“Un’altra libertà”, primo film anti covid

 


documentario di protesta contro le misure pandemiche e le vaccinazioni di massa. Lo ha diretto e prodotto il regista tedesco Til Schweiger e ha come titolo Eine andere Freiheit , un’altra libertà, realizzato in mezzo alle censure, ma ancora di più al vero e proprio regime di regime di polizia instaurato dalla Merkel in Germania in ubbidienza ai dettami di quei poteri che le hanno permesso vent’anni di comando. E che in qualche modo le permetteranno di avere ancora poltrone di rilevo grazie ai soldi dei vaccini e ai morti provocati. I nuovi Vopos e la nuova Stasi controllano che non ci siano “manifestazioni del pensiero” in disaccordo con le sordide e inutili “misure” anticovid e sono già pesantemente intervenute contro circoli artistici, letterari. cinematografici e teatrali.  Il film, tutto orientato contro la vaccinazione dei minori, è ancora disponibile su  You tube, ovviamente in tedesco e immagino che non verrò doppiato o sottotitolato da nessuna parte se non intervengono dei volontari, ma inizia con una dichiarazione inequivocabile e peraltro incontestabile visto che viene dal principale covo pandemico, ovvero il cdc americano: “Il tasso di sopravvivenza per Covid-19 dei bambini sotto i 18 anni senza trattamento farmacologico è del 99,9998%” L’inutilità della vaccinazione è già tutta concentrata in un sola cifra disponibile anche a chi non ci ha mai riflettuto.

Il film è importante anche per il retroterra da cui nasce e che lo stesso regista interviene a spiegare:

“Prima di tutto devo dire che in generale non sono affatto contrario alle vaccinazioni. I miei figli sono tutti vaccinati. Mi sono anche fatto vaccinare contro l’influenza ogni anno, finché a un certo punto ho scoperto che non aiutava molto, tranne che  l’industria farmaceutica.  All’epoca ho fatto vaccinare tutti i miei figli – e me stesso ovviamente – contro l’influenza suina. Con il risultato che una delle mie figlie ha contratto  la narcolessia. Dopo l’iniezione aveva  sempre problemi a dormire e (…) era stanca durante il giorno. Poi l’abbiamo portata al laboratorio del sonno ad Amburgo. E dopo tre giorni scoprirono che aveva la narcolessia, cioè la malattia del sonno. E ad un certo punto ho scoperto che era collegato a questa vaccinazione. Certo, per me è stato terribile. All’epoca non mi informavo, credevo a tutto questo, che una pandemia enorme e mortale si stava avvicinando a noi e volevo proteggere i miei figli. Con il risultato che ho fatto del male a una delle mie figlie. Non mi perdono davvero per questo”.

Per nulla strillata, anzi pacata e ponderata questa protesta lunga 80 minuti sviluppa una documentazione che alla fine diventa veramente efficace perché esprime davvero un grande tumulto interiore che si trasmette allo spettatore.

FONTE 

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