Meluzzi: vero pericolo non è la pandemia
Un mondo trasformato in «una poltiglia in cui tutto si mescola per non avere più nessuna identità», in cui la famiglia diventa l’obiettivo da colpire e da distruggere, un mondo che assomiglia sempre più ad un incubo, la visione delle profezie di santi, mistici, veggenti che diventa storia. Alessandro Meluzzi, psichiatra, docente, scrittore, politico, criminologo, primate Metropolita Chiesa Ortodossa Italiana, voce sempre controcorrente e sempre forte, non ha dubbi sul fatto che siamo sull’orlo del baratro, ma non a causa della pandemia, creata appositamente per rendere ancora più succubi e “ammansite” intere nazioni. Immagine apocalittica, catastrofista, complottista? No, ribatte lui. Basta volgere lo sguardo intorno, essere onesti e guardare in faccia alla realtà. Lo ha fatto anche nel suo ultimo libro, dal titolo esplicativo Attacco alla famiglia (edito da Altaforte pp.160, euro 15).
La famiglia è sotto attacco, lei sostiene. Perché e da chi viene presa di mira?
«Famiglia significa identità valoriale, identità culturale, rappresenta la base di ogni comunità, portatrice di senso e una garanzia per il futuro. Colpirla, volerla annientare corrisponde al desiderio delle elites culturali ed economico-finanziarie che aspirano a cancellare ogni differenza e creare una sorta di brodo primordiale, una cultura di massa omologata in cui tutto si scioglie, in cui il pensiero annega, anzi si disgrega. L’ideologia del capitale, del globalismo e del politicamente corretto vorrebbe annientarla per poi ridurre la società stessa a un grande mercato dove l’individuo non è più membro di una comunità, ma soltanto un codice a barre. Allora ecco l’utero in affitto, la compravendita di bambini».
In questa “strategia” si inserirebbe anche la teoria gender? E come si colloca il movimento Me too per i diritti delle donne?
«Si tratta della stessa strategia, che mira alla distruzione del reale rapporto uomo-donna. Che poi significa negare la possibilità di far nascere e crescere dei bambini, la negazione del piacere fisico, delle differenze che sono naturalmente alla base dei reali rapporti umani».
La fede può arginare quello che lei individua come un disegno già in atto per disgregare la nostra civiltà?
«Non mi pare davvero, il mondo cattolico è diviso più che mai e la chiesa bergogliana è stata a sua volta conquistata da questa ideologia globalista e disgregatrice. Oppongono più opposizione gli ortodossi, gli evangelici».
Dal suo punto di vista, dunque, non c’è modo di opporsi a tutto questo?
«No, non c’è altro da fare se non resistere, ma con molto realismo, anzi con crudo realismo, dico chiaro e tondo che si tratta di una resistenza destinata a perdere, nel breve e medio termine. Siamo entrati nel tempo dell’abominio, del regno delle tenebre. Un evento che è stato profetizzato con molta precisione, dunque non bisogna stupirsi di quel che sta accadendo. Sarà un tempo dominato dalle forze del male, di cui però non si ha consapevolezza in generale. Una volta l’instrumentum regni del potere era la paura della gente per quello che poteva succedere nell’altra vita, la paura di essere condannati all’inferno. Oggi lo strumento per dominare è la paura del contagio».
Non lascia nessuno scampo
«È arrivato il tempo delle catacombe, delle persecuzioni. Non è facile rivestire il ruolo di profeta inascoltato, isolato, sbeffeggiato, ma bisogna dire la verità, la gente lo chiede. Bisogna resistere, pregare, coltivando la speranza che tutto questo finirà».
Non le importa essere tacciato di complottismo, di integralismo o fanatismo, e di molto altro ancora?
«Cosa vuole che mi importi di accuse, insulti io guardo alla realtà. Non mi sto inventando nulla, nè sono il primo a parlare di questi argomenti. In realtà, io mi sono limitato a fare quello che si fa con quei giochi in cui si uniscono vari punti e a far così apparire una figura complessiva. E che questa figura è inquietante non è un mio giudizio, ma è un fatto».
In questa visione da brivido, quale ruolo ha il capitolo immigrazione?
«L’Italia finirà con il diventare un grande hotspot. Sarà una catastrofe, non solo demografica, culturale, soprattutto economica: queste persone non vengono a pagarci le pensioni ma a prendere le pensioni, approfittando del nostro welfare che ha una tradizione lunga e consolidata. L’Italia non è il ventre molle, è il ventre ultra-molle di questa Europa, con alle spalle confini blindati, mentre i nostri non lo sono affatto, come si vede ogni giorno, con gli sbarchi continui di clandestini. È stato deciso in qualche modo che questo sia un grande campo profughi, un grande hotspot della migrazione africana e afro-islamica».
Il mio personale pensiero
A dirlo non sono solo io ma il prof. Meluzzi, il che significa che nessuno ci può tirare fuori da questo incubo. L'unico modo è che #Trump e #Putin #insieme facciano piazza pulita di questo schifo immondo... Nel frattempo, molti li perderemo per strada, molti si ammazzeranno, sarà una strage... Non so onestamente se riuscirò a vedere la fine di questa dittatura... Potrebbero volerci anni, decenni...
Statene certi, la cosa non si può "risolvere" dall'oggi al domani, nemmeno se #Trump vincesse. Fino a dopo il 2023 di sicuro si andrà avanti in questo modo dittatoriale.
Auguri!
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