MODELLO CINA :La strategia di Hong Kong contro il Covid «è un incubo» per madri e bambini
Imboscate notturne per i tamponi, intere famiglie murate in pochi metri quadrati, neonati strappati al seno della mamma, piccini isolati in ospedale legati ai letti. Le regole ferree della città tengono testa al virus, ma a che prezzo?
Non appena Ariel ha varcato la soglia del reparto ospedaliero in cui erano stati isolati i suoi due bambini asintomatici, le è preso un colpo. I suoi figli, di uno e cinque anni, erano stati legati al letto e lì giacevano, coperti di sporcizia, ciascuno con un pannolino addosso. Ariel aveva fissato incredula il suo primogenito ed entrambi erano scoppiati a piangere.
La donna ha accettato di raccontare alla Cnn sotto falso nome la sua storia, uguale a quella di centinaia di madri che in questo momento ad Hong Kong restano intrappolate nelle efficacissime e inflessibili misure di prevenzione dei contagi: sono passati oltre 14 mesi da quando è stato identificato il primo positivo al Covid eppure le restrizioni non sono mai state allentate. Anzi. Qui chiunque risulti positivo al virus, bimbi inclusi, deve andare in ospedale, mentre tutti i contatti “stretti”, anche quelli che risultano negativi, vengono reclusi in campi di quarantena gestiti dal governo e lì restare fino a un massimo di 14 giorni.
Le mamme interrompono l’allattamento
«È pazzesco», ha raccontato un’altra madre alla Reuters. La donna ha dovuto interrompere bruscamente l’allattamento al seno del suo piccolo di sette mesi una settimana fa, quando le è stato diagnosticato il Covid. Nessun sintomo del virus, in compenso le è salita la febbre a causa della mastite dovuta all’ingorgo del latte. E come lei sono dozzine le mamme che nelle ultime settimane hanno visto il governo strappare loro bimbi anche molto più piccoli, 100 casi di separazione sono solo quelli contati dallo scienziato Shahana Hoque-Ali che fornisce supporto alle madri in quarantena. Oggi si contano 120 tra bambini e adolescenti “confinati” a Hong Kong, 118 sotto ai 18 anni reclusi in strutture che domenica scorsa contavano 1.378 persone. E sono quasi cinquemila i genitori che si sono registrati sul sito di una petizione online che scongiura il governo di consentire ai bambini più piccini una “quarantena domestica”.
Le “imboscate notturne” per i tamponi
Le regole ferree di Hong Kong prevedono 21 giorni di isolamento in una struttura alberghiera (a spese proprie) per chiunque arrivi in città. Spiagge blindate, i ristoranti chiudono alle 22, vietatissimi incontri a casa e riunioni superiori a 4 persone, a prescindere da mascherine e distanziamento. Il governo della città procede a “imboscate”, presentando funzionari in condomini e quartieri a sorpresa e anche in piena notte per sottoporre tutti a tampone. C’è poco da discutere sui risultati. In una città di oltre 7 milioni di persone sono stati identificati solo 11.300 casi e si sono seppelliti 200 morti, e senza alcun lockdown duro. Ma a che prezzo?
I piccoli legati al letto di Ariel
Ad Ariel avevano assicurato che infermieri e medici si sarebbero presi cura dei suoi bambini. Quando la madre li ha ritrovati, legati da giorni al letto con i pannolini, un’infermiera ha spiegato che questo era il protocollo: non c’è manodopera sufficiente e adeguata per prendersi cura dei bambini isolati e nessuno vuole prendersi il Covid. Il panico contagi è esploso quando la scorsa settimana è scoppiato un focolaio in una palestra del quartiere bene di Sai Ying Pun: banchieri e insegnanti che frequentavano il centro sportivo sono stati allora “deportati” nei campi di quarantena di tutto il territorio, molti chiusi in stanze di 18 metri quadrati con tutta la famiglia, bimbi piccolissimi compresi (così 860 “contatti stretti” e a 2.200 persone che vivevano nei loro condomini è stato ordinato di sottoporsi ai test).
Famiglie murate vive in quarantena
Non possono mettere il naso fuori dalla porta: i pasti vengono consegnati a orari precisi, per chi sgarra sono multe e perfino il carcere. Le foto pubblicate dalla Cnn mostrano stanze minuscole con lettini ammassati, genitori sdraiati con neonati e bambini, niente tv, solo vestiti e scatolette su tavolini da campeggio. Il dipartimento della salute si è rifiutato di commentare le storie diffuse dall’emittente ribadendo che i familiari di un contatto positivo «devono essere trattati come contatti stretti e pertanto sottoposti a quarantena nei centri deputati». A decidere se i bambini più piccoli potranno restare con i genitori e solo in circostanze «straordinarie» dovrà essere l’ospedale di riferimento. Di più: alle migliaia di proteste che stanno pervenendo al dipartimento, la città di Hong Kong ha risposto ribadendo che «queste misure salvaguardano il benessere della comunità » e «ogni decisione è stata presa nell’interesse dei bambini e delle loro famiglie».
Senza culla e senza frigo
Molti stranieri residenti in città, soprattutto americani (il consolato degli Stati Uniti è stato chiuso dopo che due membri del personale sono risultati positivi), minacciano ora di andarsene. Zelante ma disumana, la strategia del governo ha di fatto combattuto il virus rinchiudendo per settimane e senza un refolo d’aria intere famiglie. Molti apprezzano. Il governo ha anche aperto a chiunque abbia più di 30 anni la prenotazione del vaccino. Per capire l’efficienza del tracciamento: dopo che una mamma inconsapevolmente “contagiata” nella palestra di Sai Ying Pun ha accompagnato il figlio a un’oretta di giochi organizzati da un istituto per bambini, otto piccoli insieme ai rispettivi genitori sono finiti in quarantena. Anche se risultati negativi. Tra questi Nick e Kylie Worley che hanno raccontato al South China Morning Post di essere stati condotti col figlioletto di 15 mesi in una stanza senza culla e senza frigorifero per conservare il latte o altri generi alimentari.
Il kit di paraspigoli
Per giorni il bambino ha urlato come un pazzo, smesso di dormire e di mangiare, «non siamo contro la quarantena, solo che farla così con un bambino… è un po’ crudele», ha balbettato la mamma. Qualcuno sostiene che il problema sia che ai bambini sotto i due anni non è raccomandata la mascherina: qualche genitore presente al pomeriggio di giochi l’ha invocata, «ci saremmo risparmiati le conseguenze». L’istituto che ha organizzato il pomeriggio non ha potuto che inviare kit di “sopravvivenza” ai genitori reclusi, compresi dei “para angoli” in plastica per proteggere i bambini dagli spigoli: fa ridere, ma in queste stanze della quarantena gli incidenti da spigoli aguzzi, chiodi e bordi affilati in cui incorrono i piccoli sono i più denunciati.
«È un incubo assoluto»
La maggior parte dei bambini non finisce tuttavia in quarantena preventiva con mamma e papà: se un genitore è positivo i piccoli di qualunque età vengono portati negli istituti del governo, lontano dalle proprie case e in un posto sconosciuto. «È un incubo assoluto, è proprio un tale casino» ha denunciato un papà alla Reuters. Domenica scorsa a una classe di 35 bambini di nove anni della Harbour School è stato impartito di iniziare la quarantena. I genitori hanno supplicato invano di poter restare con i propri bambini, ma l’avvocato di Hong Kong Kirsteen Lau ha spiegato che tutto sta alla discrezionalità degli ufficiali sanitari, «qui i regolamenti forniscono pochissime indicazioni sulle circostanze che consentirebbero a un genitore e al suo bambino di restare insieme».
MODELLO CINA
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