Il nuovo ordine (gender) e Progetto Nazionale

Diffondere contraccezione e aborto, per garantire «la salute della donna». Favorire l’insegnamento del gender, delle pratiche contraccettive e abortive in tutte le scuole. Infine, legalizzare in tutti gli Stati membri la prostituzione, l’omosessualità e la transessualità. É quanto invita a fare il Consiglio per i diritti umani dell’Onu.

«L’obiettivo finale è di normare, normalizzare, imporre ovunque il
Medesimo. Sbarazzarsi di disparità e differenze. Uniformare i modi d’essere,
di parlare, di vivere, di produrre, di amare. Proibire il pensiero autonomo.
Indurre ognuno a godere del momento presente senza mai metterlo (e
mettersi) in prospettiva. Abituare le persone a vivere in un disagio
permanente senza potersi mai interrogare sulle sue cause né ribellarsi
contro coloro che ne sono responsabili. Abituarle a vivere nella miseria
spirituale convincendole che è proprio quella miseria a renderle “felici”. In
poche parole, alimentare la rassegnazione».
Alain De Benoist

SCIENZA O FANTASCIENZA?
Alfred Kinsey, padre della rivoluzione sessuale grazie alla pubblicazione di
due studi sul comportamento sessuale degli americani, noti come “Rapporto
Kinsey” (1948/1953). Questo “Rapporto” ebbe grande risonanza mediatica
con il supporto pubblicitario ed economico della Fondazione Rockefeller: una
fra le più potenti lobbies di potere del mondo occidentale. Questo lavoro
includeva anche “studi pratici” sulla pedofilia e la “sessualità infantile” da cui
lo studioso dedusse che i rapporti tra adulti e bambini, previo il loro consenso
(accertato come?), non recavano necessariamente danni psichici agli infanti.
Nello stesso periodo “la rivoluzione sessuale” trovava eco tra le masse grazie
alle prime riviste porno-soft. Infatti Kinsey, amico di Hugh Hefner ricco e
potente, venne descritto dallo stesso come il ricercatore di riferimento per la
sua rivista “Play Boy”, nata in quegli anni. La stessa rivista fu espressione di
una fondazione che riprendeva il suo nome (Playboy Fondation) che negli
anni appoggiò la campagna per la liberalizzazione dell’aborto e finanziò una
tra le prime organizzazioni omosessuali americane: la “National Gay Task
Force”.
Attraverso la cosiddetta “Scala Kinsey” lo stesso affermò che la maggior parte
delle persone non avrebbero un orientamento sessuale definito ma mutabile
nell’arco della vita: presupposto fondamentale dell’ideologia Gender.
A livello scientifico sia il suo “Rapporto” che la “Scala” vennero sempre messi
in discussione a causa della poca attendibilità degli “intervistati”.
John Money, padre ufficiale dell’ideologia Gender, professore di pediatria
medica alla John Hopkins University. Coniò per primo l’espressione “Identità
di Genere”. Secondo lui “l’identità sessuale” è sostanzialmente un prodotto
della società e, pertanto, duttile e malleabile dalla nascita.
Money non era uno scienziato che utilizzava il metodo empirico sperimentale
per la dimostrazione, ma partiva da basi prestabilite, come la sua convinzione
che si poteva tranquillamente abolire la differenza binaria tra maschio e
femmina per legittimare la fluidità sessuale. Le sue idee furono rese note
anche grazie ai suoi molteplici interventi televisivi. Fondò la “Clinica per
l’Identità di Genere” per pazienti con sintomi transessuali, che pubblicizzò in
TV sbandierando i suoi presunti successi di cambio di sesso.
Il caso emblematico più famoso del suo metodo di lavoro fu il caso dei gemelli Reimer, in cui uno dei due maschietti subì una cauterizzazione che
per “un incidente” gli bruciò il pene. Così Money assicurò ai genitori che
sarebbe stato possibile donare una nuova “identità” al piccolo attraverso
un’operazione chirurgica che l’avrebbe “trasformato” in una bambina; loro
avrebbero dovuto educarlo come tale e questo sarebbe bastato. Così nel
1967 il piccolo Bruce all’età di 22 mesi diventò Brenda. Nel 1972 Money, forte
dell’esperienza dei gemelli Reimer, rese pubblico il caso e nel 1979, Brenda,
divenne la conferma della flessibilità dell’identità sessuale dell’uomo in un
manuale scientifico (“Il caso di John/Joan”). Nel frattempo Money aveva
acquisito fama e successo ma proprio da quell’anno le cose cambiarono: molti
ex pazienti dichiararono che i loro problemi non si erano risolti. Alcuni
psichiatri conclusero che i metodi invasivi di Money erano delle “torture
gratuite” perché a monte i pazienti soffrivano di disturbi mentali. Così la sua
clinica fu chiusa, ma non solo; il caso di Bruce divenuto Brenda ora
quattordicenne iniziò ad avere risultati che contrastavano con la teoria per cui
lo stesso Money era diventato così famoso. Brenda soffriva di un forte
“malessere esistenziale” che la portava a isolarsi, tanto che ad un certo punto
iniziò a manifestare idee suicide; i genitori furono costretti a rivelarle la sua
vera “identità”. Brenda capì solo in quel momento la fonte del suo malessere
e cercò per tutto il resto della sua vita, anche con vari interventi chirurgici, di
riappropriarsi della sua reale “identità” di maschio ormai divenuto uomo. Il
trauma unitamente a questa ricerca, difficile sia a livello fisico che mentale, fu
insopportabile tanto da condurlo al suicidio. Nel 2004 prima che morisse,
venne a conoscenza che la comunità medica era ancora convinta che il suo
caso fosse andato a buon fine. La manipolazione mediatica e scientifica di
Money era risultata vincente, fu per questo che decise di rendere nota la
vicenda perché a nessuno dovesse capitare più ciò che a lui era capitato.
Nonostante tutto, quando nel 2006 Money morì, venne pianto e ricordato dai
colleghi, come il “primo scienziato che ha dato un linguaggio all’identità
sessuale”. 

MOVIMENTI ATTIVISTI

Nel Gender confluiscono due filoni di pensiero e di azione: quello femminista
e quello omosessualista. Per omosessualista si intende l’ideologia militante che si distingue dal semplice orientamento sessuale. Infatti non tutti gli
omosessuali si riconoscono nelle rivendicazioni delle lobbies gay.
Con il femminismo e la lotta alla decostruzione degli stereotipi sociali e
culturali dei generi maschile e femminile, per ottenere la parità tra i sessi e la
liberazione dall’oppressione maschilista, dalla schiavitù della maternità e per
la libertà sessuale, nascono le rivendicazioni omosessualiste che fanno
proprio l’elemento della parità e della discriminazione, ritenendosi parte di
quella minoranza “oppressa” vittima di presunte persecuzioni.
Femminismo «Il Femminismo è una visione del mondo e ha un precisa dimensione politica: nasce come ramo di protesta interno alla mobilitazione borghese contro l’Ancien Régime, e cavalca i moti rivoluzionari del 1789».
Proprio nel 1789 venne pubblicata la “Dichiarazione dei diritti della femmina e della cittadina” in cui si reclamavano gli stessi diritti per entrambi i sessi.
Questo “primo femminismo” (detto femminismo emancipatorio) parla di
parità e non di liberazione dell’uomo.
A partire dal ‘900 le cose cambiano, nasce “un secondo femminismo” (detto
femminismo egualitario) in cui la parità dei diritti viene superata dall’idea di
uguaglianza che spinge all’abbattimento dei ruoli, all’indifferenziazione,
(«voglio fare anche io donna ciò che fai tu uomo, fumare, indossare
pantaloni, lavorare, accedere alla carriera militare, nei comportamenti
sessuali…») e alla libera gestione del proprio corpo (motto sessantottino:
«l’utero è il mio e lo gestisco io»).
Il rapporto uomo-donna viene messo in discussione, il legame viene
decostruito da un’ottica di complementarietà e visto in una dimensione di
uomo-oppressore/donna-oppressa. Solo senza questo rapporto di
interdipendenza la donna sarebbe potuta essere finalmente libera. Anche
l’atto sessuale arriva ad essere visto come una occupazione maschile del
corpo femminile fino alla deriva del 1995 in cui, alla “Conferenza delle donne
di Pechino”, la maternità arriva ad essere concepita come «causa di una
discriminazione che limita la piena partecipazione della donna alla società».
In sostanza il secondo femminismo nega tutto ciò che è prerogativa
femminile per farsi uguale all’uomo, perché pensa che sia tutto un piano di una società maschilista che la relega ai margini della vita sociale.
L’obiettivo paradossale del femminismo di oggi diventa quindi la costruzione
di una società senza sessi (“ideologia gender”), in cui gli individui
perderebbero la propria identità in cambio della totale libertà dei ruoli sociali.
Palese appare la manipolazione del sistema capitalista che oggi come ieri ha
incentivato queste derive; infatti questo femminismo radicale si sposa bene
alle esigenze di mercato: la liberazione sessuale trova facile indirizzo nella
mercificazione del corpo, e la volontà di uguaglianza produce un doppio
ricavo in un mercato che prima era solo dedicato al mondo maschile. Si pensi
alla curiosa vicenda datata 1929 in cui Bernays, esperto di comunicazione e
propaganda, che lavorava all’American Tobacco Company, durante la marcia
di Pasqua pagò 10 suffragette perché accendessero le sigarette come
abbattimento del tabù che all’epoca era per le donne un malcostume. Lo
stesso Bernays chiamò giornalisti e fotografi avvisandoli della protesta;
l’effetto fu quello che l’America Tobacco Company dal giorno dopo raddoppiò
i suoi consumatori/clienti.
Il capitalismo incentivò le femministe nella loro campagna di emancipazione
dal focolaio domestico, sollecitando le donne ad entrare nel mercato del
lavoro. Di conseguenza l’uomo fu costretto ad accettare ogni condizione del
capitalista sotto minaccia di una possibile sostituzione, un po’ come oggi
avviene con l’immigrazione.
Per quanto alcune battaglie femministe, soprattutto del primo momento,
contribuirono ad un miglioramento della condizione sociale della donna,
bisogna constatare quanto le femministe siano state più strumentalizzate e
sfruttate nel perseguimento dei loro obbiettivi di quanto abbiano realmente
raggiunto. Si pensi che man mano che si avvicinano nei posti cosiddetti di
potere, lo stesso si sia già spostato altrove: le donne sono sempre più
presenti in politica (ex centro di potere) quanto più la politica cede il suo
potere alla finanza (attuale e reale centro di potere), dove constatiamo una
quasi totale assenza del mondo femminile.
Negli anni ’90 Judith Butler, filosofa post-strutturalista statunitense, porta in
via post-moderna un nuovo femminismo che secondo lei deve basarsi su
orientamenti di generi non conformi per abbattere la prevaricazione maschile
stabilita dalla “società etero normativa”. La maternità finisce per essere considerata “condizione discriminante” per la donna e il lesbismo quella ideale come espressione di libertà. Butler inaugura un nuovo pensiero, il Queer: l’individuo può autorappresentarsi come crede e cambiare questa auto-
rappresentazione di sè tutte le volte che vuole (a volte lesbica, altre volte
transgender, altre ancora drag, e così via). Il Queer diventa un vero
atteggiamento rivoluzionario e con esso tutte le sue devianze, dal trans-
gender, al drag o al gender-fluid. Ma Butler non si limita solo alla battaglia di
superamento del genere, la sua retorica si spinge a voler eliminare ogni
limitazione proveniente dall’esterno, dal corpo o dalla natura. Non si mette in
discussione solo la dualità uomo-donna, ma anche quelle: corpo-macchina,
umano-animale, naturale-artificiale.

MOVIMENTO GAY 

Aggredire i fondamenti della società tradizionale nonché l’istituzione naturale
della famiglia, con il riconoscimento delle unioni omofile simili al matrimonio,
fu tra gli obbiettivi del movimento sin dalla sua fondazione.
William "Dale" Jennings (drammaturgo, autore e attivista gay) fu, con Henry
Hay (avvocato, uno dei primi attivisti per la difesa dei diritti della comunità
gay negli Stati Uniti), uno dei fondatori del movimento omosessualista.
Jennings, Hay e altri due membri del Partito Comunista americano, fondarono
nel 1950 a Los Angeles la prima organizzazione, e da subito la più influente,
per la promozione omosessualista: la Mattachine Society.
Dal 1952 Jennings diffuse la prima pubblicazione omosessualista pro-gay da
cui derivò l’omonima Fondazione “ONE Inc. - Magazine” che veniva venduta
liberamente per le strade. Il Dipartimento “US Post Office si rifiutò di
distribuirla perché ritenuta oscena; la causa fu portata in Tribunale federale e
annullata da una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1958.
Con la rivolta di Stonewall nel 1969, una serie di violenti scontri fra gli
omosessuali e la polizia a New York, nacque il primo movimento di
liberazione gay, il “Gay Liberation Front”, che sostituì tutti i precedenti
movimenti sviluppandosi anche oltreoceano e in tutta Europa creando per
esempio il “Gay Liberation Front” in Inghilterra, il “Mouvement Homosexuel
d’action rèvolutionnaire” in Belgio e in Italia il “FUORI” (Fronte Unitario
Omosessuale Rivoluzionario Italiano) quale prima organizzazione politica
omosessuale in Italia. «Se la strategia principale dei primi gruppi era tesa alla integrazione dei gay e delle lesbiche nella società perbenista», nella seconda fase gli stessi gruppi «tendevano piuttosto all’integrazione nel movimento rivoluzionario» (G.R.Barilli, op.cit.) insinuandosi anche «nella coscienza dei giovani americani delle insurrezioni dei ghetti neri e della temporanea affermazione rivoluzionaria del movimento nero» (Huey Newton, "A letter from Huey", in "The Gay Liberation Book", Ramparts Press, San Francisco 1973, p. 142). Ciò fece dire nel 1970 a Huey Newton, leader storico delle "Pantere Nere", che l’omosessuale è «tra i più rivoluzionari dei rivoluzionari" (cfr. Mario Mieli, "Elementi di critica omosessuale», Einaudi, Torino 1997, p.94).”
In linea con le posizioni femministe del tempo anche i gay fecero propri
alcuni principi come per esempio l’abolizione della famiglia e del matrimonio,
ritenuti causa del potere assoluto dell’uomo sulla donna. In Italia la casa
editrice Guaraldi nel 1972 assunse posizioni identiche: «Vogliamo distruggere
la famiglia e questa società».
La “National Gay Task Force” è la più grande organizzazione del Nordamerica
che all’epoca pubblicò, all’interno di “It’s time”, le priorità del movimento:
«Diritto per degli omosessuali militanti di diventare degli insegnanti scolastici;
adozione di bambini da parte di omosessuali; approvazione di una
legislazione favorevole all’omosessualità; utilizzo dei mass-media per la
promozione di una immagine positiva degli omosessuali; eliminazione di ogni
politica ‘anti-gay’ nelle autorità locali; utilizzazione del sistema giudiziario per
il raggiungimento degli obiettivi del movimento omosessuale». Tali priorità
vennero poi perseguite da tutti gli altri movimenti omosessualisti nel mondo.
Nel 1973, su pressione degli attivisti omosessuali, l’APA (Associazione
Psichiatri Americani), cancellò l’omosessualità dal DSM (Manuale Diagnostico
delle malattie mentali). Successivamente l’omosessualità venne suddivisa in
egodistonica ed egosintonica. La prima rimase all’inizio patologia, poi
derubricata a disturbo dell’orientamento sessuale fino al 1987 quando venne
riconosciuta come «normale variante della sessualità». In questo modo,
quelle che un tempo venivano definite perversioni se non malattie,
diventarono tendenze normali offrendo all’omosessuale di vivere la propria
sessualità libero da precetti e senza inibizioni. Da qui la scelta di sostituire il
termine “omosessuale” con il termine “gay” (felice). La cancellazione dell’omosessualità dal DSM diede inoltre origine ad una
“lobby gay” vero e proprio strumento politico, tanto che nel 1988 a
Warrenton in Virginia si tenne una conferenza di 175 attivisti gay in
rappresentanza di varie organizzazioni sparse in tutta l’America dove venne
studiata un’agenda comune per avviare la rivoluzione omosessuale. Nel 1989
gli americani Marshall Kirk (studioso di neuropsichiatria, logico-matematico e
poeta) e Hunter Madsen (esperto di tattiche di persuasione pubblica e
marketing sociale) pubblicarono il libro “After the ball. How America will
conquer its fear & hatred of Gays in the 90’s” (“Dopo il ballo. Come l’America
sconfiggerà la sua paura e il suo odio verso i gay negli anni 1990”). Nel 2002
in un articolo scritto da Paul E. Rondeau veniva spiegato il contenuto del libro
e la strategia promossa con quella conferenza.
Il progetto era suddiviso in tre parti:
1. "La desensibilizzazione". Come tutti i meccanismi di difesa psico-fisiologici,
spiegano gli autori, anche il pregiudizio anti-gay può diminuire con
l’esposizione prolungata all’oggetto percepito come minaccioso. Bisogna
quindi "inondare" (p. 149) la società di messaggi omosessuali per
"desensibilizzare" la società stessa nei confronti della minaccia omosessuale.
2. "Il bloccaggio" (p. 150). Questa tattica consiste nel presentare messaggi
che creino una dissonanza cognitiva nei bigotti anti-gay, per esempio
mostrando soggetti che rifiutano l’omosessualità per motivi religiosi e come
l’odio e la discriminazione non "cristiani"; oppure mostrando le terribili
sofferenze provocate agli omosessuali dalla crudeltà omofobica.
3. "La conversione" (p. 153). Con questa tecnica s’intende suscitare
sentimenti uguali e contrari rispetto a quelli del bigottismo anti-gay, ossia
infondere nella popolazione sentimenti positivi nei confronti degli omosessuali
e negativi nei confronti dei bigotti anti-gay.
Nel 2006, con la pubblicazione dei “Principi di Yogyakarta”, il tema del gender
entra al centro della vita politica nel tentativo di tradurre tale ideologia in una
politica concreta ed operante. Tali principi sono stati elaborati e scritti da 29
studiosi, attivisti dei diritti umani e attivisti gay, funzionari dell’ONU o di altri
organismi internazionali, senza nessun mandato, nessuna investitura ufficiale,
non eletti da alcuno. I suddetti principi (29 in tutto) promuovono standard internazionali sull’applicazione dei diritti umani in relazione all’orientamento
sessuale e all’identità di genere. In pratica declinano i diritti umani in chiave
LGBT. Particolarmente importante il principio n.3 secondo cui «davanti alla
legge, ognuno/a ha il diritto a essere riconosciuto/a ovunque come una
PERSONA. Persone con orientamento sessuale diverso o diversa identità
sessuale devono avere accesso alle funzioni legali in tutti gli aspetti della loro
vita. L’orientamento sessuale o l’identità di genere che ogni persona stabilisce
per sé è parte integrante della loro personalità e costituisce uno degli aspetti
basilari dell’autodeterminazione, della dignità e della libertà. Nessuno e
nessuna deve essere costretto/a a sottoporsi a trattamenti medici, inclusi
interventi chirurgici di ri-assegnamento del sesso, sterilizzazione o terapie
ormonali, come condizione per il riconoscimento legale della sua identità di
genere. Nessuna condizione, come il matrimonio, la paternità o la maternità,
può essere strumentalizzata per impedire il riconoscimento legale della loro
identità di genere. Nessuna PERSONA deve essere sottoposta a pressioni per
nascondere, reprimere o negare il proprio orientamento sessuale o la propria
identità di genere».

MEDIA

Nel 2013 vengono pubblicate le “Linee guida per una informazione rispettosa
delle persone LGBT” in collaborazione con l’UNAR che forniscono termini e
concetti a cui i giornalisti devono sottostare per non essere tacciati di
discriminazione (un capitolo emblematico: “Media e LGBT: i doveri
dell’informazione”). Attraverso una vera e propria neo-lingua diffusa in tutti i
media, anche in Italia si predispone terreno fertile per l’adozione di una
sottocultura imperante nel mondo occidentale che nuovamente proviene dagli
USA, patria del liberismo e del consumismo: la fluid generation.
Questa nuova deriva sembrerebbe essere punto di arrivo della
teoria gender: l’individuo diventa un essere libero, finalmente, dalla
costrizione del sesso di nascita e dai condizionamenti dei ruoli
imposti dalla società. Essere maschi o femmine sarebbe dato dal
sentire del momento e nient’altro. (una prima apertura in Italia a questa
nuova “filosofia di vita” ci arriva il 5 novembre 2015 quando la Corte
Costituzionale ha stabilito che il cambio di sesso all'anagrafe è legittimo anche senza sottoporsi all'intervento chirurgico).
La propaganda ideologica viene perpetuata astutamente da tutti i mass
media (cinema, televisione, radio e carta stampata). In Tv sempre più
spettacoli, reality, fiction, soap-opera affrontano la tematica della teoria di
genere. Hollywood è da sempre il più grande propinatore di questi modelli di
consumo mediatico, sfornando in continuazione pellicole per adulti e bambini, attraverso le quali noi passivamente li digeriamo.

Sanremo 2015 si svecchia: Conchita Wrust Principi e Principesse: le favole del nuovo millennio!
Le riviste più glamour fanno a gara per aggiudicarsi l’esclusiva del momento…

Madonna e Britney Spears: lo Star System fa moda! La famiglia Pitt all’avanguardia. La figlia: «Chiamatemi John»!
ll grande magazzino londinese Selfridges ha deciso di eliminare i reparti
separati di abbigliamento maschile e femminile e ha dedicato ben tre piani
all’abbigliamento “gender neutral” con lo scopo di «permettere alle persone di
acquistare vestiti senza limitazioni stereotipati di genere» (compreso gli
indumenti intimi).
Negli ultimi mesi del 2014 le istanze LGBT sono state fortemente sostenute
ufficialmente presso la Corte Suprema degli Stati Uniti da 278 imprese
private. Tra queste, ci sono i giganti digitali Apple, Google, Facebook,
Amazon, Microsoft, Adobe, eBay, Intel, Oracle, Twitter…Occorre aggiungere
ancora molte grandi imprese in altri settori: Goldman Sachs, Johnson &
Johnson, Nike, CBS, Starbucks e anche Disney.
A voi lettori le opportune, personali conclusioni…

ISTITUZIONI 

Negli ultimi anni il “genderismo” è entrato nella retorica e nella pratica
istituzionale ed ora, anche in Italia, vorrebbe essere insegnato nelle scuole
con la pretesa di diventare educazione di Stato. Si serve di associazioni LGBT
(lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) come “enti di formazione”,
organizzando eventi, corsi, spettacoli, ma nonostante tutto si continua a
negare la sua esistenza. L’Italia è partita in ritardo rispetto ad altri paesi
Europei, come per esempio la Francia.
Nel 2011 la scuola inizia ad interagire con il mondo LGBT:
- Serracchiani (PD) viene eletta Presidente della Regione Friuli Venezia
Giulia che approva un “progetto regionale di prevenzione e contrasto al
fenomeno del bullismo omofobico”. Così inizia una collaborazione tra l’ufficio
regionale scolastico e le associazioni LGBT di Trieste, Gorizia e Udine.
- Venezia: Camilla Seibezzi delegata del Sindaco Giorgio Orsoni (PD) alle
politiche contro le discriminazioni, nel “Piano di Formazione 2013/2014”,
promuove il progetto “leggere senza stereotipi”. 49 favole gay sono state
lette in 46 asili nido e 18 scuole materne. Favole in cui si parla di famiglie
omosessuali, monoparentali, omogenitoriali, ecc., con lo scopo di equiparare
queste formule rispetto alla famiglia naturale. In poco tempo il progetto si è
diffuso in tutta Italia.
- Nel 2014 a Roma è partito “lecosecambiano@roma” con lo scopo di
sensibilizzare le scuole sulle tematiche gender; con testimonial del calibro di
Vecchioni, Veronesi ed altri, l’Università Sapienza e con il benestare
dell’Assessorato alle Pari Opportunità viene diffuso lo slogan: «L’omofobia si
vince con l’educazione, non con l’ideologia». Questionari, incontri nelle scuole
e un premio al miglior pensiero anti-omofobia hanno fatto il resto.
- A Bologna il Comune concede in comodato d’uso gratuito un immobile e
810 mila euro per 3 anni per promuovere iniziative in chiara apertura al
gender rivolte anche a bambini. Esempio: per fanciulli di 7 anni, al teatro
Testoni viene messa in scena “La bella Rosaspina addormentata”, storia di
una principessa che al risveglio si innamora di un principe transgender.
- Da collaborazioni si passa a veri e propri contratti. Le associazioni LGBT
“vincono” il bando ministeriale per il finanziamento dei “progetti di
sensibilizzazione e prevenzione di ogni forma di discriminazione” e si
coordinano strettamente con l’UNAR (Ufficio Nazionale Anti discriminazioni
Razziali), organo istituito presso il Dipartimento per le Pari Opportunità della
Presidenza del Consiglio dei Ministri, che opera anche nell’ambito della lotta
all’omofobia (?!). Il Dipartimento per le Pari Opportunità spiega a cosa sono
serviti i soldi dei contribuenti: «È stata elaborata la Strategia Nazionale per la
prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento
sessuale e sull’identità di genere, predisposta e coordinata dall’UNAR, in
collaborazione con le diverse realtà istituzionali, le Associazioni LGBT e le
parti sociali». La strategia di cui si parla è stata approvata nell’aprile 2013 e
vede un “Gruppo Nazionale di Lavoro LGBT”, formato da 29 associazioni che
sostengono la teoria gender. Da notare che nell’elaborazione della stessa
strategia succitata sono state escluse associazioni famigliari e scolastiche (!).
Tutto ciò è iniziato con una raccomandazione europea che è stata sottoscritta
durante il mandato Monti e poi finalizzata da quello Letta: la rieducazione
scolastica finanziata con i soldi dei fondi pubblici dei cittadini italiani è stata
decisa da governi non eletti!
- A novembre 2013 vengono stanziati 10 milioni di euro per la formazione
degli insegnanti perché siano in grado di educare alla «affettività, al rispetto
delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli
stereotipi di genere». L’Istituto Beck (associazione scientifica/professionale di
psicologi e psicoterapeuti di stampo LGBT) viene, su questa linea, incaricato
dall’UNAR di produrre il materiale: 3 libretti, a seconda che si rivolgano alle
elementari, medie, superiori, chiamati “Educare alla diversità nella scuola”,
contenenti linee guida a cui gli insegnanti devono attenersi per quanto
riguarda la terminologia da evitare e/o da adottare per non ferire la sensibilità
altrui (per es. non dare per scontato che un uomo si sposi con una donna;
per es. formulare problemi matematici in modo “alternativo”: «Rosa e i suoi
papà hanno comprato 3 lattine di te freddo al bar. Se ogni lattina costa 2
euro quanto hanno speso?»).
L’Istituto Beck, di cui sopra, nel voler combattere gli “stereotipi di genere”
non fa altro che crearne di nuovi, tant’è che nel suo sito, secondo lo
psicologo Herek: «maggiore risulta il grado di ignoranza, di conservatorismo
politico e sociale, di cieca credenza nei precetti religiosi, maggiore sarà la
probabilità che un individuo abbia una attitudine omofoba».
- Novembre 2014 il MIUR (Ministero per l’Istruzione, l’Università e la
Ricerca) insieme all’UNAR creano una circolare che inviano a tutti gli Istituti
Scolastici invitandoli a promuovere attività di formazione non solo per docenti
e alunni ma anche per i genitori ai quali vengono suggerite indicazioni per
favorire lo sdoganamento di famiglie alternative a quella naturale, delle
relazioni omosessuali (LGBT in genere) e delle loro pratiche sessuali.
Esempio: fortemente consigliata la visione del film “Krampack” in cui la
masturbazione tra due ragazzi dello stesso sesso è presentata come un gioco
per scoprire la propria sessualità.
- Nel novembre 2014 viene presentato il DDL S1680 prima firmataria
Valeria Fedeli (PD) attualmente fermo al Senato in attesa di una
approvazione mai ottenuta: “Introduzione dell'educazione di genere e della
prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del
sistema nazionale di istruzione e nelle università”. L’Art. 3 prevede
l’obbligatorietà per le scuole di formare i docenti in questa ottica. L’Art. 4
“potenziamento degli studi di genere”. L’Art. 5 uso di materiali scolastici in
linea con le indicazione del progetto “POLITE” che ha come obbiettivo
l’introduzione della teoria gender. L’Art. 6 stima in 200 milioni di euro a
decorrere dal 2015 la cifra necessaria alla copertura degli oneri di attuazione
del disegno di legge in questione. In sostanza il D.D.L. mira in realtà
all’indifferenziazione, abbattendo la relazione tra biologia e cultura e negando
di fatto che i ruoli di genere siano il frutto di questo legame, condannandoli
come stereotipi da estirpare.
- Il 7 maggio 2015, durante la Conferenza Unificata Stato-Regioni, è stata
sancita l’intesa dal Presidente Chiamparino a nome di tutte le Regioni, che
vede l’attuazione del “Piano Straordinario contro la violenza sessuale e di
genere”. Al 5.2 EDUCAZIONE dello stesso si legge: «Obiettivo prioritario deve
essere quello di educare alla parità e al rispetto delle differenze, in particolare
per superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione
e il significato dell’essere donne e uomini, ragazze e ragazzi, bambine e
bambini nel rispetto dell’identità di genere, culturale, religiosa,
dell’orientamento sessuale, delle opinioni e dello status economico e sociale,
sia attraverso la formazione del personale della scuola e dei docenti, sia
mediante l’inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa e
didattica. Nell’ambito delle “indicazioni nazionali” per il curricolo della scuola
dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, per i licei, per gli istituti tecnici e
professionali, il Governo provvederà dunque ad elaborare un documento di
indirizzo che solleciti tutte le istituzioni scolastiche autonome ad una
riflessione e ad un approfondimento dei temi legati all’identità di genere e alla
prevenzione della discriminazione di genere, fornendo, al contempo, un
quadro di riferimento nell’elaborazione del proprio curricolo all’interno del
Piano dell’Offerta Formativa». (http://www.progettonazionale.it/articoli/societa/178-il-gender-la-
buona-scuola-la-c-u-stato-regioni-e-il-cavallo-di-troia-del-passaggio-5-2-educazione)
- Luglio 2015 viene approvata la legge 107 “La Buona Scuola”, che di
fatto al comma 16 introduce il DDL S1680, come dichiarato anche dalla
stessa Senatrice Fedeli, pur non avendo mai ottenuto l’approvazione del
Senato.


FONTI
http://www.afifamiglia.it/index.php?p=vedi_news_esperienza&id=93
http://www.agesc.it/detail.asp?c=1&p=1&id=2878
http://www.cortedicassazione.it/cassazione-
resources/resources/cms/documents/15138_07_15.pdf
http://www.federalismi.it/ApplOpenFilePDF.cfm?artid=30716&dpath=document&dfile=09112
015124751.pdf&content=Corte+Costituzionale,+Sentenza+n.+221/2015,+in+tema+di+rettifi
cazione+giudiziale+di+attribuzione+di+sesso+-+stato+-+documentazione+-+
“OLTRE L’UOMO E LA DONNA. Contro l’ideologia gender” di Alain De Benoist - Circolo Proudhon
“NEO LINGUA. La cultura dominante dalla A alla Z” di Lorenzo Vitelli e Andrea Chinappi - Circolo
Proudhon
“L’ERA DEL POSTUMANO. Tecnica, Ideologia e Società nel XXI secolo. Atti del Convegno” di
Paolo Becchi, Alain De Benoist, Giuseppina Barcellona, Éric Zemmour, Diego Fusaro, Tiziana
Ciprini - Circolo Proudhon
“UNISEX. Cancellare l’identità sessuale: la nuova arma della manipolazione globale” di Enrica
Perucchietti e Gianluca Marletta - Arianna Editrice
A cura del Gruppo Femminile Ricerche e Documenti
Per contatti, informazioni e collaborazioni scrivete a infogender@progettonazionale.it.




PROGETTO NAZIONALE è un soggetto relativamente nuovo (nasce nell’estate del 2010), a metà strada tra l’associazione culturale e il laboratorio politico, inizialmente sorto all’interno dello storico partito Movimento Sociale Fiamma Tricolore (2010), ma in seguito staccatosene ed ora vivente di vita propria.

Presidente nazionale è il vicentino Piero Puschiavo.

Siamo una associazione di Uomini, di Idee e di Volontà.

RIPARTIRE DAL TERRITORIO

Per Progetto Nazionale il tema del territorio è centrale, per questo si struttura in snelli circoli territoriali. Nostro proponimento è di ritornare ad assegnare la giusta importanza al territorio e alla competizione locale, senza mai abbandonare comunque la visione d’insieme, nazionale ed internazionale.

La miopia d’una certa “destra” romano-centrica, a conduzione “famigliare”, ha portato a sottovalutare il territorio e l’importanza di innervarvi il consenso, regalandolo così di fatto ad altri soggetti politici il cui successo e radicamento tra la gente, a livello locale, viene usato ipocritamente come alibi da certa “destra” politica per mascherare le proprie pluridecennali inadeguatezze e i propri tradimenti rispetto a battaglie che avrebbero dovuto esserle proprie (l’avvento del mondialismo, lo strapotere finanziario, l’immigrazione di massa, le delocalizzazioni, il terrorismo fiscale, solo per citarne alcuni). Troppo si è trascurato il ruolo potenzialmente formidabile degli amministratori locali (sindaci in primis) come motore politico o come polmone supplementare negli inevitabili momenti di difficoltà a livello nazionale, per una “destra” incapace di cogliere l’enorme differenza che corre tra l’elezione di un sindaco e quella di un primo ministro.

A CHI CI RIVOLGIAMO

Progetto Nazionale si rivolge a quanti credono che gli individui non esistono al di fuori delle comunità; a quanti non si identificano nell’inflazione della «politica dei diritti»; a coloro che non accettano la disgregazione in atto delle strutture sociali; a coloro che rifiutano il liberismo come filosofia politica che provoca l’atomizzazione sociale, legittimando la ricerca da parte di ognuno del maggior interesse, restando così insensibile ai concetti d’appartenenza, di bene comune e di valori condivisi; a quanti si ribellano ad una società ridotta a supermercato; a coloro che non si sentono più rappresentati dai partiti di plastica, lontani dai cittadini e dal territorio.

L’OPZIONE ELETTORALE

Premesso che la nostra classe sociale è quella degli Italiani, il nostro partito è l’Italia e i nostri colori sono quelli della bandiera nazionale, va chiarito che Progetto Nazionale non è un partito politico, che noi non viviamo quindi la politica consumati dall’assillo elettorale, ma anche che è nostra ferma intenzione non precluderci nulla.

Certo è che, essendo assolutamente animati da una volontà partecipativa e da spirito propositivo, siamo estranei a logiche (auto)ghettizzanti e alla politica urlata. Per questo seguiamo con grande attenzione le dinamiche politiche (sia locali che nazionali) pronti a fare, di volta in volta, le nostre valutazioni, a mettere in campo le nostre strategie e ad operare le nostre scelte, ivi comprese quelle elettorali laddove e qualora lo riterremo giusto.

IL METODO E LA FILOSOFIA

Siamo convinti che talune idee e proposte, affermate con toni pacati ed intelligenti all’interno delle istituzioni possano spesso arrivare assai più lontano di quelle sbraitate fuori.

Crediamo ad una Politica che sia al contempo di indirizzo e di servizio, cercando di mantenere una visione spirituale, eroica ed agonistica della vita.

Crediamo che anche per una realtà associativa – qual è Progetto Nazionale – nel suo percorso di impegno civico e di passione per la Polis sia possibile porsi come soggetto politico nelle dinamiche locali, continuando a difendere il proprio diritto di pensare “differente”, di costruire e di conquistare il nostro futuro.

Etica, responsabilità, sacrificio, disponibilità, presenza ed impegno costante sono le cifre politiche che contraddistinguono l’operare dei nostri rappresentanti ed amministratori locali di riferimento che siamo fino ad oggi riusciti a far eleggere.

Centrati sulle nostre idee cardine, siamo aperti al confronto e al dialogo, mentre non crediamo nella logica della contrapposizione a prescindere. Alla negazione preferiamo di gran lunga l’affermazione.

COSA VOGLIAMO

Progetto Nazionale vuole: riportare il baricentro del potere all’interno della Nazione e la politica al vertice del potere.

Le priorità per Progetto Nazionale sono, sinteticamente:

– la lotta all’economia virtuale, finanziaria e speculativa. L’economia dev’essere subordinata a fattori extraeconomici; politica ed economia devono sì armonicamente interagire, ma il primato resta al politico che ha il dovere di porre gli indirizzi. Sosteniamo il diritto/dovere dello Stato – ed eventualmente anche di una UE fondata su altri postulati rispetto agli attuali – di stampare in proprio la moneta. Proponiamo il ritorno alla sovranità monetaria, con la proprietà popolare della moneta. Denunciamo la dittatura bancaria e le sue pratiche parausuraie, con i drammi (povertà, lavoro precario, pensioni minime…), le influenze negative (di carattere psichico, sociale e culturale) da assillo economico che ne derivano (l’angoscia da rata, da scoperto di conto corrente, da pignoramento, da sfratto, da banca dati della puntualità dei pagamenti…). Le banche devono tornare a fare le banche! E devono farlo tornando a legarsi al territorio, raccogliendo i risparmi dei risparmiatori ed impiegandoli per finanziare le piccole, medie imprese industriali, artigianali o agricole;

– la tutela e l’affermazione della nostra Identità che è tanto locale quanto italiana ed europea. Questo aspetto relativo al tema delle specificità e delle differenze, delle origini e del futuro, passa sia dall’ambito della conoscenza e della promozione culturale sia da quello politico con la ferma opposizione al fenomeno immigratorio, per noi negativo (per gli stessi immigrati, per i loro Paesi d’origine e per quelli che li devono accogliere) e tutt’altro che spontaneo, ma indotto per inconfessabili interessi multinazionali e geo-strategici (che in questo momento mirano tra l’altro all’indebolimento ulteriore dell’Italia e dell’Europa); l’”affare immigrazione” deve essere tolto dalle grinfie del sottobosco parassitario e sfruttatore (di qualsivoglia parrocchia politica e religiosa) che lo gestisce, e governato con regole chiare e rigidissime direttamente tra Stati, con accordi bilaterali e progetti di cooperazione e di crescita;

– le politiche energetiche di affrancamento all’egemonia del petrolio, che vadano nel senso di una diversificazione delle fonti di approvvigionamento, non esclusa l’opzione nucleare;

– gli investimenti, indispensabili e strategici, nello studio, nella ricerca e nello sviluppo, affinché tornino a supportare la competitività e l’eccellenza del genio italiano, e senza dei quali non può esservi rilancio e innovazione nel lungo periodo;

– una urgente riforma della Giustizia, che va resa efficiente, rapida (pur nel rispetto delle garanzie del nostro ordinamento giuridico) e libera dalle pressioni di una fascia della magistratura politicizzata e ostinatamente aggrappata ai propri privilegi;

– uno sguardo sempre attento al panorama geopolitico e strategico globale, sguardo indirizzato più alla Russia che agli Usa, più all’Eurasia che all’attuale Europa dei mercanti e dei mercati.

Ardui cimenti per uomini liberi, onesti e coraggiosi, che auspicano di trovare sul loro cammino volonterosi compagni di strada, forze giovani e competenti, che abbiano il bene comune della nostra Nazione e delle sue Genti come riferimento sulla propria bussola politica.

Al di sopra dei veleni, delle dicerie, del chiacchiericcio, delle cretinerie, dell’idiozia, ma soprattutto senza necessità di compiacere alcuno e senza paura di dispiacere a tutti…

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