Vogliamo dirla tutta sulla mia Città? Bene, Biella è stata il simbolo del tessile nel mondo, fino agli anni '90 circa, poi la crisi devastante, ha portato le aziende a chiudere i battenti. Chi ha potuto economicamente ha aperto le ditte in altre parti del mondo, decentrando.
Così, negli anni una continua ecatombe, da 20 mila le ditte registrate nel 2010 a 17.387 nel 2021.
Quando i "ring cantavano" e chi s'intende di filatura sa a cosa mi riferisco, tutto andava bene a Biella. Le famiglie avevano un reddito sicuro, i figli avevano le auto nuove, il denaro permetteva acquisti superflui. Tutto andava bene.
Se lo Stato avesse fatto in modo di venire in soccorso agli imprenditori, abbassando eventualmente le tasse, molti avrebbero mantenuto l'azienda in loco, dando così la possibilità di continuare a lavorare, invece centinaia e centinaia di persone si sono ritrovati senza un posto di lavoro e le conseguenze sono state tragiche.
Ma, siamo Piemontesi. Caparbi, eclettici e pragmatici.
A Biella e dintorni non ci sono soltanto fabbriche chiuse, fortunatamente le attività produttive ancora attive sono ben visibili. Biella è infatti riuscita a superare diverse crisi, più recentemente è riuscita anche a reggere il colpo dovuto alla caduta progressiva delle barriere doganali internazionali e ha resistito alla crisi finanziaria del 2008. Per farlo ha dovuto cercare nuove strade, reinventarsi.
Non è facile uscire da un cliché, ma la città sta cercando con tutte le sue forze, di allontanarsi dalla monocultura tessile per andare sempre di più verso un ecosistema produttivo multisettoriale.
Biella sta puntando infatti sulla valorizzazione dell’enogastronomia, del turismo, sull’innovazione e, non da ultimo, sulla valorizzazione del patrimonio industriale dismesso.
Concludo con un detto :
"Se entri in casa di un Biellese, ricordati le buone maniere, altrimenti è meglio che scappi..."
A buon intenditor...
Liberopensiero2019
QUI lo stemma di Biella
Come simbolo venne adottato l’ orso, dal momento che l’ aquila era già stata adottata da Aosta e Novara, mentre il leone era sconosciuto ai biellesi quanto alle altre popolazioni montane: nel Biellese era proprio l’orso, fino al Trecento animale tipico delle valli locali, soprattutto nelle zone di Oropa, Graglia e Muzzano, la bestia feroce e possente contro cui si lottava per difendere sé stessi e il bestiame. Addirittura, ogni volta che se ne uccideva un esemplare si consegnava la sua testa al vescovo di Vercelli. Lo stemma, detto anche blasone, termine derivante dal francese antico in riferimento all’ elogio della virtù e quindi usato per rappresentare la nobiltà cittadina, mutò più volte nel tempo, ma l’ orso, già apparso negli emblemi dei signori feudali valdostani Quart quale simbolo di abilità, prodezze e fierezza guerriere, nonché negli stemmi dei comuni elvetici di Berna, Appenzell e San Gallo o in quello di Berlino, rimase un elemento costante. Lo stesso orso era peraltro un’ espressione dell’ antica simbologia cristiana, indicante la Provvidenza e la Chiesa, e come tale era noto fin dal Cento anche a Biella, come dimostrato da una sua testa che, con altri simboli, sosteneva gli archetti pensili del vecchio tempio di Santo Stefano.
La pianta, invece, fu intesa e definita in vari modi, soprattutto come olmo verde, piuttosto che come faggio oppure betulla. La versione più attendibile la indica come un faggio, dal momento che avrebbe dovuto raffigurare l’ albero maggiormente diffuso nel Biellese, escludendo quindi betulle, pini e olmi, presenti in piccole parti della flora locale d’ alto fusto. Il concetto araldico di questa particolare pianta nello stemma indica la vita moderata, distante dagli eccessi delle brame, mentre il prato rappresenta un augurio di buon raccolto e, in termini araldici, l’ autorità, la forza e la vittoria, nonché la fede, la civiltà, la cortesia, l’ onore, l’ allegrezza e l’ amicizia.
"Con questa sapiente scelta di simboli, i nostri padri hanno voluto indicarci nello stemma civico una nobile linea di condotta per un fecondo e prospero avvenire sulla via dell’ onore e della civiltà." ( Pietro Torrione, apprezzato ricercatore e studioso di storia locale, direttore della Biblioteca e del Museo civico dal 1946 al 1971)
Qui alcuni miei scatti.
Sarà che amo vivere nella natura, mi sento fortunata.
Tutto molto bello.. Scrivi da dio Raffy Brava brava brava.. La migliore per me. I miei più sinceri complimenti.
RispondiEliminaUn abbraccio 🌹👏👏👏
Grazie! 😊
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