Uteri in affitto

Da madre, una cosa che non mi riesce proprio digerire sono le "agenzie" per l'utero in affitto. "Le migliori madri surrogate dell'Ucraina", recita un famoso sito 
PIÙ DI 12.000 PAZIENTI DA TUTTO IL MONDO si vanta...

Un altro sito  parla di prezzi, come parlare di vendita di frutta fresca... "Proponiamo diversi programmi in base alle vostre esigenze e preferenze scegliendo l’opzione migliore per voi. Programma in Europa (Ucraina) offre un pacchetto "all inclusive", dove tutti i servizi organizzativi, medici e legali sono inclusi nel prezzo. "

Il top, il più gettonato è Gestlife che specifica: "È facile ascoltare nei mezzi di comunicazione i termini “utero in affitto” o “madre in affitto” quando i ventri e le madri non si affittano. Il termine corretto è maternità surrogata o gestazione surrogata. Una madre surrogata è una donna che accetta, mediante un accordo, rimanere incinta, con l’obiettivo di partorire e dare alla luce un bambino che sarà cresciuto come figlio proprio da una coppia o da un single. Si tratta di una maternità sostitutiva attraverso un contratto di gestazione."

Poi, il 7 maggio 2020... 

In un hotel di Kiev alcune stanze sono state allestite a reparto nido: 46 neonati, accuditi da personale professionale, aspettano l’abbraccio di chi li ha commissionati. Sono i figli dell’utero in affitto: i contratti con le madri surrogate sono scaduti con il parto e i genitori committenti stranieri non possono andarli a prendere a causa del blocco delle frontiere indotto dalla pandemia.

Il problema, in Ucraina, non riguarda solo coppie francesi, come raccontava l’altroieri il sito francetvinfo.fr: sono figli di coppie inglesi, spagnole, anche italiane, impossibilitate a raggiungere l'Ucraina dalla chiusura delle frontiere.

Il fatto, per quanto incredibile, è documentato da un video pubblicitario messo in rete il 30 aprile dalla clinica Biotexcom, che mostra decine di culle allineate ordinatamente e una torma di baby sitter, puericoltrici intente a nutrire e accudire i neonati. "Cari genitori, se ora non potete attraversare il confine e venire in Ucraina per prendere il vostro bambino, non disperate", dice una rassicurante giovane con la mascherina nella versione italiana del video. "Alcuni Stati sono già andati incontro ai propri cittadini ed hanno avviato il processo". L'avvocato dell'agenzia fa da consulente alle coppie e cerca di velocizzare le pratiche, suggerendo alle coppie di rivolgersi alle proprie rappresentanze diplomatiche e al proprio ministero degli Esteri, ma nel frattempo "l'amministratore dell'hotel Venezia, dove i nostri piccoli ospiti stanno aspettando i loro genitori, parla della vita quotidiana dei neonati". Le immagini mostrano come vivono i bambini, chi si prende cura di loro, in una sorta di allucinante vetrina di neonati infagottati. Un video pubblicitario utilizzato evidentemente per tranquillizzare i genitori committenti, ma che paradossalmente fa emergere una volta di più le storture della surrogazione di maternità. Di chi sono questi bambini? Che status hanno? Chi veramente ha la loro tutela?

Il video è finito sotto la lente della Rete Italiana contro l’Utero in Affitto, un network di associazioni femministe, che ha inviato una lettera all’ambasciatore italiano in Ucraina Davide La Cecilia e per conoscenza al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in cui si chiede «di verificare le effettive condizioni di salute dei bambini e quanti e chi siano gli italiani clienti di Biotexcom e di altre cliniche». L'altro elemento sottolineato dalla lettera è che la Gestazione per altri in Italia è un reato, così come la pubblicizzazione e la commercializzazione di gameti, e quindi non può essere «concesso alcun permesso speciale, in deroga al lockdown, per recarsi a “ritirare” i bambini». "I bambini non possono restare più a lungo in stato di abbandono, stipati come polli. Vengano affidati alle madri che li hanno partoriti o a famiglie che possano accoglierli".

Ma la questione non riguarda solo l'Ucraina, dove sono attive decine di agenzia che offrono servizi di intermediazione tra madri surrogate e coppie di genitori intenzionali. Ogni anno, infatti, circa 2mila coppie straniere – soprattutto composte da due uomini vista la legislazione più favorevole rispetto a quella ucraina – si rivolgono a madri surrogate statunitensi.

Il 14 marzo negli Usa è scattato il travel ban, il bando ai viaggi, e nessuna esenzione è stata prevista per i «genitori intenzionali» di bambini non ancora nati. Il sito Nbcnews.com nelle scorse settimane ha dato voce all’avvocata Melissa Brisman, titolare dell’agenzia di intermediazione Reproductive Possibilities, secondo la quale almeno 200 coppie sono in situazione di stallo. E con loro altrettanti (anzi di più, considerati i gemelli) bambini parcheggiati in un limbo e accuditi non si sa bene da chi. L’avvocata ha spiegato di aver chiesto a «organizzazioni caritative» di prendersi cura dei neonati che non avevano nessuno.

Un’altra organizzazione, Circle Surrogacy, con sede a Boston, ha 15 clienti internazionali con bambini nati dopo il lockdown. Al New York Times il presidente Sam Hyde ha detto che alcune coppie sono riuscite a entrare prima del travel ban, ma ora sono bloccate per la quarantena. Altre hanno dovuto interrompere il viaggio in una tappa intermedia: una coppia cinese, ad esempio, è ferma in Cambogia.

La preoccupazione, ovviamente, è per i bambini: chi si prende cura di loro? Che status hanno? Sono apolidi? Chi paga per eventuali spese mediche? Will Halm, dell’International Reproductive Law Group, il primo di aprile spiegava al New York Times che «il Piano A è che i genitori committenti riescano a entrare negli Stati Uniti prima del parto per partecipare al lieto evento. Se non faranno in tempo, passeremo al piano B, C e D». Il che vuol dire: amici o familiari residenti negli Stati Uniti, oppure operatori professionali a cui affidare il neonato finché le restrizioni ai viaggi non saranno allentate. In ultima istanza ci sono le stesse madri surrogate, che però non hanno obblighi legali. «Questi bambini non saranno abbandonati», conclude Kim Bergman, fondatore di Growing Generations, un’altra agenzia con decine di clienti internazionali. A pagamento, s’intende, perché gli affari sono affari anche quando la merce è un bebè appena nato.

Il problema esiste però anche all’interno dei Paesi: The Indian Express ieri dava notizia di 17 neonati parcheggiati nell’Akanksha Infertility Center, nel Gujarat, uno dei centri di surrogata più grandi del Paese: i loro genitori committenti, tutte coppie indiane in virtù della recente legge che vieta l’utero in affitto agli stranieri, non possono raggiungere la clinica a causa del lockdown. E i bambini aspettano.




Diciamo subito che 

La legge italiana non consente la maternità surrogata, eppure sempre più coppie vi ricorrono recandosi all’estero. Ecco alcuni dettagli di un business sempre più florido.

Utero in affitto: il business fiorisce in Europa e porta spesso ad onerosi viaggi della speranza per coloro che vogliono avvalersene ma non possono farlo nella propria nazione d’origine.  È il caso degli Italiani: la legge non consente a nessuno di cedere il proprio figlio a qualcun altro e, in caso di adozione, deve essere rispettato un iter lungo e complesso.

Come funzioni la maternità surrogata è noto; in gioco ci sono due parti le quali si accordano affinché un bambino venga al mondo e sia affidato ad una coppia che altrimenti non avrebbe potuto averlo. Dietro compenso o a titolo gratuito, una donna dunque accetta di farsi fecondare o di farsi impiantare un ovulo già fecondato e di portare avanti una gravidanza, rinunciando ad ogni diritto sul bambino che, una volta nato, sarà dato ai committenti.

La cosiddetta madre surrogata, quindi, può essere la madre biologica del nascituro come  no; stessa cosa vale per i committenti, che possono avere un legame biologico col bambino o meno. In alcuni casi, infatti, si può ricorrere ad un ovulo proveniente da un’altra donna, che viene impiantato nella surrogata, o al seme di un uomo diverso dal committente. Le delicate operazioni sono seguite da un ente specializzato, che collabora sia con cliniche che con studi legali al fine di curare non solo la parte squisitamente medica ma anche quella giuridica.

Provita e Famiglia ha pubblicato, ad esempio, il modello di un contratto-tipo stipulato in California, il quale si apre con la rinuncia da parte della madre surrogata ad ogni diritto genitoriale e con l’accettazione  dell’obbligo a diversi test medici e psicologici. Seguono poi i termini del pagamento e le spese rimborsabili, quali, ad esempio, quelle per l’abbigliamento, per gli spostamenti necessari alle visite mediche o per compensare i salari persi in caso di complicazioni.

I committenti talvolta  sono anch’essi tenuti a visite psicologiche che ne dimostrino l’idoneità; inoltre, possono avvalersi di tutta una serie di diritti nei confronti della madre surrogata:  le clausole spesso riguardano la dieta,  la pratica di esercizio fisico, la vita sessuale e altri aspetti dello stile di vita della donna. Alcuni desiderano che si segua un regime alimentare particolare, come quello vegano; altri che non si abbiano rapporti sessuali o che si abbiano solamente con un partner approvato dagli stessi committenti.

Vi è poi, solitamente, la clausola sull’aborto, che prevede che i committenti possano avvalersi di tale soluzione entro le 18 settimane anche senza addurre alcuna spiegazione. I committenti possono decidere di interrompere la gravidanza in caso di malformazioni, anomalie genetiche e, in alcuni casi, anche sulla base del sesso del nascituro. Possono eliminare gli embrioni in sovrannumero, prima della ventesima settimana. Sono loro a dettare legge, insomma.

Annullato anche un eventuale testamento biologico: in caso di disgrazia, i committenti potranno tenere in vita la surrogata, qualora la gravidanza sia al secondo o al terzo trimestre, in vista del benessere del bambino. Solo dopo il parto, il marito o i parenti prossimi della donna potranno decidere sul da farsi.

Se la surrogata dovesse venir meno agli accordi, sono naturalmente previste delle sanzioni: la restituzione delle somme già percepite, l’assunzione delle responsabilità per eventuali danni scaturiti dalla violazione, il risarcimento dei costi della fecondazione artificiale, e molto altro ancora.

Attualmente in Italia, la pratica dell’utero in affitto è vietata: la legge n. 40/2004, Norme in materia di procreazione medicalmente assistita, vieta  all’art. 12 comma 1 e 2 la surrogazione di maternità e al comma 6 ogni realizzazione, organizzazione o pubblicizzazione della pratica. La pena prevede la reclusione da 3 mesi a 2 anni e una multa da 600 mila a un milione di euro. Ciò che dunque sempre più spesso avviene è che molte coppie vadano nei Paesi che consentono la pratica e poi tornino chiedendo semplicemente la trascrizione dell’atto di nascita nei registri dello Stato civile italiano.

Ma chi sono le coppie che ricorrono all’utero in affitto? Gestlife, uno dei più noti studi legali che si occupa di mettere in comunicazione gli aspiranti genitori con le strutture site all’estero (soprattutto in Russia, Ucraina e Usa), è contattata da circa cinquecento persone ogni anno, di cui circa duecento intraprendono il percorso. In più della metà dei casi si tratta di coppie eterosessuali, circa il 45% omosessuali, molti meno i single: «Gli italiani che si rivolgono ogni anno “solo” a Gestlife sono un centinaio – ha dichiarato uno dei consulenti, protetto dall’anonimato -, certo non tutti intraprendono il percorso. Ma proprio a inizio febbraio è nato il primo bimbo italiano del 2019».

Centinaia di coppie si recano altrove per avere un figlio, dunque; meta più gettonata l’Ucraina. Diversi comuni hanno trascritto i certificati di nascita rilasciati all’estero, ma una recente sentenza emessa dalla Corte di Cassazione stabilisce che «Non può essere trascritto in Italia il provvedimento giurisdizionale straniero con cui sia stato accertato il rapporto di filiazione tra un minore nato all’estero mediante ricorso alla maternità surrogata e il genitore d’intenzione italiano». La dignità umana della gestante e l’istituto dell’adozione sono i valori primari da tutelare: «La tutela di tali valori, non irragionevolmente ritenuti prevalenti sull’interesse del minore, nell’ambito di un bilanciamento effettuato direttamente dal legislatore, al quale il giudice non può sostituire la propria valutazione, non esclude la possibilità di conferire rilievo al rapporto genitoriale, mediante il ricorso ad altri strumenti giuridici quali l’adozione in casi particolari (art. 44, 4° comma, lett. D, L. n. 184/1983)».

La pratica della maternità surrogata, d’altronde, lascia intravedere lo spettro della mercificazione del corpo femminile alla pari di un qualsiasi mezzo per guadagnarsi da vivere: ogni Stato ha le proprie leggi a disciplinare la pratica, ma in alcuni paesi, in Asia ad esempio, si tratta un vero e proprio business intrapreso da molte donne per necessità economiche.

Inoltre, accanto ai Paesi dove l’utero in affitto è lecito a determinate condizioni (Grecia, Gran Bretagna, Olanda, Albania, Polonia, Russia, Stati Uniti e Ucraina) esistono nazioni ove non vi è alcuna regolamentazione esplicita, come in Belgio e la Repubblica Ceca, ad esempio. I costi non sono poi elemento da trascurare: in linea di massima, nei paesi dell’est Europa sono più bassi di quelli di USA o Canada, tanto che in uno stato come l’Ucraina ci si può aggirare attorno ai 29 mila euro, mentre in America si parte dai 100 mila euro circa. (Da Utero in affitto il business) 


Come disse #POVIA 

Gender, immigrazione, vaccini e utero in affitto per creare nuovi schiavi, è evidente che i Poteri Forti puntano però ad obiettivi più ambizioni. Non solo la creazione di un “genere di stato” e di una nuova forma di cittadinanza “innaturale”. Con i vaccini e l’utero in affitto il NWO vuole indebolire il fisico degli esseri umani liberi per poterli sostituire con nuovi cittadini apolidi erranti, femminilizzati e nati fuori dal contesto della famiglia naturale.


A voi, cari lettori la scelta.
La mia vita, da donna e madre quale sono, grida NO al NUOVO ORDINE MONDIALE. 
Ad oggi non si hanno notizie dei 46 bambini, mentre il mondo intero si indigna, soltanto i loro pianti trafiggono... 


Commenti

  1. Finalmente una sentenza che spazza via ogni dubbio sul fatto che prima di tutto vanno tutelati i diritti dei bambini ad avere le cure materne dalla madre biologica,dalla scienza dichiarate indispensabili ad un sano sviluppo psico-fisico e ad avere un padre e una madre che gli forniscano validi modelli identificativi .
    ...
    madre surrogata costi

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    1. Cito dal sito da te scritto: "L'Ucraina è uno dei leader mondiali nel campo dell'inseminazione artificiale (FIV). L'alto livello di cultura della salute delle donne ucraine e i prezzi interessanti offrono ai CLIENTI il MIGLIOR RAPPORTO QUALITÀ -PREZZO... Parole che stridono alquanto e che fanno a pugni con l'essenza di mettere al mondo un figlio esclusivamente per Amore. No comment

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  2. Un conto è perdere un figlio per aborto spontaneo, un altro è portare a termine la gravidanza per VENDERE il proprio figlio. Con che coraggio si può lontanamente pensare di vendere il proprio figlio dopo averlo portato in grembo per nove mesi!
    Se io non avessi potuto diventare madre, per qualsiasi motivo, MAI avrei pensato di utilizzare l'utero di un'altra donna, MAI! Mi sarei messa il cuore in pace e avrei accettato la mia esistenza senza pargoli oppure, mi sarei attivata per l'adozione, considerando i tanti, troppi bambini abbandonati.

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