Covid 19: chiediamo ad Aifa di ripristinare l'uso dell'idrossiclorochina
La recente pandemia da Covid 19 ha reso manifesta la necessità della gestione territoriale della malattia. È ormai chiaro a tutti che per vincere la battaglia contro il virus è indispensabile l'intervento in prima battuta del medico di famiglia, per attivare i necessari percorsi diagnostici e terapeutici.
Al momento attuale non sono disponibili cure di provata efficacia da somministrare a domicilio. Perché l'unica terapia che Aifa aveva autorizzato a domicilio, quella a base di idrossiclorochina, è stata bloccata. È successo il 26 maggio, dopo la pubblicazione di uno studio su The Lancet, che è stato ritirato 13 giorni dopo.
Nel frattempo, i medici di base tedeschi, che a marzo avevano somministrato 1.060.000 dosi di idrossiclorochina, hanno continuato a prescriverla. Negli Stati Uniti, a inizio agosto tre Stati hanno revocato il divieto di utilizzo del farmaco. In Cina, il 19 agosto le linee guida della Commissione di salute nazionale hanno continuato a raccomandare il principio attivo per i pazienti affetti da Covid 19. E il 21 settembre la stessa rivista The Lancet è tornata sui suoi passi, con uno studio in cui si sostiene che l'idrossiclorochina riduce la mortalità.
In Italia Aifa è rimasta ferma sulle sue posizioni, basandosi su studi svolti in contesti ospedalieri e che comunque non hanno evidenziato una tossicità della molecola. Ora che la seconda ondata della pandemia ha investito in pieno il nostro Paese, resta il problema di come gestire a domicilio i quadri clinici di lieve e media entità, considerando che i ricoveri ospedalieri non sono già più sostenibili.
Per salvare vite umane, chiediamo che Aifa ripristini l'utilizzo di idrossiclorochina per i pazienti a domicilio nelle primissime fasi della malattia, eventualmente anche con procedura d'urgenza. In caso contrario, invitiamo l'Agenzia a fornire protocolli condivisi di trattamento praticabili sul territorio.
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