Stefano Montanari

 

Stefano Montanari: ecco che cosa è successo  a Rete4

Mettiamola così: è stato un esperimento. Non senza discussioni con il gruppetto che collabora con me e non senza molta riluttanza ho accettato di concedere un’intervista all’emittente televisiva Rete 4.
Molto in breve: una tale che si è qualificata come giornalista è arrivata in compagnia di due tecnici nel mio laboratorio e mi ha intervistato per un po’ più di un’ora e mezza.
Malauguratamente si trattava di una giovane priva delle nozioni più elementari di medicina, di biologia, di farmacologia e, insomma, di tutto il bagaglio culturale di minima indispensabile per affrontare un tema come quello che mi aveva proposto. Ammetto di non aver provato la minima meraviglia, stante il fatto che il livello dei personaggi che fanno “informazione” è quasi di regola quello.

La mia illusione o, almeno, il nocciolo di quello che ho chiamato esperimento era vedere come si sarebbe comportato chi avrebbe allestito la trasmissione.
In quell’ora e mezza d’intervista io ho spiegato il perché le mascherine non solo non servono ma sono dannose, e l’ho fatto sulla base di risultati personali come una ricerca eseguita insieme con il CNR e come osservazioni nostre di microscopia elettronica, e di dati scientifici universalmente noti, a partire dall’ipercapnia e dalla conseguente acidosi. Ho spiegato il perché intubare i pazienti è un errore, e l’ho fatto essendomi occupato per una ventina d’anni, non sulla carta ma in prima linea, del problema della tromboembolia polmonare. Ho spiegato come l’inquinamento e l’ipervaccinazione abbiano contribuito ad innescare la patologia. Ho fatto notare come i virologi abbiano evidentemente fallito nel loro compito, visto che il problema è stato affrontato da loro e i risultati sono quelli che loro stessi denunciano. Ho spiegato perché il lockdown abbassa le difese immunitarie, e l’ho fatto sulla base di quanto la medicina conosce da almeno 25 secoli. Ho fatto notare come cremare i cadaveri sia non solo un errore ma costituisca la distruzione di prove fondamentali, e ho riferito ciò che è accaduto tra noi e l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo che non ci ha consegnato i campioni delle autopsie perché noi le potessimo analizzare al microscopio elettronico.

Ho spiegato perché i vaccini non sono sperimentabili e quella che si spaccia per sperimentazione è qualcosa di estremamente parziale e scarsamente significativo. Ho poi consegnato una stampa di dati ufficiali (Istituto Superiore di Sanità) che dimostrano con chiarezza come i tamponi siano inattendibili, e la stampa di un articolo scientifico statunitense con i risultati di una ricerca che dimostra come la vaccinazione antinfluenzale aumenti, e non di poco, l’incidenza di patologie, l’ospedalizzazione e la mortalità.
Nulla di tutto questo è passato: un’ora di chiacchiere in cui ci si dava ragione l’un l’altro e la mia ora e mezza si è ridotta a pochi secondi in cui sono stati trasmessi brevissimi frammenti di frasi fuori di contesto, senza alcuna spiegazione e, dunque, incomprensibili, secondo una tecnica ben nota.

Naturalmente non è stato possibile sostenere alcun contraddittorio e tutto è filato secondo una sorta di pensiero unico in cui idee che potevano essere opinabili ed altre palesemente assurde erano accolte come verità su cui, per consenso comune dei partecipanti, era impossibile discutere e, dunque, non si discuteva.
Personaggi che non hanno al loro attivo una sola scoperta scientifica e che, per questo, con la scienza non possono avere a che fare (si veda la definizione data da Enrico Fermi) hanno ridacchiato di fronte a ciò che il programma aveva mostrato per quanto mi riguardava e uno di loro ha sbrigativamente definito il tutto come “fesserie”. Il filosofo di turno, poi, ha mostrato come per lui mezzo millennio di epistemologia sia trascorso invano, e il politico ha fornito l’ennesima spiegazione del perché ci sia molto da cambiare in quel campo.

Un esperimento, ho detto, e, come tutti gli esperimenti, anche questo è stato proficuo, dimostrando come sia ingenuamente inutile illudersi che il regime, tetragono e, in termini pratici, senza opposizione com’è, possa concedere spiragli. Un dato ulteriore che è stato possibile ricavare è stato il constatare quale sia il livello culturale, intellettuale e morale di chi viene definito scienziato e in quella veste venga accettato.
Come faccio ormai da anni, il mio invito ad un confronto pubblico secondo le regole della lealtà scientifica resta aperto, anche se so perfettamente che ora, come, del resto, è sempre stato, non verrà preso in considerazione.
Ognuno si faccia un’opinione.”

Stefano Montanari

FONTE



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