Polietilenglicole, (PEG) uno dei componenti che crea reazioni avverse

 Polietilenglicole, o PEG, è un composto dei vaccini per Covid-19 basati sull’RNA messaggero potrebbe essere uno dei componenti che crea reazioni avverse.

Nello specifico DICESI 

 polietilenglicole Polimero (noto anche con la sigla PEG) ottenuto per polimerizzazione anionica dell’ossido di etilene; è un polimero lineare, privo di effetti tossici e molto solubile in acqua e nei comuni solventi organici. I gruppi idrossilici terminali consentono di introdurre nella molecola del PEG una grande varietà di gruppi funzionali. Spesso, prima della funzionalizzazione, si preferisce convertire il PEG in monoetere metilico (mPEG), per evitare indesiderate reazioni di reticolazione. Il PEG (o il mPEG), dopo l’introduzione di specifici gruppi funzionali, può legarsi a numerose molecole organiche o macromolecole, di interesse biologico e farmaceutico, ottenute in sintesi organiche condotte in fase liquida, consentendo così una notevole semplificazione delle successive operazioni di separazione e purificazione. È sufficiente, infatti, l’aggiunta di etere per far precipitare dalle soluzioni organiche il PEG (o il mPEG) legato chimicamente al prodotto da separare. Inoltre, questo polimero, per effetto dei legami chimici che può formare con molte sostanze, è capace di esercitare spesso un effetto protettivo e stabilizzante su tali sostanze (anche per effetto della ‘gabbia’ di molecole d’acqua che si forma intorno alla catena polimerica), come accade, per es., nel caso dei liposomi impiegati per prolungare il tempo di permanenza dei farmaci nell’organismo umano. Per la sua proprietà di formare complessi con cationi metallici, il PEG viene utilizzato altresì come agente di trasferimento di fase in processi catalitici caratterizzati da elevate selettività e resa di reazione.

 Lo sapete vero, che se vi capita qualcosa dovete andare in un Centro Anti Veleni... Ammesso e non concesso possa servire 


La preoccupazione relativa al PEG potrebbe essere sopravvalutata – sostiene Moein Moghimi, un ricercatore di nanomedicina presso l'Università di Newcastle – queste reazioni avverse potrebbero anche essere generate da un meccanismo più convenzionale, legato alle reazioni del sistema immunitario sollecitato nel sito di iniezione”.

I CDC raccomandano intanto di non somministrare i vaccini Pfizer o Moderna a chiunque abbia una storia di grave reazione allergica a qualsiasi componente del vaccino, per cui l’analisi costi-benefici dovrà essere valutata attentamente, e nei casi in cui esiste il sospetto di una reazione anafilattica i soggetti dovrebbero rimanere nel sito di vaccinazione per 30 minuti dopo l'iniezione in modo da poter essere trattate in caso di necessità.


“L’anafilassi si manifesta rapidamente – conclude Philips – per cui, se siamo attenti, possiamo riconoscere i sintomi ed essere preparati”. 

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