Addio lavatrici: i lavoratori ex Merloni sperano che il futuro sia legato a grafene e nanomateriali

 Lunedì per tutta la mattina l’elicottero dei vigili del fuoco ha volato sopra Colle di Nocera Umbra per spegnere un incendio. Dentro l’ex sala mensa della fu Antonio Merloni, invece, ci sono molte persone ferite dal fuoco economico-sociale che ha devastato un territorio vissuto per un quarto di secolo intorno al colosso del bianco. L’ex Antonio Merloni è ridotta a una serie di capannoni spettrali, nei quali il tempo sembra essersi fermato fra pezzi di lavatrici ormai impolverati, componenti elettronici e lastre di acciaio: qui dentro potrebbe nascere il «Distretto dei nanomateriali», inserito dalla Regione nel suo Piano di ripresa e resilienza.

VIDEO – EX MERLONI, VIAGGIO NEGLI STABILIMENTI VUOTI

NANOMATERIALI, IL PROGETTO NEL PNRR UMBRO

Presentazione Il progetto è stato presentato lunedì dalla presidente della Regione Donatella Tesei, dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e dall’assessore regionale Michele Fioroni in un incontro al quale hanno partecipato i sindaci del territorio, i curatori fallimentari della Indelfab, sindacalisti e lavoratori dell’ex Merloni. Un progetto «che nasce – ha detto Fioroni – sotto il denominatore comune di rendere l’Umbria terra di materiali innovativi, di specializzare la nostra regione su filiere ad alto valore aggiunto e su settori tecnologici del futuro per riposizionare e riprogrammare l’economia umbra». Una regione che «ambisce a diventare terra dei materiali di domani, innovativi e sostenibili, laboratorio verde e leader delle green technology».

AREA EX MERLONI, REGIONI E GOVERNO LAVORANO A «ZONA ECONOMICA SPECIALE»

Grafene La speranza per i lavoratori che da un decennio vivono tra cassa integrazione, brevi ripartenze e promesse, si chiama grafene, materiale presente nelle mine delle matite con diverse potenzialità e caratteristiche uniche, come la particolare forza, elasticità e conducibilità termica. Dall’elettronica alla medicina fino a tessile e aeronautica, gli ambiti applicativi sono molteplici, anche se «attualmente prevale l’utilizzo per batterie per veicoli elettrici con efficienza maggiore». Oltre al grafene, il parco dovrebbe specializzarsi «nella riduzione dimensionale dei materiali, che favorisca la sperimentazione e insediamento di nuove imprese in un settore a elevatissimo potenziale di crescita».

Società e governance Al centro del progetto c’è una società di Milano, la Graphene company che, è stato assicurato, «ha già raccolto i capitali necessari», ha stretto diversi rapporti commerciali e per il 2025 si pone l’obiettivo di toccare i 150 milioni di euro di valore della produzione. Secondo il modello di governance prospettato, il Parco dovrebbe essere gestito da un concessionario con l’obiettivo di favorire l’insediamento di altre imprese nel campo dei nanomateriali. Oltre alla società citata c’è anche l’Igi Investment group (insieme ad Accelera Hub e Innovatech), in un modello che prevede la presenza del pubblico in posizione minoritaria.

Le fasi La fase preparatoria prevede l’acquisizione dell’area, l’individuazione del concessionario e la realizzazione dell’impianto pilota di micronizzazione e dei laboratori, con un investimento totale di 10 milioni di euro che dovrebbe essere garantito dal Pnrr o dal bando del Ministero dello Sviluppo economico relativo ai progetti pilota. Per realizzare il primo impianto ci vorrebbero tre mesi, con una previsione di 20 posti di lavoro in sei mesi. In un massimo di cinque mesi invece verrebbero attivate alcune filiere come quelle che riguardano zeolite, calcestruzzo, vetro e gomma. «Speriamo di trovare le risorse che servono per realizzare il Parco nel Pnrr – ha detto Tesei – senza dimenticare che è possibile anche l’utilizzo complementare dei Fondi UE della nuova programmazione».

Il futuro «La pandemia – ha detto Giorgetti – ha rappresentato una cesura. Diesel e altre produzioni sono destinate a morire per legge e questo dà la possibilità ad altri settori, quelli del futuro, di nascere». Il ministro ha chiesto a tutti di fare la propria parte: «I lavoratori – ha detto – devono imparare mestieri nuovi, scuola e università devono insegnare nuove competenze e bisogna fare sistema». Per Giorgetti infatti «il problema ora non sono i soldi, dato che ce ne sono tanti, o le norme: servono imprenditori pronti a mettere soldi e a farsi carico della sfida, e dall’altra il pubblico che faccia la sua parte in modo concreto e lungimirante. Noi come governo siamo lì solo ad aspettare che arrivino progetti praticabili dal territorio. Qui ci sono le condizioni affinché desolati capannoni possano riprendere nuova vita, così da entrare in quelle che saranno le industrie del futuro».

I sindaci Di unità hanno parlato anche i sindaci di Gualdo Tadino (Massimiliano Presciutti) e Nocera Umbra (Giovanni Bontempi): «La sfida – ha detto il primo – la vinceremo se saremo uniti. Solo uno spirito di unità può rappresentare la carta vincente e un esempio di buone pratiche. Arriveranno molti soldi ma dovremo essere bravi a spenderli presto e bene». Bontempi, che a breve terminerà il suo secondo mandato (in pole per la successione c’è il segretario regionale della Lega Virginio Caparvi, anche lui presente a Nocera), ha parlato di un «territorio appiattito su un’azienda che ha dato benessere a tutti per 25 anni, dopo i quali sono arrivate le difficoltà. Abbiamo bisogno di lavoro e sono convinto che il Parco farà fare un grande balzo in avanti a tutto questo territorio». La speranza per i lavoratori ex Merloni è quella di riuscire a entrare anche loro nel futuro.

Twitter @DanieleBovi


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