Biella con gli occhi di una biellese

 Mi è venuto sott'occhio un articolo in cui si parla di Biella e sta facendo molto scalpore. 

Si tratta, in verità di un articolo riferito ad una serie "Netflix" di cui non voglio entrare in merito, mi soffermero' invece sul fatto che la mia Città, venga "disegnata" dall'autore il cui pseudonimo è "Zerocalcare" come "la città con uno dei più alti tassi di suicidi nel nord Italia", ovviamente il nostro Sindaco ha prontamente risposto a tono:  
Sono da sempre un grande cultore del disegno, so quanto sia importante come strumento di comunicazione per le denunce sociali, per questo invito Zerocalcare non solo a venire a Biella ma a prendere la residenza e a farsi testimonial. C’è forse un buco in una certa generazione, i giovani sentono di non potersi esprimere ma la città sta cambiando, non è vero che si muore dentro. Questa potrebbe essere un’opportunità”.

Da parte mia, non vedo come una persona che non è mai stata a Biella possa permettersi di giudicare la città. Biella è una città tranquilla, ricca di storia, qui la gente è semplice, è chiusa tra le sue splendide montagne, che la proteggono. 
La nostra mentalità è montanara, inutile quindi credere di far parte di una grande metropoli...  
L'autore ha preso un abbaglio anche per quanto riguarda i suicidi, la regione con un tasso maggiore è la Lombardia e Biella, si trova in Piemonte... 

La bellezza immensa, della nostra città sta nel fatto di essere immersi nella Natura, respirarla, viverla, ascoltarla. 

Per chi non lo sapesse, la provincia di Biella nacque il 18 febbraio 1622, quando il duca Carlo Emanuele I di Savoia divise i propri possedimenti a est della catena alpina in 12 province.
 L'attuale provincia di Biella venne istituita nel 1992. 
 
La provincia è racchiusa a ovest e a nord dalla catena montuosa delle Alpi Biellesi che, dominate dal monte Mars e dal Bo, si affacciano sul vicino Monte Rosa e garantiscono al territorio sottostante notevoli risorse idriche e la presenza di numerose fonti sorgive. 
Una parte del territorio provinciale è tutelata da tre aree protette regionali:
Gli svincoli autostradali prossimi al capoluogo sono, sulla Autostrada A26, quello di Romagnano Sesia, quelli di Santhià e Albiano d'Ivrea sull'autostrada A5 e quelli di Carisio e Balocco sull'Autostrada A4.
Il clima biellese è continentale, ma ha comunque una diversificata climatologia a causa della presenza della montagna e della pianura. 
Meta antichissima di pellegrinaggi spirituali, la provincia biellese è terra di santuari; oltre a quello di Oropa, degni di rilievo sono il santuario di Graglia e il santuario di San Giovanni d'Andorno. Nel 2003 il Sacro Monte di Oropa è entrato a far parte del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.
Nel capoluogo, oltre al Museo del Territorio al chiostro di San Sebastiano e a Villa Schneider, sede di un museo della memoria sulla Resistenza, di rilievo è il centro culturale operativo a Palazzo Boglietti, futuribile architettura edificata a inizio degli anni 2000.
Nella Valle Elvo è attivo l'Ecomuseo Valle Elvo e Serra, con numerose cellule ecomuseali tra cui il Museo dell'Oro e della Bessa a Zubiena.

La provincia di Biella non è conosciuta soltanto per le sue bellezze paesaggistiche ma anche per il ruolo di rilievo svolto nella storia dell'industria in Piemonte.
Importante è infatti il passato industriale del biellese, che in parte si perpetua ancora, valso a fare definire il suo capoluogo – Biella – la "Manchester d'Italia"[6], in virtù dei numerosi opifici edificati a partire dalla metà del secolo XIX; il territorio conta tuttora numerose fabbriche per la filatura e la tessitura della lana.

Molto conosciuta è, sotto questo aspetto, la cosiddetta "via della lana" che, lungo la strada panoramica intitolata all'industriale laniero Ermenegildo Zegna, ed attraverso le località di Pray e Trivero (dove sorge l'antica fabbrica della ruota, stabilimento dismesso ora adibito a ecomuseo industriale), si spinge fino alla vicina Valsesia.
Famosi sono anche i cappellifici situati in Valle Cervo, specialmente nel comune di Sagliano Micca, che producono cappelli esportati in tutto il mondo. Mulino ad acqua nel comune di Netro.
La conformazione prevalentemente montuosa del territorio favorisce l'allevamento di bestiame (è possibile assistere ancor oggi nei periodi di primavera-autunno alla transumanza); notevole perciò la produzione di latticini (Toma e formaggio tipico Macagn) e insaccati (paletta biellese, originaria di Coggiola, salame di patate, moccetta ..).
Altri prodotti tipici sono il vino bianco DOC Erbaluce di Caluso (prodotto nella zona di Viverone e Roppolo), ed i rossi DOC Coste del Sesia (prodotto con varie uve autoctone come il nebbiolo, la vespolina e la croatina, in vari comuni orientali della Provincia), il pregiato Bramaterra (unico vino prodotto dall'assemblaggio del nobile nebbiolo con un massimo del 30% di croatina, nei comuni biellesi di Masserano, Brusnengo, Villa del Bosco, Sostegno e Curino), e il blasonato Lessona, uno dei più grandi e antichi vini d'Italia, caduto in oblio per molto tempo ed oggi in ripresa costante, prodotto nel comune omonimo dal vitigno nebbiolo pressoché in purezza. Sono inoltre degni di menzione il Ratafià, liquore di ciliegie nere tipico di Andorno Micca e ora presente con altre varianti aromatiche, ed i canestrelli nella variante biellese, vagamente simili a wafer, e di Crevacuore, in Valsessera, croccanti cialde di cioccolato pressate. Tra i piatti locali, il ris en cagnon, il dolce palpitòn di Mongrando, la polenta concia (condita con burro fuso e formaggio) e la supa mitunà.
Detto questo, Biella non è l'emblema del malessere giovanile, la differenza la fanno le persone non le città. Il mondo è malato rendiamocene conto, perché sono venuti meno i valori fondamentali e la situazione che stiamo vivendo tutti quanti, lo dimostra. 
Dio, Patria, Famiglia 
Se davvero credessimo in QUESTI valori Biella e il mondo intero, sarebbero governati dal bene. 
Vogliamo dirla tutta sulla mia Città? Bene, Biella è stata il simbolo del tessile nel mondo, fino agli anni '90 circa, poi la crisi devastante, ha portato le aziende a chiudere i battenti. Chi ha potuto economicamente ha aperto le ditte in altre parti del mondo, decentrando. 
Così, negli anni una continua ecatombe, da 20 mila le ditte registrate nel 2010 a 17.387 nel 2021. 
Quando i "ring cantavano" e chi s'intende di filatura sa a cosa mi riferisco, tutto andava bene a Biella. Le famiglie avevano un reddito sicuro, i figli avevano le auto nuove, il denaro permetteva acquisti superflui. Tutto andava bene. 
Se lo Stato avesse fatto in modo di venire in soccorso agli imprenditori, abbassando eventualmente le tasse, molti avrebbero mantenuto l'azienda in loco, dando così la possibilità di continuare a lavorare, invece centinaia e centinaia di persone si sono ritrovati senza un posto di lavoro e le conseguenze sono state tragiche. 
Ma, siamo Piemontesi. Caparbi, eclettici e pragmatici. 

A Biella e dintorni non ci sono soltanto fabbriche chiuse, fortunatamente le attività produttive ancora attive sono ben visibili. Biella è infatti riuscita a superare diverse crisi, più recentemente è riuscita anche a reggere il colpo dovuto alla caduta progressiva delle barriere doganali internazionali e ha resistito alla crisi finanziaria del 2008. Per farlo ha dovuto cercare nuove strade, reinventarsi.

Non è facile uscire da un cliché, ma la città sta cercando con tutte le sue forze, di allontanarsi dalla monocultura tessile per andare sempre di più verso un ecosistema produttivo multisettoriale.

Biella sta puntando infatti sulla valorizzazione dell’enogastronomia, del turismo, sull’innovazione e, non da ultimo, sulla valorizzazione del patrimonio industriale dismesso.

Concludo con un detto : 

"Se entri in casa di un Biellese, ricordati le buone maniere, altrimenti è meglio che scappi..." 

A buon intenditor..


Liberopensiero2019 


QUI lo stemma di Biella 



Come simbolo venne adottato l’ orso, dal momento che l’ aquila era già stata adottata da Aosta e Novara, mentre il leone era sconosciuto ai biellesi quanto alle altre popolazioni montane: nel Biellese era proprio l’orso, fino al Trecento animale tipico delle valli locali, soprattutto nelle zone di Oropa, Graglia e Muzzano, la bestia feroce e possente contro cui si lottava per difendere sé stessi e il bestiame. Addirittura, ogni volta che se ne uccideva un esemplare si consegnava la sua testa al vescovo di Vercelli. Lo stemma, detto anche blasone, termine derivante dal francese antico in riferimento all’ elogio della virtù e quindi usato per rappresentare la nobiltà cittadina, mutò più volte nel tempo, ma l’ orso, già apparso negli emblemi dei signori feudali valdostani Quart quale simbolo di abilità, prodezze e fierezza guerriere, nonché negli stemmi dei comuni elvetici di Berna, Appenzell e San Gallo o in quello di Berlino, rimase un elemento costante. Lo stesso orso era peraltro un’ espressione dell’ antica simbologia cristiana, indicante la Provvidenza e la Chiesa, e come tale era noto fin dal Cento anche a Biella, come dimostrato da una sua testa che, con altri simboli, sosteneva gli archetti pensili del vecchio tempio di Santo Stefano.

La pianta, invece, fu intesa e definita in vari modi, soprattutto come olmo verde, piuttosto che come faggio oppure betulla. La versione più attendibile la indica come un faggio, dal momento che avrebbe dovuto raffigurare l’ albero maggiormente diffuso nel Biellese, escludendo quindi betulle, pini e olmi, presenti in piccole parti della flora locale d’ alto fusto. Il concetto araldico di questa particolare pianta nello stemma indica la vita moderata, distante dagli eccessi delle brame, mentre il prato rappresenta un augurio di buon raccolto e, in termini araldici, l’ autorità, la forza e la vittoria, nonché la fede, la civiltà, la cortesia, l’ onore, l’ allegrezza e l’ amicizia.

"Con questa sapiente scelta di simboli, i nostri padri hanno voluto indicarci nello stemma civico una nobile linea di condotta per un fecondo e prospero avvenire sulla via dell’ onore e della civiltà." ( Pietro Torrione, apprezzato ricercatore e studioso di storia locale, direttore della Biblioteca e del Museo civico dal 1946 al 1971) 



Qui alcuni miei scatti. 
Sarà che amo vivere nella natura, mi sento fortunata. 








Commenti

  1. Tutto molto bello.. Scrivi da dio Raffy Brava brava brava.. La migliore per me. I miei più sinceri complimenti.
    Un abbraccio 🌹👏👏👏

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