Aborto #liberopensiero2019

L'aborto non è una decisione facile da prendere. Non è da sottovalutare l’aspetto psicologico, perché comunque è una scelta molto difficile da affrontare.
Con la Legge 194 del 1978 si è stabilito che una donna può effettuare un’interruzione volontaria di gravidanza in una struttura pubblica entro i primi 90 giorni e se è un aborto terapeutico entro il secondo trimestre. Dopo il colloquio, il medico rilascerà un certificato e ci sarà una pausa di riflessione di sette giorni, proprio per valutare con calma se fare l’interruzione o se c’è qualche ripensamento. Se si è minorenni bisogna essere accompagnati da un genitore, oppure nel caso in cui non ci siano i genitori o non li si voglia informare, è l’assistente sociale che si rivolgerà al giudice dei minori, per far sì che quest’ultimo rilasci un certificato per l’autorizzazione all’aborto.
Con il certificato fatto dal medico, si può già cercare quale ospedale o quale struttura convenzionata è più adatta a fare l’intervento. Di solito, sono stesso i consultori a scegliere quella più idonea. Per gli effetti della Legge 190, l’Agenzia di tutela della salute (Ats, ex Asl) ha il dovere di fare tutte le procedure per l’aborto, se poi il dottore sul certificato pone la dicitura “urgente”, si può anche non aspettare i 7 giorni, ma andare direttamente ad abortire. Di solito questo intervento viene fatto in regime di day hospital, senza ricovero.
È possibile scegliere se eseguire l’intervento in anestesia generale o locale, di solito il metodo più usato è quello di Karman che prevede l’aspirazione del contenuto presente nell’utero e di un leggero raschiamento di pulizia. Un altro metodo abortivo è quello farmacologico, con la pillola RU-486, un trattamento che causa il distacco del feto dall’utero. La RU-486 non è la pillola del giorno dopo, che viene assunta dopo il coito e non in presenza di gravidanza. La Ru486 è una pillola che consente di abortire farmacologicamente, alternativa all’intervento vero e proprio. Ma le regole burocratiche ne rendono quasi impossibile l’utilizzo. Solo in tre regioni si procede in day hospital, per il resto è prevista una degenza di tre giorni. Inoltre a differenza degli altri Paesi esiste l’obbligo di prenderle entro 7 settimane (e non nove) e di far trascorrere una “pausa di riflessione” tra la richiesta e l’assunzione.
Il 28 settembre viene celebrata in tutto il mondo la Giornata per l’aborto libero e sicuro, a scopo di difendere il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza e per la sua depenalizzazione (in molti Paesi resta una pratica illegale). Il Italia l’aborto è tutelato dalla legge, abbiamo detto. Almeno sulla carta, perché in pratica si deve fare conto con la media nazionale dei medici obiettori di coscienza che ha raggiunto il 70%, con picchi di oltre il 90% (Molise, Trentino Alto Adige e Basilicata). La Regione Lazio finora è stata l’unica a indire il concorso per i medici non obiettori per tutelare questo diritto.

1977: Women taking part in a demonstration in New York demanding safe legal abortions for all women. (Photo by Peter Keegan/Keystone/Getty Images)

Se una ragazza minorenne rimane incinta può abortire senza dirlo ai genitori?

In Italia l'interruzione volontaria di gravidanza è regolata dalla Legge 194/78 (la puoi consultare sul nostro sito). Secondo tale Legge quando la donna è minorenne (art. 12), per interrompere la gravidanza nei primi 90 giorni è necessario il consenso di entrambi i genitori o di chi esercita la tutela. Tuttavia, quando per vari motivi ciò non sia possibile, il giudice tutelare può dare il consenso all'interruzione della gravidanza.
È necessario rivolgersi al Consultorio Familiare dove una ostetrica, una ginecologa ed una psicologa compiranno gli opportuni accertamenti medici e valuteranno insieme alla ragazza e al suo partner (ove lei lo consenta) le circostanze che hanno portato alla decisione di interrompere la gravidanza, consigliandola sulle possibili alternative, sui suoi diritti e sulle strutture di sostegno sociali e sanitarie a cui può fare ricorso, sia durante la gravidanza sia dopo il parto.
In seguito, il Consultorio Familiare è tenuto ad emettere, entro sette giorni dalla data della richiesta, una relazione corredata del proprio parere al giudice tutelare. Il giudice tutelare, entro cinque giorni, sentita la ragazza e tenuto conto della sua volontà, delle ragioni che adduce e della relazione trasmessagli, può autorizzarla, con atto non soggetto a reclamo, a decidere l'interruzione della gravidanza. 

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