Facciamo chiarezza sui DPCM

Come ormai tutti sanno, Dpcm è l’acronimo di «Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri» ed è una cosa ben diversa da una legge, anche se con questa ha più di un punto in comune.

Cosa sono i Dpcm

I Dpcm sono atti con cui vengono emanate norme giuridiche, vincolanti per la collettività. Alla classica domanda se un Dpcm è obbligatorio bisogna rispondere affermativamente: anche i Dpcm devono essere rispettati da tutti i cittadini.

La profonda differenza tra i Dpcm e la legge sta nel fatto che i primi sono “atti amministrativi” e non “legislativi”: l’autorità che li emana, cioè, è un organo della pubblica amministrazione – ossia il presidente del Consiglio – e non invece il Parlamento. Ma questo non toglie che il Dpcm sia vincolante e ciò proprio perché la nostra Costituzione riconosce al presidente del Consiglio un limitato potere di emanare norme, così come lo riconosce ad ogni singolo ministro con i cosiddetti decreti ministeriali. Ogni giorno, tutti noi, nel rispettare le regole di comportamento e nel rivendicare i nostri diritti, non facciamo altro che applicare leggi, decreti legge, decreti legislativi e numerosissimi decreti ministeriali che attuano i primi. Si pensi che lo stesso regolamento di attuazione del Codice della strada è di provenienza amministrativa. E così anche le regole sui rumori, diverse norme sul funzionamento delle assicurazioni, delle banche, sul lavoro e sulla previdenza e così via.

Quando ci affacciamo in un’aula del tribunale per chiedere il rispetto dei nostri diritti, non sempre tutto ciò che rivendichiamo proviene da una legge, ma in buona parte anche da decreti ministeriali. Ed è chiaro che se riconosciamo valore agli atti amministrativi nel momento in cui pretendiamo tutela da un giudice dobbiamo essere anche pronti a rispettarli nel momento in cui ci impongono dei doveri.

Del resto, è noto che, laddove c’è un diritto in capo a un cittadino, esiste un dovere in capo ad un altro. Un po’ come le salite e le discese: per ognuna delle due c’è anche l'altra.

Quindi, i Dpcm sono vincolanti e obbligatori. Questo è un punto fermo da cui dobbiamo partire se non vogliamo cadere nell’errore di dire fesserie come oggi, in giro, se ne sentono molte.

Del resto, il fatto che i diritti e i doveri non provengano solo dalle leggi e dai decreti del Governo lo intuiamo se ci guardiamo intorno e consideriamo, magari, altre fonti del diritto come leggi regionali e regolamenti comunali. Gran parte dei regolamenti in materia di imposte sulla casa provengono dai nostri Comuni e nessuno mette in discussione la loro autorità. Si pensi, ad esempio, ai regolamenti sulla Tari e sull’Imu, tasse che comunemente paghiamo.

Che differenza c’è tra un Dpcm e una legge

È chiaro, comunque, che un Dpcm non è una legge: se così non fosse, se non ci fosse alcuna differenza, avremmo che il nostro presidente del Consiglio vanterebbe gli stessi poteri del Parlamento e sappiamo che ciò non è vero. Ma la differenza tra Dpcm e legge non riguarda il cittadino il quale è tenuto a rispettare l’uno allo stesso modo dell’altro. Non perché una regola è imposta da un Dpcm è meno “obbligatoria” di una dettata da una legge. L’uomo comune è soggetto, con la stessa categoricità, ad adempiere tanto alle norme di carattere amministrativo quanto a quelle di natura legislativa.

La differenza è, invece, per chi emana tali norme perché, nel farlo, deve rispettare una cornice di rango superiore. Il Parlamento deve rispettare la Costituzione; il presidente del Consiglio, così come i ministri, devono sì rispettare la Costituzione, ma anche la legge.

Cerchiamo di spiegare meglio.

Le norme del diritto, in Italia, sono strutturate come una sorta di piramide (la piramide delle cosiddette fonti del diritto) dove, al vertice, c’è la Costituzione e, via via che si scende, troviamo fonti di carattere subordinato, tenute a rispettare i principi delle fonti che stanno sopra. Questa gerarchia è determinata sulla base del soggetto che emana la norma giuridica.

Nel considerare i diversi soggetti autorizzati dalla Costituzione ad emanare norme giuridiche avremo sicuramente notato che alcuni sono particolarmente importanti: pensiamo al Parlamento che rappresenta l’intera comunità nazionale. Altri lo sono un po’ meno. Pensiamo agli organi comunali che rappresentano solo la comunità locale composta, talvolta, da poche migliaia di persone. Nel nostro ordinamento, le norme giuridiche sono gerarchicamente ordinate. Esse hanno un valore diverso in funzione della fonte da cui provengono.

Sul piano pratico, il diverso valore non implica però che alcune siano vincolanti e altre no, ma che nessuna norma proveniente da una fonte di grado inferiore può porsi in contrasto con una norma proveniente da una fonte di grado superiore. È un po’ come dire, rapportandosi alla gerarchia miliare, che un ordine del caporale non potrà mai porsi validamente in contrasto con un ordine del generale.

Attenzione a questo passaggio: non spetta al cittadino stabilire se una norma secondaria è in contrasto con una norma di rango primario o con la Costituzione. Finché la norma esiste, il cittadino deve rispettarla. Se una legge viola la Costituzione, il cittadino deve obbedirla fino a quando non interviene la Corte Costituzionale a cancellarla per sempre: prima di quel momento, la legge è vincolante. Così, se una norma di rango amministrativo viola la legge, il cittadino la deve rispettare a meno che non ricorra dal giudice e ne chieda la disapplicazione.

FONTE


Il mio personale pensiero 

Per questo motivo hanno prorogato lo stato di emergenza. Con questo infallibile sistema possono andare avanti all'infinito...

Come tutti i regimi la prima cosa che viene fatta è l'esautorazione del Parlamento, togliere cioè ogni autorità e competenza. 

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