Valanga di soldi illeciti dagli Usa ai parassiti PD! Come prestanome usavano il figlio di Daria Bignardi

 Una fondazione americana, la Social Changes, ha finanziato le campagne elettorali di molti esponenti del Pd italiano. Come “consulente” c’è anche Ludovico Manzoni, giovane neolaureato della Bocconi e consigliere in Zona 1 a Milano. “Il centro stroico, la roccaforte rossa del capoluogo”, sottolinea Luca Fazzo sul Giornale. Chi è Manzoni? Il figlio niente di meno che Daria Bignardi, storica giornalista “d’area” progressista. 


Forse è anche per questo che Ludovico “è in ottimi rapporti con molti maggiorenti del Pd”, tanto da guadagnare la qualifica di “political expert” nella fondazione americana creata da Arun Chaudhary, molto famoso in America in quanto ex filmaker ufficiale della Casa Bianca quando presidente era Barack Obama. Insomma, non proprio l’ultimo arrivato in materia di comunicazione politica e campagne mediatiche. Il figlio della Bignardi, interpellato dal Giornale, non risponde in merito al suo coinvolgimento né ai criteri di scelta con cui Social Changes ha foraggiato le campagne di alcuni esponenti dem nostrani, rimandando tutto all’ufficio stampa della “azienda” così la definisce lui, che a sua volta resta muto.

Tra questi ci sono Brando Benifei, “capogruppo Pd al Parlamento europeo, che intasca 48mila euro; a ruota Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia, che per le regionali riceve 30mila euro. Ma ci sono anche una sfilza di nomi semisconosciuti, alcuni beneficiati con poche migliaia di euro, altri più generosamente: come Barbara Cagnacci, candidata alle regionali in Toscana, che incassa 24mila euro: e ieri intervistata dalla Nazione dichiara candidamente ‘mi hanno contattato loro, io non li conoscevo'”.
Il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli ha presentato una interpellanza parlamentare per capirci qualcosa, visto che Social Changes non dà notizie sull’origine dei fondi che utilizza per sostenere “progressisti senza paura e campagne audaci”, parola loro. “Dove Social Chanages prenda i soldi non lo sa nessuno – sottolinea il Giornale -, perché la fondazione non rivela i nomi dei sottoscrittori”. Con la conseguenza che molti politici del Pd sono stati eletti anche con soldi “di padre ignoto”. Il divieto per partiti e liste di ricevere finanziamenti da governi o società straniere è aggirato versando gli aiuti economici direttamente ai singoli candidati. Il rischio però, spiega Donzelli, è che gli interessi italiani rappresentati da quei politici vengano messi in dubbio dall’ingerenza di soggetti stranieri.

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