Terremoto privacy nel decreto Capienze, PA senza freni: ecco gli impatti
Arriva l'attacco alla privacy con il decreto capienze (le riaperture) firmato dal governo il 7 ottobre. “Sono state introdotte, in coerenza con il quadro europeo, alcune semplificazioni alla disciplina prevista dal decreto legislativo 196/2003 del trattamento dei dati con finalità di interesse pubblico. Sono stati ridotti a 30 giorni i termini per l’espressione dei pareri del Garante in merito al PNRR. È stata inoltre potenziata la competenza del Garante al fine di prevenire la diffusione di materiale foto o video sessualmente espliciti.” Il Decreto afferma che il trattamento di dati personali da parte di un’amministrazione pubblica (o società a controllo pubblico) è sempre consentito se necessario per l’adempimento di un compito svolto nel pubblico interesse. L’interesse pubblico, come specificato anche dal GDPR, deve essere però definito da una norma di legge. Allo stesso modo, anche le finalità del trattamento di dati dovrebbero essere definite con atto legislativo (Considerando 45 GDPR).
Questa modifica invece permetterebbe alla PA di trattare dati personali sempre e comunque, a prescindere da una specifica norma di legge. Ma c’è di più. La pubblica amministrazione dall’11 ottobre potrà anche determinare le finalità del trattamento, pur se non espressamente definite da norma di legge o di regolamento. Quindi con un semplice atto amministrativo qualsiasi ente pubblico potrà arbitrariamente (“in coerenza al compito svolto o al potere esercitato”) definire il motivo per cui sarà necessario trattare dati personali dei cittadini, Ma non basta.
Dall’11 ottobre sarà anche permessa la comunicazione di dati personali tra enti pubblici anche se non formalmente prevista da una norma di legge, purché sia “necessaria” all’esecuzione del compito di interesse pubblico. Chi decide quando e cosa è necessario, se non la legge?
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