Chiesa e pedofilia : i numeri dei mostri #liberopensiero2019


Chiesa e pedofilia 


Australia
Fino al 2009 in Australia si registrano 107 casi di condanne di sacerdoti o religiosi (nel 2005 c’erano in Australia poco più di 3.000 sacerdoti) per abusi sessuali su minori, ma secondo i gruppi di supporto le vittime si contano a migliaia e solo dopo le prime condanne stanno uscendo allo scoperto.
I genitori di due bambine ripetutamente violentate da un sacerdote di Melbourne, Kenin O’Donnell, accusano il cardinale George Pell di aver insabbiato l’inchiesta contro padre O’Donnell, riconosciuto responsabile delle violenze sulle loro due figlie, commesse tra il 1988 e il 1993.
Nel giugno del 2017 il cardinale George Pell è stato ufficialmente incriminato per pedofilia. A dicembre è stato condannato per abusi avvenuti nella cattedrale di St. Patrick a Melbourne negli anni ’90.
Austria
Partiamo con questo Paese a seguito della dichiarazione del portavoce della Santa Sede, padre Lombardi (marzo 2010): “in Austria sono 17 i casi di pedofilia che riguardano la Chiesa, ma ben 510 quelli al di fuori; quindi si deve prestare attenzione anche al di fuori della Chiesa e non puntare i riflettori solo su di essa”.
Purtroppo la “statistica” di padre Lombardi ha convinto molti cattolici dotati di scarso spirito critico a ritenere che “tutto sommato, che ci siano preti pedofili è normale”. In realtà l’affermazione del portavoce vaticano è un boomerang pazzesco.
I dati austriaci rilevano che su 32 pedofili uno è un prete. Cioè circa il 3,12% della popolazione pedofila è rappresentato da sacerdoti.
In Austria ci sono 0,31 sacerdoti ogni 1.000 abitanti, cioè circa lo 0,062% della popolazione maschile. Non è difficile concludere che:
un prete ha 50 possibilità in più di essere pedofilo che un comune cittadino.
Si noti che fra i comuni cittadini sono compresi anche assassini, ladri, prostitute, evasori fiscali e chiunque abbia commesso un reato.
50 (3,12 diviso per 0,062) non è un numerino e padre Lombardi avrebbe dovuto sotterrarsi dalla vergogna invece di presentarsi alle telecamere; e i papi dovrebbero evitare di parlare di relativismo morale di chi cattolico non è.
Il dato austriaco è confermato anche dai dati di altre nazioni. Per esempio, nella popolazione statunitense il numero di accuse per pedofilia è di 1 caso ogni 2.000 abitanti. Quindi per la popolazione laica, lo 0,05% è coinvolta in denunce per pedofilia contro il 4% indicato dal rapporto Jay (vedi oltre).
Belgio
In Belgio una commissione di indagine ha redatto un rapporto dal quale risultano almeno 475 casi di abusi sessuali compiuti su bambini da membri del clero; abusi in seguito ai quali vi sono stati 18 suicidi da parte delle vittime. Nell’aprile del 2010 il vescovo di Bruges, Roger Joseph Vangheluwe è stato costretto alle dimissioni per abusi sessuali nei confronti del proprio nipote.
Brasile
In Brasile circa 1.700 preti (10% del totale) sono stati coinvolti in casi di cattiva condotta sessuale tra cui violenze e abusi sui minori.
Canada
Nel 2009 ad Antigonish sono venuti alla luce casi di abusi sessuali su alcune dozzine di persone negli anni 1950; ironia della sorte volle che il vescovo Lahey, dopo aver accettato di pagare un risarcimento di 15 milioni di dollari canadesi, fosse poi colpito da mandato d’arresto per possesso di materiale pedopornografico.
Città del Vaticano
L’11 luglio 2015 per la prima volta nella storia della Chiesa si tenne un processo canonico per casi di pedofilia con imputato, fra gli altri, l’arcivescovo Józef Wesołowski (già dimesso allo stato laicale nel 2014) che però morirà prima del giudizio.
Nel 2019 è stata inferta dalla Congregazione per la Dottrina della fede la pena della dimissione dallo stato clericale al cardinale statunitense Theodore McCarrick. L’arcivescovo emerito di Washington è stato dichiarato colpevole dalla Santa Sede di “sollecitazione in confessione e violazioni del sesto comandamento del decalogo con minori e adulti, con l’aggravante dell’abuso di potere”.
Francia
Nel 2000, René Bissey, un sacerdote pedofilo è stato condannato per vari abusi sessuali su minori compiuti tra il 1989 e il 1996.
Nell’ottobre del 2010 il giornale l’Osservatore Romano riferiva: “In Francia su oltre 19.000 sacerdoti in servizio pastorale, sono nove i preti in carcere per atti di pedofilia, mentre altri cinquantuno casi sono attualmente all’esame della giustizia”… “I dati sono contenuti in un’indagine condotta l’estate scorsa dalla Conferenza episcopale francese in tutte le diocesi del Paese. Da questa inchiesta emerge anche che sono quarantacinque i preti che hanno già scontato pene legate a questi orribili delitti”. Sono stati 51 i sacerdoti accusati nel 2010 per reati di pedofilia, 9 sono quelli in prigione e 45 coloro che hanno scontato la pena. Circa un centinaio di sacerdoti su un totale di 19.640 preti presenti in Francia (in base a statistiche effettuate nel 2008).
Gran Bretagna
Risalgono al 1997 le prime cause: oltre 240 che riguardano, oltre che abusi sessuali, anche violenze fisiche e morali in orfanotrofi.
Irlanda
Risale al 1994 il primo scandalo con la condanna di Brendan Smith: durante il processo furono accertati a suo carico 74 casi di abusi su minore.
Nel 2006 la Bbc mandò in onda uno speciale (Sex crimes and the Vatican) in cui si raccontavano gli abusi subiti da un centinaio di bambini a opera di 26 sacerdoti irlandesi.
Nel 2009 la Child Abuse Commission, la commissione istituita dall’allora primo ministro irlandese Bertie Ahern, concluse i suoi lavori dopo nove anni di inchieste e presentò un dossier con le testimonianze di 2.500 vittime di violenze, avvenute tra gli anni ’40 e gli anni ’80, negli istituti gestiti da preti e suore in Irlanda.
Nel marzo del 2010 l’allora papa Benedetto XVI ha pubblicato una lettera pastorale, rivolta ai cattolici irlandesi, nella quale scrive di “condividere lo sgomento e il senso di tradimento […] sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati”.
Il 20 febbraio 2011, monsignor Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, e Sean Patrick O’Malley, cardinale, visitatore apostolico nominato dal Papa, hanno pubblicamente chiesto il perdono da parte di tutte le vittime di abusi.
Italia
In Italia il diffuso spirito religioso ha sempre annebbiato la coscienza statistica della popolazione, riportando i casi di abusi a errori del singolo, a casi isolati. In realtà, negli ultimi anni sono una trentina i religiosi condannati; nel nostro Paese fecero scalpore i casi Puleo, Govoni, Cantini e Inzoll, spesso senza arrivare a una verità completa e decisiva.
Tra i casi più clamorosi il caso Bertagna; Pierangelo Bertagna (ex abate di Farneta, nel comune di Cortona in provincia di Arezzo), che fu arrestato nel 2005, ha confessato in seguito di avere abusato di 38 bambini.
Paesi Bassi (Olanda)
Nel 2010, il cardinale Adrianus Simonis aveva affermato che la Chiesa cattolica olandese non aveva saputo niente dei casi di abuso su minori, ma nel febbraio del 2011 è stato accusato per la copertura di un prete pedofilo nel periodo in cui era arcivescovo; il prete fu spostato in un’altra parrocchia nella quale, secondo i dati forniti dalla polizia, vi sono state sei denunce per abusi sessuali perpetrati nel periodo 1987-2008.
Spagna
In una dichiarazione al settimanale cattolico Vida Nueva (giugno 2009) il cardinale Claudio Hummes, Prefetto della Congregazione per il Clero, ha dichiarato al settimanale cattolico spagnolo che “i casi di pedofilia a volte non arrivano nemmeno al 4% dei sacerdoti”, correggendo una sua precedente dichiarazione (gennaio 2008 all’Osservatore Romano), in cui dichiarava che tra i sacerdoti “neppure l’1% ha a che fare con problemi di condotta morale e sessuale”.
Stati Uniti
Le prime notizie sui casi di pedofilia risalgono agli anni ’90 quando le pressioni dei media costrinsero la Chiesa a istituire una commissione indipendente retta dal governatore dell’Oklahoma, F. Keating, che però abbandonò l’incarico denunciando forti pressioni da parte della Chiesa.
Nel 2002 il Boston Globe denunciò i primi scandali nell’arcidiocesi di Boston dove più di 200 sacerdoti (su circa 1.500) furono accusati di abusi sessuali.
Sempre il Boston Globe nel 2004 pubblicò un aggiornamento della situazione con il coinvolgimento di dieci Stati.
Il rapporto (2004) commissionato dai vescovi americani allo studio legale John Jay evidenziò che dal 1950 al 2002 4.392 sacerdoti americani (su oltre 109.000, circa il 4%) sono stati accusati di relazioni sessuali con minorenni (sia casi di pedofilia sia casi di rapporti sessuali con adolescenti; l’81% dei casi riguarda bambini o adolescenti di sesso maschile): il 50,9% delle vittime aveva un’età compresa tra gli 11 e i 14 anni, 27,3% tra i 15 anni e i 17, il 16% tra gli 8 e i 10 anni e circa il 6% sotto i 7 anni.
Nel 2007 fu la volta dell’arcidiocesi di Los Angeles, con 508 vittime e 113 preti coinvolti, arrivando a un accordo extragiudiziario che prevedeva un risarcimento della cifra record di 774 milioni di dollari.
Secondo una stima (2007) di Andrew Greeley, sacerdote dell’arcidiocesi di Chicago e professore di sociologia alle Università di Chicago e dell’Arizona, dal 1950 al 2002, da 2.000 a 4.000 preti avrebbero abusato di 100.000 minori, spesso senza che alcun provvedimento venisse preso al riguardo.
Nel novembre del 2007, in Alaska la Compagnia di Gesù è arrivata a un accordo extragiudiziale (che non prevede un riconoscimento di colpevolezza da parte dei Gesuiti) di 50 milioni di dollari con 110 presunte vittime di abusi sessuali (1959-1986) in 15 villaggi Yupik.
Nel 2008 toccò all’arcidiocesi di Chicago risarcire per circa 80 milioni di dollari le vittime di oltre 260 casi di pedofilia.
Nel 2012, William Lynn, segretario per il clero dell’arcidiocesi di Filadelfia tra il 1992 e il 2004, è stato condannato per non avere informato i propri parrocchiani e la polizia dei sacerdoti molestatori che conosceva. La condanna è stata annullata nel dicembre 2013 per insufficienza di prove.
Nel 2018, dopo 13 anni di cause, l’arcidiocesi di Saint Paul e Minneapolis ha raggiunto un accordo con 450 vittime di abusi sessuali da parte di membri del clero, pagando ben 210 milioni di dollari.
Nel 2018, dopo 13 anni di cause, l’arcidiocesi di Saint Paul e Minneapolis ha raggiunto un accordo con 450 vittime di abusi sessuali da parte di membri del clero, pagando ben 210 milioni di dollari.
Gli insabbiamenti della Chiesa
chiesa e pedofiliaOvviamente fanno clamore le notizie che riguardano un coinvolgimento dei papi.
Nel marzo 2010 il New York Times uscì con un articolo in cui si denunciava che le gerarchie ecclesiastiche non presero le misure necessarie contro un religioso del Wisconsin (Lawrence C. Murphy) che aveva abusato sessualmente di circa 200 ragazzini di un istituto per sordi tra il 1950 e il 1974; e questo nonostante i vescovi americani avessero ripetutamente avvertito la Santa Sede che la vicenda avrebbe potuto creare grave imbarazzo alla Chiesa. Secondo il New York Times, risulta evidente la preoccupazione di proteggere la Chiesa dallo scandalo. Infatti nel 1996 il cardinale Ratzinger, alla guida della Congregazione per la dottrina della fede, non rispose a due lettere sulla vicenda inviate dall’arcivescovo di Milwaukee Rembert G. Weakland. Dopo otto mesi il suo vice, cardinale Tarcisio Bertone, oggi segretario di Stato vaticano, incaricò i vescovi del Wisconsin di avviare un processo canonico segreto per l’allontanamento di padre Murphy. Secondo il New York Times, lo stesso Bertone fermò il processo dopo che padre Murphy scrisse personalmente al cardinale Ratzinger spiegando che non avrebbe dovuto essere messo sotto processo perché pentito e in cattive condizioni di salute. Padre Murphy non ricevette mai punizioni o sanzioni, ma fu trasferito in segreto in varie parrocchie e scuole cattoliche ed è morto nel 1998.
Parallelamente alle rivelazioni del New York Times, nel marzo 2010 il quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung riporta la notizia del trasferimento per motivi disciplinari di un prete tedesco con precedenti di abusi sessuali ai danni di minori nella comunità della chiesa locale a Monaco di Baviera, durante il periodo in cui papa Benedetto XVI era arcivescovo di Monaco di Baviera e di Freising.
In un’intervista al quotidiano Passauer Neuen Presse sui presunti episodi di pedofilia nel coro di Ratisbona, il fratello del papa, Georg Ratzinger, direttore del coro dal 1964 al 1994, ha ricordato che alcuni ragazzi gli raccontarono come andavano le cose nella scuola di preparazione. Però, ha sottolineato, le loro storie non lo indussero a pensare di “dover intervenire in qualche modo”.
Dopo le accuse all’attuale papa Benedetto XVI si sono diffuse accuse anche ad altri suoi predecessori, a partire da Paolo VI fino a Giovanni Paolo II.
Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, nel 1985 Tom Doyle, un prete e canonico dell’ambasciata vaticana a Washington, inviò un rapporto confidenziale che avvertiva i funzionari cattolici americani della prossima bufera sulla pedofilia. Secondo OC Weekly, già nel 1990 i vescovi inviavano i documenti potenzialmente incriminanti al delegato apostolico perché il suo ufficio godeva dell’immunità diplomatica. Nel 1993 papa Giovanni Paolo II si riferì allo scandalo degli abusi sessuali negli Stati Uniti accusando i media che non avevano perso “un’occasione di sensazionalismo”! Giovanni Paolo II si oppose alla politica della tolleranza zero, evitando di rimuovere il cardinale di Los Angeles R. Mahoney e il vescovo di Orange T. D. Brown, nonostante avessero preso le difese dei preti accusati di pedofilia.
Germania
In un’intervista al settimanale Focus (marzo 2010), il presidente della Conferenza episcopale tedesca, arcivescovo di Friburgo Robert Zollitsch, ha ammesso per la prima volta che la Chiesa cattolica tedesca ha nascosto “per anni” i casi di abusi sessuali commessi da religiosi nei confronti di minori.
Irlanda
Secondo la Bbc gli abusi denunciati durante la trasmissione Sex crimes and the Vatican sarebbero stati insabbiati dal Vaticano e dall’allora cardinale Ratzinger (papa Benedetto XVI), a capo della Congregazione della Dottrina della Fede.
Nel 2006 la commissione Murphy chiese dettagli al Vaticano circa i rapporti sugli abusi inviati dal 1975 al 2004 alla Santa Sede dall’arcidiocesi di Dublino, ma il Vaticano declinò la richiesta poiché non era passata attraverso gli usuali canali diplomatici, nonostante il carattere indipendente della commissione rispetto al governo irlandese non implicasse la necessità di tali canali. Una seconda inutile richiesta di informazioni e documenti venne avanzata nel febbraio 2007 al Nunzio apostolico a Dublino. Solo nel marzo 2010 Benedetto XVI ha reso pubblica una lettera pastorale ai cattolici d’Irlanda scaricando tutta la colpa sui preti responsabili e sulle autorità della Chiesa irlandese. Nessun commento sulle voci di un suo coinvolgimento nella vicenda.
Il 20 marzo 2012 viene pubblicato il Summary of the Findings of the Apostolic Visitation in Ireland. Nel documento, vero e proprio mea culpa pubblico della Chiesa, ci si riferisce a “Vescovi e superiori religiosi inadeguati ad arginare il dilagare dei gravissimi episodi di pedofilia tra il clero”; “Omessi controlli”; “Impunità per i colpevoli”; “Indifferenza verso le vittime”; “Vergogna per le sofferenze inflitte alle piccole vittime”.
Stati Uniti
Durante la vicenda del 2007 che ha coinvolto la Compagnia di Gesù in Alaska, un ex monaco benedettino e prete, Patrick Wall, ha dichiarato che le gerarchie gesuite erano a conoscenza delle tendenze dei sacerdoti accusati in quanto “avevano il potere assoluto sulle persone e sulla cultura del luogo. Avevano il potere politico. Avevano il potere della razza. Avevano il potere di farti andare all’inferno. Per le vittime non c’era via di scampo”.
Italia
In Italia spesso il sacerdote colpevole degli abusi viene semplicemente trasferito (incredibile il caso Marchese in cui dopo il trasferimento in altra località, nella nuova sede è stato accusato di ulteriori abusi sessuali nei confronti di minorenni). Umoristico il caso di don Cantini: il cardinale Antonelli lo ritenne colpevole degli abusi sessuali attribuitigli dal 1973 al 1987 e, come pena, gli proibì per cinque anni di confessare, celebrare la messa in pubblico, assumere incarichi ecclesiastici. Gli fu ordinato di fare un’offerta caritativa e recitare ogni giorno il Salmo 51 o le litanie della Madonna.
Non rari i casi di sacerdoti condannati o ricercati all’estero per reati di pedofilia trasferiti in Italia.
Clamoroso il caso di James Tully, condannato per pedofilia in Massachusetts: dopo la condanna, il Vaticano decise il trasferimento a Vicenza, salvo ritrasferirlo negli USA quando le vittime erano decise a tenere una conferenza stampa in Italia per denunciare l’accaduto. Identico il caso di Joseph Henn, ricercato in Arizona per molestie su tre giovani di età tra i 14 e i 15 anni, svanisce nel nulla a Roma, dove era agli arresti domiciliari nel 2005 presso la casa generalizia dei Padri Salvatoriani in via della Conciliazione, nei pressi del Vaticano.
Il parroco di Gordola, Canton Ticino (Svizzera), don Italo Casiraghi, condannato a 6 mesi con la condizionale, è stato trasferito a Sesto Calende (VA).
Agghiacciante il fatto che diversi esponenti della Chiesa cattolica minimizzino i dati statistici, usando la legge dei piccoli numeri: dire che solo il 3% dei preti sono pedofili suona molto meno grave che ammettere che un prete ha 50 volte più probabilità di essere pedofilo che un cittadino comune perché 3 è minore di 50, anche se le due ammissioni sono equivalenti. Per esempio, nel settembre del 2009 l’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all’ONU a Ginevra, minimizzava dicendo che “nel clero cattolico solo tra l’1,5% e il 5% dei religiosi ha commesso atti di questo tipo”.
Domandone a tutti coloro che non sono credenti praticanti, ma mandano i loro figli al catechismo per non dispiacere al coniuge, ai loro genitori, ai parenti con la classica scusa che “poi in fondo che male c’è, quando sarà grande deciderà lui” (neofarisei): avete capito che in base ai dati stessi forniti dalla Chiesa, un prete su 66 (se va bene) o su 20 (se va male) commette reati sessuali?

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