Coronavirus, aperto un fascicolo su Giuseppe Conte

Tutto parte da un tweet dell'avvocato Carlo Taormina. Questo: «Una voce mi dice che la procura di Roma, da me investita con tre denunzie sulla gestione dell'emergenza Coronavirus, abbia trasmesso gli atti al tribunale dei ministri contro Giuseppe Conte e altri. Darò conferma». E la conferma dovrebbe arrivare, completate le ultime verifiche, domani. Ma tant' è: il penalista non è riuscito a trattenersi. «Non ce l'ho fatta a non darvi la notizia che nessun organo di stampa e televisivo può avere», ha aggiunto su Facebook. Del resto qualcosa si è mosso, dopo che la scorsa primavera Taormina - già parlamentare, già sottosegretario all'Interno con Silvio Berlusconi - aveva presentato un corposo incartamento a piazzale Clodio per chiedere di fare luce sulle mosse del governo per contrastare la diffusione del Covid-19 in Italia.

Ora, a qualche mese di distanza dalla presentazione della denuncia («una denuncia e tre integrazioni», chiarisce), arriva la notizia che dalla procura di Roma il prezioso carico - «14 faldoni», precisa l'avvocato - avrebbe preso la strada del Tribunale dei ministri, ovvero la sezione specializzata del tribunale ordinario competente per i reati eventualmente commessi dal presidente del Consiglio e gli altri componenti del governo. La denuncia principale, spiega il penalista, riguarda la «gestione dell'emergenza» nel suo complesso. Ovvero i «ritardi accumulati» nella messa a punto delle misure anti-epidemia pur nella «consapevolezza» della gravità della situazione fin dal mese di dicembre. Secondo Taormina, e carte alla mano («ho allegato la documentazione del ministero della Salute»), l'esecutivo avrebbe avuto consapevolezza del pericolo «imminente» almeno trenta giorni prima della proclamazione ufficiale del primo stato di emergenza nazionale, l'8 marzo scorso. «Un ritardo costato oltre 30mila morti», attacca Taormina, «nonostante l'Istituto superiore di sanità avesse dato parere favorevole alle chiusure».

Poi ci sono le tre integrazioni. La prima riguarda la mancata istituzione delle "zone rosse" nella provincia di Bergamo - nei Comuni di Alzano Lombardo e Nembro - e a Lodi; la seconda la gestione delle Residenze sanitarie assistite (Rsa), «dove è stato fatto uno sterminio» ai danni dei pazienti più anziani, ha detto a più riprese Taormina; la terza è una raccolta di quanto inoltrato nel corso dell'epidemia dallo stesso penalista a una quindicina di procure italiane sparse da nord a sud. Si tratta della parte più straziante. «Ho raccolto le segnalazioni sui cittadini che morivano a casa, nelle ambulanze, storie raccapriccianti». Materiale che dopo essere stato valutato dalle toghe di piazzale Clodio, avrebbe appunto preso la strada del Tribunale dei ministri per le determinazioni di competenza. Nel mirino sarebbero finiti il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il titolare della Salute, Roberto Speranza e anche il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese. Intervenuto al talk show Stop Europa, lo scorso 22 giugno, l'ex parlamentare ha addirittura ipotizzato a carico dell'esecutivo «qualcosa di più grave dell'epidemia colposa di cui si parla».

Fatto sta che al momento, per ammissione dello stesso penalista su Facebook, i reati ipotizzati sono quelli di «epidemia colposa e omicidio colposo plurimo». Ma non è escluso che una parte delle indagini riguardi anche i virologi e i loro «contrastanti pareri», visto che Taormina nel dossier depositato a piazzale Clodio tira in ballo anche loro. In quel caso, tuttavia, la competenza resterebbe del tribunale ordinario. In un tweet dello scorso 11 giugno, del resto, l'avvocato metteva sullo stesso piano l'esecutivo - «Conte, Speranza, Lamorgese» - e «gli scienziati che li hanno favoriti con le loro sballate valutazioni».

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