Planned Parenthood la fabbrica degli aborti




Cos’è il Planned Parenthood? Il nome già lo dice: “Genitorialità pianificata”. È un’organizzazione fondata nel 1939 che si occupa di fornire assistenza medica alle donne incinte di qualsiasi età e ceto sociale, indipendentemente dalle condizioni economiche in cui le donne e/o le famiglie vertono. Il centro aiuta a prevenire gravidanze indesiderate, garantendo che ogni bambino sia un bambino desiderato. Tra i servizi (che non possono essere ridotti solo ed esclusivamente alle pratiche di aborto) l’organizzazione,  con oltre  860 centri di salute dislocati in tutti gli Stati Uniti, fornisce controllo delle nasciteeducazione sessuale,  pianificazione familiarecontrollo ormonale, somministrazione di preservativi e spermicidi e altre opzioni volte a prevenire le gravidanze. Il Planned Parenthood si occupa anche di infezioni sessualmente trasmesse e somministrazione di test per il cancro, servizi garantiti sia a donne che uomini.

Donald Trump ha tagliato i fondi di Planned Parenthood per un valore di circa 100 milioni di dollari all'anno.

Da qualche anno è in corso sulla Planned Parenthood uno scandalo di cui nessuno giornale ha voluto parlare. L’inchiesta è di Daleiden (attivista attivista cattolico fondatore del Center for Medical Progress) con un documentario (dal titolo Human Capital) e una serie di filmati (degli incontri coi vertici del colosso abortivo) che la Planned Parenthood sarebbe in realtà al centro di un gigantesco traffico illegale di organi di feti abortiti. Pranzi e cene in cui si discute con disinvoltura sulla qualità di cuori, polmoni, reni, braccia e gambe prodotti dalle cliniche affiliate all'organizzazione. 

Live Action, associazione pro life statunitense più che mai attiva, guidata dall’indomita Lila Rose, sta cercando di attirare l’attenzione mediatica sull’ennesimo illecito di Planned Parenthood, il colosso degli aborti che negli USA si sostiene con una montagna di denaro di sovvenzioni pubbliche concesse sotto la voce “salute della donna”.
Una nuova serie di video dal titolo “Aiding Abusers”, cioè aiutanti abusatori, esporrà il sistematico decennale insabbiamento messo in opera da Planned Parenthood delle informazioni sugli abusi sessuali subiti da donne che si sono presentate nelle sue cliniche in modo più o meno spontaneo per abortire a seguito di stupri.
La seconda parte della serie, “Casi registrati”, in cui descrive dettagliatamente come il rifiuto del gigante dell’aborto di denunciare uomini che hanno portato ragazze di 12 anni per aborti ha permesso ai loro violentatori di continuare a violentarle.

Alcuni esempi: il 21 novembre 2014, i rilevatori del Dipartimento della sanità pubblica dell’Alabama hanno visitato Planned Parenthood of Alabama per condurre un sondaggio annuale in loco. Durante la visita, le autorità statali hanno citato Planned Parenthood per diverse carenze. Tra questi c’era la mancata segnalazione di abusi sui minori. Secondo il documento, nell’aprile 2014, una ragazza di 14 anni (che aveva già due bambini vivi) ha subito un aborto presso la struttura mobile – il secondo in quattro mesi, e il personale non ha sporto alcuna denuncia alle autorità, come previsto dalla legge.

Un’ispezione del 2009 su Planned Parenthood of Alabama a Birmingham ha rivelato la mancata segnalazione di sospetti di abusi sessuali su minori di una tredicenne che ha abortito due volte in quattro mesi: la cartella clinica documentava che la bambina aveva avuto il suo primo rapporto completo a 12 anni e che nell’ultimo anno aveva avuto tre partner sessuali. Ora, a 13 anni, era lì per abortire per la seconda volta. Nel novembre 1998, il 23enne Michael Shawn Stevens portò la sua sorellastra di 12 anni (di cui stava abusando sessualmente) in una clinica Planned Parenthood dell’Arizona, dopo essere rimasta incinta da lui. Sei mesi dopo, la vittima era di nuovo incinta e Stevens la portò nella stessa clinica. Questa volta fu fatto un rapporto e Stevens fu arrestato. Nel 2002 un giudice civile ha giudicato la Planned Parenthood negligente per non aver segnalato il primo reato, cosa che ha permesso il perpetrarsi della violenza.

 Sempre in Arizona, nel 2014, una 15enne si è presentata per abortire, dopo essere rimasta incinta a seguito dello stupro da parte del diciottenne Tyler Kost. Il personale di Planned Parenthood ha suggerito alla ragazza e alla madre di non denunciare, che non valeva la seccatura, e “ha intenzionalmente contraffatto” un rapporto di violenza sessuale in un “incontro consensuale” per evitare di denunciare l’incidente alla polizia, secondo un resoconto dell’ufficio dello sceriffo della contea di Pinal. Lo sceriffo ha potuto arrestare Kost solo mesi dopo, durante i quali il giovane ha assalito altre adolescenti della scuola. 27 capi d’accusa.

Planned Parenthood continua a godere di fortissime protezioni in molte sedi istituzionali, la battaglia di Live Action è davvero una lotta stile Davide contro Golia.

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