Curiosità : l'aperitivo in Italia #liberopensiero2019
C'è un evento preciso a sancire la popolarità dell’aperitivo in Italia: l’invenzione del vermut. È il 1786 e siamo a Torino: Antonio Benedetto Carpano unisce vino bianco, assenzio, erbe e spezie, e nota che il mix stimola l’appetito. A fare la sua fortuna è Vittorio Emanuele II, che ne fa la bevanda ufficiale di corte. Amato da Cavour e Verdi, il vermut fa scuola: nascono l’Amaro Ramazzotti, il Martini, il Bitter Campari. Eppure oggi è raro che per aperitivo si beva un amaro liscio.
Il primo passo verso l’aperitivo contemporaneo si compie all’inizio del 900, con l’introduzione di soda e seltz in Italia. L’amaro comincia a essere diluito per renderlo adatto a essere assunto a stomaco vuoto. È così che a noi piace bere il Rabarbaro Zucca, l’amaro milanese inventato nel 1845 da Ettore Zucca e oggi tra i preferiti di Esquire. Fra il 1919 e il 1920 nascono due grandi classici: il Negroni e lo Spritz.
Il primo grazie al conte Camillo Negroni, che nel bar di fiducia, a Firenze, per variare il suo solito Americano chiede il gin al posto del seltz. Lo Spritz deve invece il nome ai soldati che, durante la dominazione austriaca nel lombardo-veneto, allungavano il vino con una spruzzata d’acqua frizzante o seltz (da “spritzen”, in tedesco “spruzzare”). Come lo conosciamo oggi nasce fra Padova e Venezia, grazie all’aggiunta di Aperol o bitter Select al mix di vino e seltz.
Tra i classici c’è anche il Bellini – spumante e polpa di pesca bianca – creato nel 1948 da Giuseppe Cipriani all’Harry’s Bar di Venezia: per il nome si ispirò a un dipinto di Giovanni Bellini, in cui un santo indossava una veste dello stesso colore rosato del cocktail. L’evoluzione dell’aperitivo non si ferma: nel 2005, in Alto Adige, il barman Roland Gruber si ispira allo Spritz e crea l’Hugo, in cui l’Aperol è sostituito da sciroppo di sambuco. Un successo.
Qui le ricette.
Come si preparano i 5 classici del bere all'italiana
Le ricette dei 18 cocktail più famosi
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Il primo grazie al conte Camillo Negroni, che nel bar di fiducia, a Firenze, per variare il suo solito Americano chiede il gin al posto del seltz. Lo Spritz deve invece il nome ai soldati che, durante la dominazione austriaca nel lombardo-veneto, allungavano il vino con una spruzzata d’acqua frizzante o seltz (da “spritzen”, in tedesco “spruzzare”). Come lo conosciamo oggi nasce fra Padova e Venezia, grazie all’aggiunta di Aperol o bitter Select al mix di vino e seltz.
Tra i classici c’è anche il Bellini – spumante e polpa di pesca bianca – creato nel 1948 da Giuseppe Cipriani all’Harry’s Bar di Venezia: per il nome si ispirò a un dipinto di Giovanni Bellini, in cui un santo indossava una veste dello stesso colore rosato del cocktail. L’evoluzione dell’aperitivo non si ferma: nel 2005, in Alto Adige, il barman Roland Gruber si ispira allo Spritz e crea l’Hugo, in cui l’Aperol è sostituito da sciroppo di sambuco. Un successo.
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