Palermo era stato collegato (tramite il generale piduista dei Servizi Segreti Santovito) con il colonnello somalo Osman Anaghel. A trattare con Anaghel (e con i signori della guerra in Somalia, nel dicembre 1992) sono Luca Rajola Pescarini (responsabile per l'Africa della seconda divisione del Sismi, che si occupava delle attività del servizio estero), il generale Pucci (Sismi), Marocchino e Duale. Ho scritto poco sopra di Amalow, governatore della Banca Centrale somala e imprenditore socio della società “Progresso” di Livorno. Amalow è un personaggio trasversale, inamovibile nel suo ruolo di governatore, ruolo che ricoprirà sia sotto Siad Barre che sotto Ali Mahdi. Intorno al 1990/91 la Somalia aveva ricevuto dal Kuwait circa 70 milioni di dollari (depositati in Svizzera). Buona parte di questo denaro venne “prelevato” dal governo di Ali Mahdi ma né gli investigatori ONU, né il governo svizzero erano riusciti a capire dove fosse finita. Oppure non si sono mai impegnati a capire… ma questa è un'altra storia. Si sospettò (è nel rapporto degli investigatori ONU) che una parte di quel denaro fosse stata usata da Ali Mahdi per l'acquisto di armi tramite il trafficante siriano Monzer Al Kassar. Tra il 1990 e il 1991 Saddam Hussein invade il Kuwait e l'alleanza occidentale (a guida USA) entra in guerra con l'Iraq. Quindi: in piena situazione di guerra, una cifra del valore di 70 milioni di dollari è stata inviata dal Kuwait alla Somalia… magheggi e intrecci: guerra e finanza, in fondo, sono gestite a monte dalle stesse persone.
L’ESPLOSIVO SVANITO NEL NULLA
E qui inizia una storia molto strana… di cui non molti sanno. Tra il 1990 e il 1992 la stessa organizzazione di trafficanti che fa capo al Al Kassar si trova a smerciare illegalmente armi in due delle principali aree di guerra:la ex Jugoslavia e la Somalia. L'organizzazione di trafficanti che fa capo ad Al Kassar smercia carichi di un particolare esplosivo al plastico di tipo militare: l'Rdx. Nel 1990 un enorme quantitativo di Rdx, prodotto in Spagna, è stato acquistato dall'azienda polacca Cenrex (con cui traffica Al Kassar). Beh… di gran parte di quella enorme partita di esplosivo, dopo l'acquisto da parte della Cenrex, si perdono le tracce.
Nota tragica e curiosa: in tutte le stragi italiane occorse tra il 1991 e il 1993, comprese quelle dove furono uccisi i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono presenti sia Rdx che miccia detonante alla pentrite.
Quel particolare tipo di esplosivo venne individuato dalle perizie tecniche negli ordigni utilizzati nella strage di Capaci, di via D'Amelio, di Firenze, Roma e Milano. E anche nella strana esplosione che ha preceduto la collisione del traghetto Moby Prince con la petroliera Agip. Potrebbe trattarsi dell'esplosivo trafficato da Al Kassar? E la miccia alla pentrite? Torniamo in Somalia, per valutare un'altra “storia curiosa”, una vicenda emersa proprio nelle indagini relative all'assassinio Alpi-Hrovatin…
Nel 1993 a Mogadiscio, Giancarlo Marocchino (componente del “Comitato d'Affari - di cui scrivevo all'inizio - e primo italiano ad accorrere sul luogo dell'omicidio di Ilaria e Miran), subisce una perquisizione da parte di militari italiani perché sospettato di traffico d'armi.
Preziosissima sarà la deposizione di Scialoja (ambasciatore, all'epoca responsabile dell'unità speciale del Ministero degli Esteri italiano a Mogadiscio) davanti alla Commissione Alpi-Hrovatin…
Così dichiarò Scialoja: “Tra il materiale di Marocchino furono trovate e sequestrate anche delle armi integrate, anche degli Rpg-7, se non sbaglio, altre armi di varia natura e, fatto che mi colpì e che ricordo bene, un quantitativo non trascurabile di miccia detonante.” Anche il generale Giampiero Rossi, all'epoca comandante del contingente italiano in Somalia, ha ricostruito l'episodio descritto da Scialoja. Della miccia detonante, però, Rossi non parla. Della perquisizione a Marocchino esiste un riscontro nel “Diario degli Avvenimenti. Operazione Ibis” dove si legge che l'Operazione fu condotta dai reparti speciali Col Moschin e Folgore. Ma in questo elenco (verbale 31.01.93) non vi è traccia della miccia detonante (sulla perquisizione in oggetto: si veda il Post Scriptun in calce a questo articolo).
Torniamo alla strage del Moby Prince., A bordo del traghetto sono state individuate dalle perizie ordinate dalla Procura della Repubblica di Livorno tracce di miccia detonante alla pentrite e dell'esplosivo militare T4-Rdx, dello stesso tipo di quello trafficato da Al Kassar. Nello stesso porto di Livorno c'è la presenza - prima, durante e dopo il disastro Moby Prince – dell'ammiraglia della Shifco, la flottiglia di pescherecci partner di Al Kassar nei suoi trasporti di armi. Le stesse navi su cui indagava Ilaria Alpi. Scrisse a tal proposito il giudice Carlo Palermo: “il 10.04.1991 era l'ultimo giorno dell'emergenza Golfo Dall'11 aprile alcune operazioni militari non sarebbero state più consentite. Questo potrebbe spiegare i movimenti di diverse imbarcazioni che navigavano sotto copertura”.
VINCENZO LI CAUSI E IL CENTRO SCORPIONE
Da chi Ilaria Alpi, molto presumibilmente, aveva ricevuto informazioni sul traffico di armi e rifiuti tossici? Quasi certamente alcune determinanti informazioni furono passate a Ilaria da Vincenzo Li Causi. Esisteva un livello occulto e segretissimo di Gladio, non divulgato. Vincenzo Li Causi faceva parte di quel livello… o meglio: Li Causi era una delle punte di diamante di quel livello.
Li Causi faceva parte anche degli Ossi (Operatori Speciali dei Servizi Italiani), la struttura segreta che effettuava operazioni di “guerra non ortodossa”. Vincenzo Li Causi era a capo del Centro Scorpione di Trapani, forse il più misterioso dei cinque centri S/B italiani. Le indagini su questo Centro (condotte dopo la scoperta dell'esistenza di Gladio) non sono mai riuscite a ricostruirne lo scopo, il lavoro svolto e la provenienza/quantità di fondi. Quando Giovanni Falcone provò a svolgere indagini in tale direzione (in relazione all'assassinio di Pio La Torre) non ottenne il via libera dal suo capo, l'allora procuratore Pietro Giammanco. Li Causi morirà in Somalia il 12.11.93 ucciso ufficialmente da una banda di somali con un fucile di precisione a telemetro dragunov, arma sovietica che utilizza gli stessi proiettili dell'AK-47 (i somali disponevano dell'AK-47 ma non del dragunov). Perché venne ucciso Li Causi? Probabilmente perché era ormai compromesso e quindi “inservibile”. La magistratura lo tallonava (per via della scoperta di alcuni suoi passaporti falsi) e avrebbe dovuto essere interrogato in Italia nel Novembre 1993. Il 12 Novembre venne ucciso. La “Struttura” (di cui il Centro Scorpione era il fiore all'occhiello) non poteva rischiare di essere scoperchiata. Li Causi ovviamente sapeva di essere compromeso e in pericolo e probabilmente contattò la Alpi proprio per passarle alcune preziose informazioni. Li Causi e Ilaria Alpi, infatti, si erano conosciuti anni prima durante un corso di lingua araba in una scuola di Tunisi. Nota a margine: Il PM Franco Ionta archivierà l'inchiesta sull'omicidio di Li Causi ma a tale riguardo c'è un piccolo “giallo”, una sorta di “mistero nel mistero”… Pare che per ben due volte il Ministero della Giustizia (guidato prima da Flick e poi da Diliberto) abbia negato l'autorizzazione a indagare su un somalo sospettato di essere l'assassino. Entrambi i Ministri, però, affermano di non aver mai ricevuto le carte a riguardo. Partendo da Li Causi, però, possiamo arrivare anche alla Falange Armata, l'organizzazione eversiva più misteriosa che mai si sia affacciata sul territorio italiano… Tra i 16 ufficiali di Gladio sospettati di appartenere alla Falange Armata (la famosa “lista Fulci”) figuravano anche Vincenzo Li Causi e Giulivo Conti (che era con Li Causi il giorno dell'imboscata in Somalia in cui quest'ultimo venne ucciso). Dalle indagini sulla Falange Armata emerse poi il fatto che 15 di questi uomini (tutti esperti di esplosivi) appartenevano a una stessa Sezione: gli Ossi, poi divenuta “Sezione K” della VII Div. Sismi: la Divisione di Gladio, del Centro Scorpione e di Li Causi. Però attenzione perché in questi contesti non è mai tutto come sembra e non è mai tutto come appare (c’è ad esempio chi giura che Li Causi possa essere ancora vivo)… Di certo la Falange Armata anticipò di molto (comunicato del giugno 1991) il verificarsi delle stragi del 1992 e del 1993. Interessante la rivendicazione - codice di riconoscimento 763321 - arrivata il 19 Luglio '92 alle 18.15 alla sede palermitana dell'Ansa in occasione della strage di Via D'Amelio… dove però la Falange parla di “azione ai danni del giudice Borsellino in Via Autonomia siciliana” (e non in Via D'Amelio). Scrivono Grimaldi e Scalettari (”1994″, Chiarelettere 2010 - p. 181 cit. da: analisi Eurispes): “(…) la Falange Armata è un’organizzazione di terrorismo virtuale, un ‘quasi terrorismo’ legato alle rivendicazioni telefoniche degli atti più diversi per cui furono sospettati e allontanati dal Servizio Segreto militare molti ufficiali. Un’organizzazione dedita al terrorismo psicologico attraverso un complesso di messaggi criptico e indecifrabile ai più, al quale può essere attribuito senso e significato solo da limitati ambienti e soggetti.”
Chi gestiva la Falange Armata? Da quale parte stava?
Per concludere questa carrellata di notizie forse poco note al grande pubblico, ricordo che per la morte di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin è stato in carcere 17 anni, innocente, il somalo Hashi Omar Hassan (scarcerato solo nel 2016). Ricordo anche la vergognosa Commissione di inchiesta presieduta dall'Avv. Taormina (“Ilaria uccisa da cause fortuite”, ebbe a dire).
Come scrissero Scalettari e Grimaldi nel libro “1994”: si tratta di “una catena in cui la figura e la storia di Li Causi finiscono per rappresentare il filo rosso che collega tante diverse storie apparentemente lontane tra loro.”
Un filo che venne spezzato in Somalia.
Post Scriptum importante: LA STRANA MORTE DI MARCO MANDOLINI
Sempre sulla perquisizione (di cui ho parlato sopra) nei magazzini di Mogadiscio di proprietà del trafficante Giancarlo Marocchino: la stessa fu condotta dai reparti speciali Col Moschin e Folgore. Del reparto “Col Moschin” faceva parte Marco Mandolini…
… e anche la sua storia è sconosciuta ai più.
Marco Mandolini incontrò la morte la sera del 13 giugno 1995 quando venne ferito con quaranta coltellate e finito con un masso pesante 25 chili sugli scogli del Romito (Livorno), tra Calignaia e Calafuria.
Uno dei “trucchi magici” del Sistema (o della “Struttura”, come mi piace chiamarla) è quello di deviare mediaticamente l'attenzione da un fatto ritenuto pericoloso per la tenuta della trama della Struttura stessa.
La storia inizia con i diari del Maresciallo capo Francesco Aloi, 37 anni, paracadutista del primo battaglione Tuscania. Aloi rientrò dalla Somalia nel 1993 e qualche anno dopo rese pubblici i suoi diari (due taccuini, 120 pagine in totale) relativi a quel periodo di servizio. Nei suoi diari, Aloi denunciava alcuni comportamenti altamente deplorevoli tenuti dai militari italiani (violenze, furti, stupri). I diari trovarono ampio spazio sui media italiani. Ma alcune notizie contenute in quei diari, al contrario di altre, non ebbero “stranemente” alcun risalto mediatico…
Il Maresciallo Aloi conosceva bene Ilaria Alpi. Ilaria si confidò con lui relativamente ad alcune indagini che stava svolgendo. Scrisse Aloi nel suo primo taccuino: “Pare che [Ilaria] abbia scoperto essere in atto traffici di armi che dall'Est, passando per l'Italia, giungono in Somalia…”
Sempre nei diari del Maesciallo Aloi (primo taccuino) si legge: “Ilaria probabilmente ha scoperto uno dei canali che vengono utilizzati per il traffico delle armi e che è lo stesso che serve a società di vari Paesi – tra cui l'Italia – allo smaltimento di scorie radioattive.”
Ma la parte più agghiacciante dei diari di Aloi è forse quella scritta nelle pagine 68 e 69: “Mantengo i contatti con Ilaria e con Li Causi. Lei mi confida di avere paura e non dei somali. (…)” Secondo taccuino, pag. 41: “Li Causi mi confida che teme per la sua vita (…)”.
Tornando a Marco Mandolini, in occasione della sua morte il Maresciallo Aloi scriverà nel suo memoriale: “E’ morto anche il maresciallo Mandolini, non c'è male come sceneggiata. Solo un incursore può uccidere un altro incursore”.
Chi era Marco Mandolini? Maresciallo del IX Btg. “Col Moschin”, paracadutista e incursore, nell'ultimo periodo addestratore dei corpi speciali alla base NATO di Weingarten (Germania). Nel 1992 svolse il compito di caposcorta (e addetto alla comunicazione) del generale Loi, in Somalia.
Poco sopra ho scritto del misterioso “Centro Scorpione” di Trapani, forse il più occulto tra i quattro Centri Stay Behind in Italia. Gli altri Centri del livello occulto di Gladio erano: Libra (Brescia), Ariete (Udine), Pleiadi (Asti). Ognuno con diverse finalità e compiti (che qui però non ho modo di approfondire). Ma certamente il Centro Scorpione era quello più “particolare”.
Il giorno 9.11.89: al Centro Scorpione arriva un messaggio inviato dal Sios Carabinieri Alto Tirreno-La Spezia: “Nostro operatore Ercole est accreditato presso Ufficio sped. Oto Melara La Spezia. Est confermato invio materiale vostro Centro (…) Richiedesi presenza Capo Centro Vicari”
Secondo il messaggio, il militare “Ercole” stava per effettuare trasporto materiale dalla Oto Melara (industria bellica spezzina) verso il Centro Scorpione. Data la delicatezza dell'operazione si richiedeva la presenza del Capo Centro Scorpione, “Vicari” (Vincenzo Li Causi). Ma chi è “Ercole”? Secondo le dichiarazioni di una fonte riservata raccolte da B. Carazzolo, L. Scalettari e A. Chiara (Ilaria Alpi, “Un omicidio al crocevia dei traffici”, Baldini&Castoldi 2002, pag. 228) si trattava proprio di Marco Mandolini. Un operativo di alto livello.
Mandolini fu ucciso il 13.06.95 su un scogliera di Livorno. Aveva 36 anni. A meno di 24 ore dalla sua morte le Agenzie di stampa già collegavano la sua uccisione a un presunto giro di amicizie omosessuali.
Ma 15 giorni prima di morire, Marco Mandolini aveva confessato alla madre di avere paura: “Sono morti due miei colleghi, ho paura di fare la stessa fine”. Poco prima dell'omicidio gli era stata tolta l'autorizzazione a viaggiare armato al di fuori dell'orario di servizio. I familiari avevano potuto vedere il corpo di Marco solo dopo 8 giorni e non erano mai riusciti a recuperare né la sua alta uniforme né la sciabola. Inoltre non videro mai il referto dell'autopsia. Secondo il fratello, Marco Mandolini era amico di Vincenzo Li Causi (avevano frequentato insieme un corso alla base Gladio di Capo Marrargiu) e non era assolutamente convinto della versione ufficiale sull'agguato in Somalia nel quale Li Causi aveva perso la vita.
Se dunque il militare “Ercole” citato nel messaggio riservato del Sios spezzino era proprio Mandolini allora è chiaro che non solo con Li Causi si conoscevano bene ma che avevano anche condiviso missioni riservate. A questo link una testimonianza della famiglia.
A Marzo 2021 anche i media hanno iniziato a parlare della “pista somala” relativamente all’omicidio di Marco Mandolini.
Per il momento chiudo qui, sperando che si possa fare luce dove ancora regna una coltre di tenebra.
Bibliografia:
- B. Carazzolo, A. Chiara, L. Scalettari, Ilaria Alpi - Un omicidio al crocevia dei traffici, Baldini & Castoldi 2002
- Grimaldi, Scalettari, “1994″, Chiarelettere 2010
- Ferdinando Imposimato, La grande menzogna, Ediz. Koinè 2006
- Carlo Palermo, La Bestia, Sperling & Kupfer 2018
- M. Giannantoni. Skorpio - Vincenzo Li Causi, morte di un agente segreto, Edizioni Round Robin 2018
GIOVANNI FALCONE e IL “GIOCO TROPPO GRANDE”
“Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno.”
Questo breve articolo racconterà alcuni fatti che spesso sono negati alla conoscenza del grande pubblico. Non perché siano “vicende segrete” ma perché, nel complesso, si tende a evitare di parlarne. E perché i vari gatekeepers tendono a nasconderli sotto il tappeto.
E sono fatti che portano fino ai giorni nostri.
Primo fatto: in occasione una simile drammatica strage, il gotha di Cosa Nostra avrebbe dovuto presenziare in prima linea. E invece no. L'unico “nome noto” è quello di Brusca (che crederà di aver premuto il telecomando). Nemmeno l'artificiere (Pietro Rampulla) è uomo di fiducia di Riina.
Su Pietro Rampulla, sono interessanti le dichiarazioni del collaboratore di Giustizia (in tema di smaltimenti illegali di rifiuti tossici in Sicilia) Francesco Elmo: “Elmo racconta dell’esistenza di alcuni campi di addstramento, due dei quali in Sicilia, dove si esercitavano, oltre agli appartenenti a Gladio e alla ‘Struttura’, anche terroristi mediorientali, uomini di Cosa Nostra ed estremisti neri. (…) E aggiunge che, in quegli stessi luoghi di addestramento, era stato addestrato anche Pietro Rampulla” (testimonianza dalla Richiesta di archiviazione del 19.10.98 dell’inchiesta sul Centro Scorpione di Trapani, a firma del dottor Garofalo, procura di Trapani).
Una volta diventati collaboratori di giustizia, gli uomini del commando stragista stranamente non sono mai riusciti a chiarire agli inquirenti in quale preciso momento Riina avesse deciso di uccidere Giovanni Falcone: ognuno ha buttato sul tavolo una sua data e un suo luogo… e questo è molto strano, considerato il fatto che “la Mafia” si stava apprestando a un atto di una gravità inaudita. Dalle parole degli stragisti pentiti, verranno indicati come menti operative Salvatore Biondino e Nino Gioè, “”“suicidatosi”“” pochi mesi dopo il suo arresto.
Faccio un breve inciso importante a proposito dello “strano suicidio” di Nino Gioè. A questo proposito sono interessanti le parole di Riina (minuto 04:45):
- TESTIMONIANZA DI RIINA
Riina sostanzialmente si lamenta del fatto che quando il Di Carlo accusa lui viene creduto ma quando il Di Carlo racconta il fatto che ad andare a trovarlo in carcere in UK furono i servizi segreti americani, israeliani e inglesi allora la musica cambia e agli inquirenti passa magicamente la voglia di ascoltare.
Nota a margine: il Di Carlo è morto “””di Covid””” ad aprile 2020 mentre si trovava sotto protezione in Francia mentre Nino Gioè è morto “suicida” in carcere nel 1993.
Parole del giudice Scarpinato: “Resta inquietante lo strano suicidio in carcere nel 1993 di Nino Gioè, appena arrestato e sospettato per Capaci, dopo strani incontri con agenti dei servizi e una strana trattativa avviata con Paolo Bellini…”
(testimonianza completa scaricabile QUI).
Torniamo alle deposizioni dei pentiti del commando stragista perché tutti sostengono di aver sorvegliato Falcone e constatato che rientrava a Palermo di sabato. Molto strano, visto che Falcone, a maggio, era stato a Palermo un solo giorno ed era un lunedì…
Come facevano dunque a sapere che sarebbe rientrato sabato 23 maggio?
I tabulati dei membri del commando sono stati analizzati: alle 15.17, quaranta minuti prima che Falcone salisse sull'auto per Roma Ciampino, un cellulare in mano agli stragisti entrò in comunicazione con il MINNESOTA
Lo stesso cellulare, alle 15.38 richiamò lo stesso numero in Minnesota per 23 secondi. Un'altra chiamata partirà poi alle 15.43 e durerà ben 9 minuti. Tutti i membri del commando negarono di averlo utilizzato e men che meno di aver chiamato negli USA.
Ma il clima in Sicilia era già caldo da almeno due mesi: il 12 marzo fu assassinato Salvo Lima, l'Intoccabile della Direzione nazionale della Democrazia Cristiana. Il 18 marzo il Ministro dell'Interno Vincenzo Scotti manda all'Ansa una singolare “circolare ai Prefetti di tutta Italia…”
La circolare del Ministro dell'Interno Scotti avvisa i Prefetti dell'esistenza di un “piano di destabilizzazione del Paese”. Lo stesso presidente della Repubblica Cossiga apprende della circolare solo dall'Ansa. Con lui quel giorno c'era Falcone e insieme incontreranno poi Borsellino.
La circolare di Scotti è stata redatta sulla base di due informative: una prima informativa, a firma del giudice Grassi, parla dell'omicidio Lima mentre la seconda arriva dagli uffici del SISDE e “auspica l'avvio di contromisure per via di un piano di destabilizzazione”
L'informativa del SISDE riportava le dichiarazioni rilasciate a Bologna da tale Elio Ciolini, detenuto, secondo il quale tra marzo e luglio l'Italia sarebbe stata mèta di attentati. Qui due parole su Ciolini: LINK.
L'ipotesi del golpe (o del “piano di destabilizzazione”) è comunque presa sul serio da molti. Elio Ciolini identificava in Gliulio Andreotti uno dei principali bersagli. Da notare che Andreotti era in corsa per la nomina a Presidente della Repubblica ma, subito dopo la strage di Capaci, verrà eletto Oscar Luigi Scalfaro.
LE AGENDE ELETTRONICHE
Questa è un'altra cosa di cui si parla molto poco. Chissà perché… Il 24 giugno (data simbolica importante!) 1992 la giornalista Liana Milella pubblica sul Sole24Ore due cartelle (100 righe in tutto, circa) che Giovanni Falcone le ha stampato a luglio del 1991
Gli appunti riguardano i contrasti tra Giovanni Falcone e l'allora procuratore capo di Palermo Pietro Giammanco. In quegli appunti Falcone parla chiaramente di Gladio (in relazione all'omicidio La Torre) e si lamenta del fatto che sia Giammanco che Pignatone “prendano tempo”
I famosi “diari di Giovanni Falcone” verranno identificati - nel giugno ‘92 - dalla procura di Caltanissetta come due agende elettroniche: una Sharp e una Casio. Il 14 luglio il procuratore Celesti nominerà due esperti per analizzarle: Luciano Petrini e Gioacchino Genchi
Petrini era un ingegnere della Computer MicroImage, aveva già lavorato con Giovanni Falcone e aveva estrapolato dall'archivio del SISMI le schede su Gladio che Falcone stava analizzando. L'ing. Petrini morirà, assasinato, nel 1996.
Gioacchino Genchi era commissario capo a Palermo (oggi è avvocato). Era colui che scoprì la presenza in Italia di Totuccio Contorno (quando avrebbe dovuto essere negli USA sotto protezione dell'FBI). Era stato anche lui collaboratore di Giovanni Falcone.
Genchi e Petrini iniziano fin da subito a notare alcune "anomalie” sulle agende elettroniche di Giovanni Falcone. Ad esempio, manca la scheda Ram dell'agenda Casio. I periti sono certi che Falcone l'aveva e la usava poiché era stato proprio Genchi a dargliela.
Gioacchino Genchi sarà tra l'altro tra i primi a parlare di una direzione che “andava ben oltre la matrice mafiosa” relativamente alla strage di Capaci. E si spingerà anche oltre: parlando di un possibile ruolo da parte dell'amministrazione USA (all'epoca: Bush sr.)
Secondo Genchi, per gli USA, Andreotti era diventato “scomodo” (per via delle sue posizioni filo-arabe in Medio Oriente e per la sua non così netta convinzione al progetto UE) e allo stesso tempo miravano alla distruzione di tutto l'apparato della cosiddetta Prima Repubblica, che infatti Mani Pulite spazzerà via di lì a breve.
E Giovanni Falcone, negli USA, aveva un ruolo non da poco e “vantava inferenze importantissime” (si veda: testimonianza di Genchi al Borsellino Quater, cit. in: Montolli, I Diari di Falcone, Chiarelettere 2018 p. 53).
Genchi fa partire la frattura Italia-USA dalla crisi di Sigonella e in particolare dalla telefonata tra Craxi e Reagan, quando i due arrivarono ai ferri corti soprattutto a causa delle traduzioni arbitrarie dall'italiano fatte da Michael Ledeen.
Sì, quel Michael Ledeen, l'amico di Renzi e Carrai. Ma passiamo oltre.
Fin dall'epoca di Sigonella, Craxi era convinto che le “stanze del potere” italiane fossero controllate dagli tatunitensi tanto che la mattina in cui autorizzò la partenza dell'aereo egiziano da Ciampino, sia lui che Martini (SISMI) comunicarono gli ordini da cabine telefoniche
Tornando ai dispositivi elettronici di Giovanni Falcone: tra maggio e giugno 1992 succedono alcuni fatti bizzarri (diciamo così). Dopo la morte del giudice, qualcuno ha aperto alcuni file sul suo pc per ben sei volte dal 30 maggio al 19 giugno e NON si è limitato a leggerli. Genchi e Petrini scoprono che erano stati consultati diversi documenti, tra cui le schede di Gladio che Giovanni Falcone stava studiando. Addirittura mancava un file (di cui esiteva però il backup denominato “Orlando.bak”). Da notare che la stanza dell'ufficio di Giovanni Falcone in Via Arenula, a Roma, era sotto sequestro ed erano stati apposti i sigilli. Quindi nessuno, se non autorizzato, avrebbe potuto entrare.
Giovanni Falcone, inoltre, per tutti i suoi dispositivi elettronici utilizzava sempre la stessa password (peraltro facile da decifrare). Quando i consulenti Genchi e Petrini aprono la Casio rimangono di stucco: l'agenda era stata cancellata!
I due consulenti escluderanno l'incidente. Nella loro relazione (sul reperto classificato “101”) scriveranno: “Si esclude l'accidentalità dell'evento…” L'agenda Casio di Giovanni Falcone era stata cancellata! Mancava inoltre la memoria Ram e il cavetto di collegamento al pc
Si può escludere che sia stato lo stesso Giovanni Falcone a cancellarla dato che aveva inserito alcuni appuntamenti per giorni successivi alla sua morte (ancora in memoria). Genchi contatta dunque i tecnici Casio di Milano e chiede collaborazione per il ripristino…
Fatto a dir poco vergognoso: il Ministero dell'Interno negherà a Genchi l'auto per recarsi a Milano dai tecnici della Casio Genchi però non si arrenderà e noleggerà a sue spese un'auto per recarsi a Milano con il PM Petralia e il consulente Petrini
La Casio di Falcone verrà ripristinata e la perizia sarà depositata da Genchi il 15.01.93. Il consulente noterà una certa avversione nei suoi confronti da parte di quei poliziotti che per primi avevano esaminato i Pc e che NON SI ERANO ACCORTI DI NULLA.
Riporto una pregnante citazione di Gioacchino Genchi rilasciata al Borsellino Quater (cit in Montolli, Diari di Falcone, p.86):
Un quesito rimasto senza risposta: chi ha manomesso l'agenda elettronica Casio di Giovanni Falcone lo sapeva che il giudice - da almeno cinque mesi - ne utilizzava anche un'altra (marca Sharp)?
I periti Genchi e Petrini analizzano anche l'Agenda Sharp e vi trovano l'annotazione dell'appuntamento con il mafioso Gaspare Mutolo in carcere a Spoleto: da notare che nessuno ne è ufficialmente al corrente, tranne il Ministero di Giustizia e chi effettivamente partecipò alla riunione.
Già. L'incontro di Giovanni Falcone con il “pentito-non-pentito-forse-pentito” Gaspare Mutolo è un altro tassello importante per capire chi - da dietro le quinte - lavorò ai fianchi del giudice (e anche di Paolo Borsellino).
Da rilevare il fatto che Mutolo incontrò anche il giudice Pierluigi Vigna (qui lascio tre puntini di sospensione, forse avrò modo di riprendere in seguito con altro articolo) e anche Paolo Borsellino (addirittura 48 ore prima della strage di Via D'Amelio). Dell'incontro di Mutolo con Falcone, però, si parlerà solo dopo la lettura dell'appuntamento sulla Sharp poiché Mutolo verbalizzerà tutto mesi dopo: a ottobre 1992.
All'incontro con Mutolo, Giovanni Falcone si fa accompagnare in carcere da Gianicola Sinisi (ufficio V dg am). Falcone conferma (sul suo verbale) il fatto che Mutolo NON E’ un pentito (e non ha espresso vocazione a pentirsi), è solo preoccupato per la sua famiglia.
Ma, inspiegabilmente, quando Mutolo inizierà a verbalizzare le sue dichiarazioni mesi dopo (ottobre '92) dirà di aver detto a Giovanni Falcone di volersi pentire (?) e di aver avvisato il giudice che a Palermo c'erano uomini in contatto con la mafia: Signorino e Contrada
Peccato però che nel verbale redatto da Giovanni Falcone NON CI SIA TRACCIA di queste dichiarazioni (infamanti) di Mutolo a carico di Signorino (uno dei due PM che al maxiprocesso aveva fatto condannare proprio Mutolo) e Contrada (ufficiale del Sisde).
Non è difficile immaginare che qualcuno, mesi dopo la strage di Capaci, stesse probabilmente manovrando Mutolo sfruttando la circostanza del suo incontro con Giovanni Falcone avvenuto mesi prima. Nelle mani di chi era, Mutolo, a ottobre '92?
Faccio notare che il giudice Signorino, in seguito a queste accuse, si suicidò (dicembre 1992), lasciando però una lettera di spiegazione CHE NON E’ MAI STATA RESA PUBBLICA. Contro Contrada si scatenò persino l'FBI e la CIA, nella persona di Tom Tripodi (ordini USA, dunque).
Ripeto: le accuse di Mutolo a Signorino e Contrada sono dell'ottobre '92 ma nel verbale dell'incontro con Mutolo redatto mesi prima da Giovanni Falcone QUESTE COSE NON CI SONO. Strano che Falcone non fosse rimasto scosso almeno dalle accuse rivolte al collega Signorino…
Inoltre sulla Sharp Giovanni Falcone si ritrovano gli appuntamenti annotati dal giudice a partire da Dicembre '91 (14 giorni prima del viaggio a Spoleto) e nella sua rubrica telefonica è annotato il numero di casa di Signorino (annotava i numeri di casa di pochissime persone).
Pare dunque che Giovanni Falcone fosse in buoni rapporti con Signorino anche nel periodo delle dichiarazioni di Mutolo. Del resto Falcone era scrupolosissimo nell'analisi delle dichiarazioni dei mafiosi: aveva stanato i depistatori Spinoni e Pellegriti e aveva richiesto allo stesso Buscetta precisi riscontri (circa 2600) alle sue dichiarazioni… come avrebbe potuto, dunque, fidarsi “sulla parola” delle dichiarazioni di tale Mutolo? Impossibile! Non informò nemmeno il Ministero di Giustiza ma, secondo De Gennaro, rivelò “per vie brevi” a Giammanco che il mafioso voleva pentirsi. A questo punto è chiaro che qualcuno mente. E NON E’ FALCONE.
Lasciando stare per un attimo i “nemici occulti” (o finti amici) di Giovanni Falcone (probabilmente a loro volta manovrati “dall'esterno”), concentriamoci su quelli plateali. Come il ben noto scontro con Leoluca Orlando per esempio: LINK.
Tra gli attacchi inqualificabili dei Media rivolti a Giovanni Falcone troviamo il famoso editoriale di Viola per “La Repubblica” pubblicato il 9 gennaio '92. E poi il più sottile e sibillino attacco da parte di Corrado Augias, il 12 gennaio, durante la trasmissione “Babele”. In chiusura della trasmissione di Augias, un giovane del pubblico attaccò Falcone : “Lei scrive nel suo libro che in Sicilia si muore perché si è soli, giacché lei fortunatamente è ancora fra noi, chi la protegge?” Quel giovane, oggi, prova almeno vergogna?
La risposta di Giovanni Falcone: “Significa che, per essere credibili, bisogna essere ammazzati in questo Paese. Questo è il Paese felice in cui se ti si pone una bomba sotto casa e questa non esplode, allora la colpa è tua”
Chiaro il riferimento all'attentato dell'Addaura.
Sull'attentato dell'Addaura ci sarebbe molto da scrivere, per ora anticipo questo:
Torniamo alle anomalie sulle Agende elettroniche di Giovanni Falcone. Fatto stranissimo: nel mese di marzo '92 (mese dell'omicidio Lima, quando inizia una fase cruciale nella storia della Prima Repubblica) su entrambe le agende di Falcone non c'è NULLA Non ci sono appuntamenti di lavoro, non è segnato l'incontro con Cossiga e Borsellino (dedotto solo successivamente dall'agenda grigia di Borsellino) e non è annotata nemmeno la vicenda dell'archiviazione dei fatti dell'Addaura. E questo è un fatto stranissimo, visto che Giovanni Falcone annotava tutto.
Ovviamente è IMPOSSIBILE che entrambe le agende di Falcone si siano smagnetizzate cancellando solo il mese di marzo… allora dove sono finiti quegli appunti?
IL VIAGGIO A WASHINGTON
Tre giorni dopo la strage di Capaci inizia a circolare la voce del viaggio che Falcone avrebbe fatto a Washington circa un mese prima…
Il 29 maggio '92, l'ex giudice Carlo Palermo (sopravvissuto alla strage di Pizzolungo) durante un dibattito pubblico a Milano dichiarerà che Falcone era arrivato a un punto di chiarezza sull'omicido Lima e per questo si era recato negli USA a incontrare Buscetta.
Sempre Carlo Palermo, nell'incontro pubblico di Milano, dichiarò (parole riprese dall'Ansa): “Cosa si siano detti [Falcone e Buscetta] non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai: ma mi si dice che ora Buscetta ha paura a parlare”.
Il 25 settembre '92 però, il Ministero della Giustizia, smentisce la voce del viaggio di Falcone a Washington tra aprile e maggio confermando invece i suoi viaggi a Washington nel mese di febbraio e a Lisbona e Vienna ad aprile. Ok. Tutto chiaro? No, proprio per niente!
Nei primi giorni di ottobre '92 le agende elettroniche di Falcone vengono però decodificate e… sorpresa! All'interno del databank cancellato, il viaggio di Falcone negli USA è invece CONFERMATO!
Gli appunti riportati sull'agenda Casio di Falcone sono inequivocabili. Dal 28 aprile al 1° maggio 1992 sul calendario è segnato:
28 aprile: Roma-Washington
29 aprile: USA - 19.30 ambasciata UK festa
30 aprile: USA
1° MAGGIO: USA
Il viaggio di Falcone negli USA non è segnato solo sul calendario elettronico ma più volte anche nella sezione memo. Gli impegni del giudice nelle date successive sono coerenti con gli eventi confermati: un incontro a Bologna, uno a Palermo e un convegno in Calabria
Ma c'è di più: controllando i tabulati telefonici di Giovanni Falcone, Gioacchino Genchi si accorse che, proprio nei giorni del presunto viaggio, il cellulare di Falcone non aveva registrato chiamate. I cellulari dell'epoca, Etacs, non prendevano all'estero.
C'è un altro evento bizzarro, che si verifica nell'aprile del 1993: alla trasmissione “Il Rosso e il Nero” viene intervistato il procuratore di Brooklyn Charles Rose che rivela di aver incontrato Falcone proprio nell'aprile del 1992!
Il mistero si infittisce perché interviene il direttore dell'FBI, William Sessions, smentendo il procuratore Rose. A questo punto Martelli, ministro di Giustizia, dichiara che “spetta alle autorità americane chiarirsi tra loro”. Ma questo chiarimento, ovviamente, non avverrà.
Per uscire dal vicolo cieco, Genchi propose di controllare le carte di credito di Falcone: non certo per “farsi i fatti suoi” ma per capire se si potesse confermare (attraverso l'analisi delle spese) il viaggio negli USA.
Niente da fare: Genchi verrà accusato da (nientepocodimenoche) Ilda Boccassini (applicata per qualche tempo a Caltanissetta per indagare su Capaci) di voler sottoporre la figura di Falcone a indagini La Boccassini farà poi gran carriera in Mani Pulite (operazione eterodiretta da oltreoceano)…
Tornando al viaggio di Falcone a Washington: è possibile che il giudice fosse venuto a conoscenza da Buscetta di un piano di destabilizzazione dell'Italia? Ma come poteva Buscetta, Mafia perdente e da anni sotto controllo dell'FBI, esserne a conoscenza?
Una cosa è certa: Falcone sostenne davanti al CSM la necessità di accertare il motivo delle nuove dichiarazioni rese da Buscetta dopo anni (Falcone si sarebbe certo accorto del fatto che Buscetta mentiva su Andreotti e non sarebbe stato zitto).
Qualcuno che credeva fermamente che Buscetta fosse “manovrato dall'esterno” c'era e lo conosceva molto bene: il mafioso Gaetano Badalamenti.
Come ebbe ad affermare anche il giornalista Edoardo Montolli, esistono due Buscetta: un Buscetta attendibile (interrogato da Falcone, che esigeva un riscontro per ogni affermazione) e un Buscetta post-Falcone (molto meno attendibile).
Segnalo anche un'altra inquietante vicenda: quella delle previsioni dell'Agenzia “Repubblica” (che non ha a che fare con il quotidiano “La Repubblica”). Il 21 maggio l'Agenzia parla di un Andreotti “politicamente deceduto” (nell'elezione alla Presidenza della Repubblica si era al 13° scrutinio)
Mentre, cosa molto strana, il 22 maggio, la sessa Agenzia rilancia l'idea di “qualcosa di drammaticamente straordinario” che potrebbe avvenire.
E aggiunge: “I partiti cioè, senza una strategia della tensione che piazzi un bel botto esterno - come ai tempi di Moro - a giustificazione di un voto d'emergenza, non potrebbero accettare d'autolegittimarsi”. Come ha fatto l'Ag Repubblica a prevedere “un bel botto esterno?”
Non sappiamo come siano andate le cose, possiamo solo accendere piccoli sprazzi di luce ponendoci alcune domande ma senza buttarci nella foga delle risposte certe. Ci sarebbe molto altro da dire, ma credo che continuerò in seguito con un thread sulla strage di Via D'Amelio.
Bibliografia:
Montolli, I Diari di Falcone, Chiarelettere 2018
Grimaldi-Scalettari, 1994, Chiarelettere 2010
Carlo Palermo, La Bestia, Sperling&Kupfer 2018
Montolli, Il caso Genchi, Alberti Ed. 2009
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