STORIA :Vaccini ed evidenze epidemiologiche
Ognuno poi, tragga le proprie conclusioni...
Si dice che “solo chi ha visto l’inizio delle cose può capire il presente”. Ebbene, dal momento che lo sviluppo dei vaccini continua nel Ventunesimo secolo, e poiché sono passati oltre 215 anni da quando la vaccinologia fu lanciata dalle osservazioni di Edward Jenner sul vaiolo bovino, è utile contemplare il passato. Soprattutto in questa fase. Ciò è tanto più vero in quanto, soprattutto in questa fase, assistiamo ad una gran quantità di innovazione scientifica, con l’esplosione di nuove
potenziali strategie per lo sviluppo di vaccini basati sull’ingegneria genetica e la speranza che la biologia dei sistemi e la biologia strutturale ci diranno quali geni devono essere sovraregolati o sottoregolati e quali sono le contromisure antigeniche necessarie per ottenere una risposta immunitaria effettivamente protettiva ed al tempo stesso sicura. Tuttavia, mentre il futuro si svolge, il passato viene a volte deprecato: “Ciò che è accaduto nel passato è che la maggior parte dei vaccini è stata fatta empiricamente senza una vera logica immunologica” e “Non sappiamo davvero come fare i vaccini in modo prevedibile. È ancora un po’ di magia nera“. Anche se queste affermazioni sono, in parte vere, per la storia dei vaccini si spera in uno sviluppo d’avanguardia in termini di loro efficacia e sicurezza.
Dalle intuizioni del contadino Benjamin Jesty e del medico Edward Jenner, che dedussero che il bovino proteggesse dalle devastazioni del vaiolo, a Louis Pasteur, che scopri l’attenuazione usando l’organismo causativo del colera del pollo (ora noto come Pasteurella), fino ai pionieri della tecnica della coltura di virus in colture cellulari John Enders, Frederick Robbins e Thomas Weller, attraverso cui venne prodotto il vaccino della polio per giungere prepotentemente ai giorni d’oggi, dove la comunità scientifica presta sempre più attenzione allo sviluppo di nuovi vaccini ma anche agli studi per la loro efficacia e sicurezza, il passo è stato breve ma anche particolarmente arduo per non dire impegnativo. E proprio parlando di storia, l’analisi di alcuni grafici prodotti da diversi enti internazionali di statistica ci aiutano a fotografare, epidemiologicamente, l’efficacia dei vaccini nel tempo, fin dagli albori del Ventesimo secolo.
Secondo i dati pubblicati dal Public Health England relativo alla notificazioni di nuovi casi di morbillo in Inghilterra e in Galles evidenzia che l’introduzione del vaccino nel 1968 ha indotto un lieve cambiato nell’andamento della curva di casi notificati. L’introduzione del vaccino trivalente MMR (morbillo, parotite, rosolia) nel 1988 mantiene i valori intorno ad un plateau fino al 2010. Il grafico mostra anche la percentuale di copertura vaccinale (linea tratteggiata).
Il grafico è quello dell’Historical Statistics USA e si riferisce all’andamento della mortalità per influenza e polmonite a partire dall’anno 1960. La mortalità mostra avere un andamento calante fino al 1978. La vaccinazione antinfluenzale inizia nel 1972 e dal 1978 la mortalità mostra un andamento crescente seppur vi fosse una crescente copertura di vaccinazione.
Il grafico è dell’Ufficio Nazionale di Statistica britannico e riporta la mortalità per scarlattina (ad oggi non esiste vaccino) e per vaiolo a partire dal 1838. Il grafico mostra in modo suggestivo un picco di mortalità di seguito alla introduzione della legge sulla vaccinazione obbligatoria nel 1853.
Il grafico dell’Ufficio Nazionale di Statistica Britannico mostra la mortalità relativa per tetano a partire dal 1901. Il vaccino introdotto di routine nel 1961 non mostra influenzare la curva di mortalità.
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