Covid, ecco quanto ha danneggiato gli “altri malati”
Tutti sul Covid, tutti sull’emergenza – o presunta tale, vista la letalità media mondiale e la difficoltà di stabilire quanto il virus sia stato realmente decisivo per molti decessi di patologie già esistenti e serie – ma c’è un mondo, quello degli “altri malati” che subisce un collasso decisamente superiore.
Covid e “altri malati”: il caso degli screening oncologici
A parlarne è Antonio Grizzuti su La Verità, in un articolo che denuncia il rinvio, solo nei primi 9 mesi del 2020, di ben 2 milioni di screening oncologici. Si legge testualmente:
Per l ’esattezza, sono 2.118.973 gli screening effettuati in meno nei primi nove mesi del 2020, anche se “il quadro complessivo appare molto eterogeneo” e “con grandi differenze tra le Regioni”. Sono tre le categorie prese in esame dal rapporto. La situazione peggiore riguarda i controlli per il tumore del colonretto: 1,9 milioni di soggetti invitati in meno (-42%), 967.000 test persi (-52,7%) e un ritardo accumulato pari a 4,7 mesi. Tradotto in termini di diagnosi mancate, si parla di 1.168 carcinomi e 6.667 adenomi avanzati in meno. Segue poi lo screening del tumore del collo dell’utero, con -1,1 milioni di soggetti contattati (-40,5%), oltre mezzo milione di test effettuati in meno e 2.383 lesioni Cin2+ perse. Regge meglio l’urto – si fa per dire – lo screening del tumore alla mammella, quasi 1 milione di persone invitate in meno (-34,5%), oltre 600.000 test effettuati in meno e 3,9 mesi di ritardo accumulati. Per questa categoria l’Ons stima che le diagnosi perse siano pari a – 2.793 carcinomi. Complessivamente, dunque, si stima che l’impatto della pandemia sulle attività di screening sia quantificabile, nei primi 3 trimestri dell’anno passato, in 4 milioni di italiani invitati in meno, e circa 13.000 diagnosi in meno.
Un terremoto, a quanto pare. Che coinvolge tante persone innocenti, che si aggiungono ai lavoratori a rischio povertà, nel quadro della tragedia – dal sapore folle – che ci accompagna da ormai un anno. Dodici mesi in cui quasi 28 milionii di italiani hanno subito rinvii e ritardi, altri 13 milioni hanno dovuto annullare le visite, 3 pazienti su 4 nel campo dell’urologia e 8 pazienti su 10 in campo gastroenterologo.
Covid e cardiopatici ignorati
Lo aveva riportato già l’ANSA a maggio 2020, riportando il dato drammatico dei morti di infarto triplicati nei primi mesi del Covid. Lo ha ribadito l’AGI a novembre, riportando le parole del FOCE (Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi):
“Denunciamo la gravissima situazione che si sta determinando negli ospedali del nostro Paese a danno dei pazienti cardiologici a causa della pandemia. Dalla Lombardia alla Sicilia vengono ridotti i posti letto cardiologici per fare posto ai pazienti Covid, addirittura vengono chiuse intere unità di terapia intensiva cardiologica (UTIC) e convertite in terapie intensive per pazienti Covid. L’intasamento dei Pronto Soccorso ed i percorsi promiscui in questi servizi di pronto intervento, che provocano i contagi del personale medico ed infermieristico, stanno inoltre determinando la paralisi delle attività di importanti hub cardiologici. Non possiamo permettere che si protragga questa situazione, il rischio concreto è di avere nelle prossime settimane più morti per infarto che per Covid perché le patologie cardiovascolari sono tempo-dipendenti”.
Il Covid, con i suoi 2 milioni e mezzo di morti mondiali su quasi 8 miliardi di persone, ha insomma provocato cifre davvero inquietanti per gli “altri malati”. Covid e “altri malati” è un binomio di cui, però, sulla stampa mainstream si parlerà molto poco. D’altronde, chi non preferirebbe continuare con questa conta quotidiana di positivi in larghissima parte asintomatici?
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