Esperimenti su esseri umani
5 i casi relativamente recenti di esperimenti crudeli e disumani, consistenti nell'utilizzo involontario di esseri umani come cavie.
Casi indicibili, simbolo della malvagità e della follia sadica dell'uomo, che ancora oggi (e per sempre) costituiscono una VERGOGNA per tutta l'umanità... Cinque casi prima dell'ultimo terrificante e mastodontico esperimento chiamato Covid-19.
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1. Gli esperimenti dei nazisti
Durante la seconda guerra mondiale nella Germania nazista furono effettuati molti esperimenti sui deportati di alcuni campi di concentramento. La spinta apparente di questi disumani esperimenti fu quella di mettere a punto metodi che permettessero di migliorare la possibilità di sopravvivenza e di guarigione dei soldati tedeschi in guerra e in più per perfezionare l'"l'interesse generale medico scientifico". A distanza di tempo però, si scoprì che questi esperimenti crudeli pseudo scientifici, non portarono alcun miglioramento alla scienza medica tranne che alla morte e sofferenze gratuite di migliaia e migliaia di prigionieri (ebrei, omosessuali ecc.)
Molti medici nazisti erano persino privi di qualsiasi conoscenza tecnica competente e sfogavano la loro perversione sui poveri ed indifesi esseri umani, rinchiusi nei lager. Gli esperimenti medici eseguiti sulle cavie umane nei campi di concentramento nazisti erano diversi. I più famosi riguardavano esperimenti di salvataggio dalle grandi altezze (condotti sui prigionieri di Dachau da Sigmund Rascher), ustioni e avvelenamenti con il fosgene e l'irpite, esperimenti con gli omosessuali, tecniche e pratica della sterilizzazione nell'uomo e nella donna, esperimenti sui gemelli e sulla dissenteria, tubercolosi e febbre gialla e tanti altri. Operazioni senza anestesia, mutilazioni, iniezioni di virus come la lebbra o il tifo, castrazioni, sterilizzazioni, congelamenti ed ad altri orrori indicibili.
I crimini più efferati e più pubblicizzati furono quelli imputati al dottor Mengele, il dottor-morte, l’angelo nero di Auschwitz, il quale vivisezionò, cucì tra loro per farne dei siamesi artificiali, dissanguò e iniettò con varie sostanze (come ad esempio il blu di metilene) liquido nei loro occhi al fine di mutarne il colore, più di 3.000 gemelli, dei quali sopravvissero solo 180.
Resta famosa la sperimentazione di un vaccino contro il tifo petecchiale, effettuato da Ding Schuler a Buchenwald, dove persero la vita 200 prigionieri-cavie su 500.
Un altro metodo disumano riguarda la "conversione" di migliaia di omosessuali, effettuata dal dottor Vaernet al lager di Buchenwald. Qua gli veniva praticata un incisione nella cute dell'addome, per impiantare successivamente una pallina che conteneva ormoni maschili. Questa pallina doveva garantire un conferimento annuale di testosterone. Il risultato fu che il 90% delle cavie morì nel giro di qualche settimana a causa dell'intervento , e nonostante questo tragico risultato, tutti gli altri vennero condotti a forza ugualmente nell'infermeria, per essere operati, sotto la minaccia alla fucilazione.
A Buchenwald si metteva di nascosto veleno nel cibo e si studiava l’effetto di proiettili avvelenati mentre altri “medici” sperimentavano gli effetti mortali di trasfusioni di gruppi sanguigni diversi. Heinrich Bering arrivò persino a studiare la morte per denutrizione. Possiamo riempire pagine e pagine di questi crimini assurdi ma tutto, ormai, fa parte della storia e delle sue pagine più tristi per il genere umano, che dovrebbero essere menzionate quotidianamente per non dimenticare mai il male che l'uomo è capace di procreare.
2. L’Unità 731
Durante la Seconda Guerra Mondiale sono stati due i casi di sperimentazioni disumane su cavie umane. Il primo riguarda (punto 1 della nostra lista) le sperimentazioni dei medici nazisti nei campi di concentramento, e il secondo ha come sfondo il Giappone e riguarda pratiche dell’Unità 731 (simili a quelle naziste) compiute dall’esercito giapponese durante l’invasione della Cina.
L’Unità 731 è stata responsabile di alcuni dei crimini di guerra mai realizzati da persone.
Il compito dell’Unità 731 era quello di sperimentare, a livello chimico e batteriologico, in modo tale da arrivare a costruire armi di grande impatto, da usare nelle guerre in atto, nell’invasione della Cina, ed in quelle future.
Per l’attività di ricerca dell’Unità 731, i medici giapponesi appartenenti a tale gruppo, misero in atto una vera e propria pratica di sperimentazione, utilizzando cavie di prigionieri di guerra cinesi e occidentali, sottoposti a esperimenti che, a volte, di scientifico non avevano molto.
E la cosa più sconvolgente fu che, terminata la guerra, nessuno di questi criminali pagò, a differenza dai loro colleghi nazisti, per tutto ciò che fece. Anzi sono stati impiegati per tutta la loro vita nelle maggiori industrie farmaceutiche, facendo importanti carriere e pagati profumatamente.
L’Unità 731 inizialmente fu merito di Ishii Shito, un militare e biologo giapponese, il quale istituì nel 1932, ad Harbin, in Cina, un laboratorio medico nel quale venivano compiuti esperimenti su cinesi definiti criminali. Ma negli anni successivi sarebbero stati aperti anche altri “luoghi di ricerca”. Gli esperimenti effettuati in questi laboratori furono di una crudeltà, brutalità, disumanità e ferocia impensabile: innesti mostruosi, trasfusione totale di sangue di cavallo, elettroshock, esposizione a dosi massicce di raggi X, vivisezione (tra cui donne incinte), inoculazione di colera e peste per poi studiarne il decorso.
Per studiare gli effetti delle malattie veneree, i prigionieri, uomini e donne, furono deliberatamente infettati con sifilide e gonorrea attraverso lo stupro. Gli uomini che venivano usati erano chiamati "maruta" cioè "pezzo di legno" e venivano visti come un numero e niente più. Lo storico Sheldon Harris, il quale scrisse il libro "Factories of death" sull’argomento, parla addirittura di 200.000 morti.
Ishii Shito non è mai stato processato nè mandato in prigione e morì all'età di 67 con un cancro alla gola. Tutti i medici criminali ebbero l’immunità, garantita loro dagli Stati Uniti, in cambio delle comunicazioni dei risultati raggiunti nel lavoro svolto alle cavie umane.
3. Il caso Tuskegee
Nel 1932 una grande epidemia di sifilide, diffusa nelle comunità rurali del sud degli Stati Uniti d'America, costrinse le autorità a creare un programma di trattamento speciale e specifico per questa malattia, presso l'Ospedale Tuskegee, l'unico ospedale per le persone nere esistente all'epoca.
Per realizzare questo progetto, i responsabili della sezione malattie veneree del Servizio Sanitario Pubblico degli Stati Uniti, decisero di effettuare uno studio sull'evoluzione della sifilide, studio che durò 40 lunghi anni (1932-1972). Scopo dei ricercatori, pertanto, era di studiare fino al momento della morte, i soggetti reclutati per poter raccogliere dati definitivi con l’autopsia.
E così, nel 1932, l’US Public Health Service reclutò nel Tuskegee, capoluogo della contea di Macon, Alabama, circa 623 cittadini maschi di origine africana poveri e semianalfabeti, per uno studio sulla storia naturale della sifilide, offrendo esami medici e test ematici gratuiti. Quasi la metà di loro furono trovati positivi, ma nessuno è stato informato circa il risultato degli esami. A tutti i partecipanti fu detto che avevano il “sangue cattivo” (bad blood), un'espressione popolare inventata dalla gente di colore del posto, per giustificare diversi malesseri fisici.
Curare queste persone malate significherebbe frenare e boicottare gli obiettivi dello studio del progetto e, pertanto, si decise di andare avanti, studiando sugli stessi soggetti l’evoluzione della malattia, in assenza di qualsiasi trattamento. Nel corso degli anni che seguirono, i soggetti cavia furono sottoposti a esami medici continui, test e persino punture lombari (senza anestesia) per completare l'aspetto clinico neurologico della malattia.
Ma la cosa più sconvolgente di tutta questa degradante e scellerata vicenda, costituisce il fatto che, dopo la scoperta degli antibiotici, scoperta avvenuta tra la fine degli anni ‘40 e l’inizio degli anni ‘50, a nessuno di questi soggetti malati di sifilide furono somministrati e offerti, nemmeno a coloro prossimi alla morte che pativano cioè l'ultimo stadio della malattia.
Lo studio fu definito “il più infame caso di prolungata e deliberata violazione dei diritti dei soggetti di ricerca” ed ebbe termine grazie agli articoli di una giornalista, Jean Heller, pubblicati nel novembre del 1972, quaranta anni dopo l’inizio dello studio.
4. Terapia di conversione (Sudafrica)
Per i maschi bianchi in Sud Africa, negli anni tra il 1970 e 1980 (durante l'apartheid), il servizio militare era obbligatorio per tutti. Ma siccome l'omosessualità veniva vista come una malattia ed annoverata tra i reati di stato, era impensabile accettare ed integrare soldati omosessuali nell'esercito sudafricano, e così, chiunque venisse anche sospettato di avere tale identità, veniva subito richiamato e spedito nella famigerata sezione 22 dell'Ospedale Militare presso Voortrekkerhoogte, vicino a Pretoria.
Li veniva sottoposto a diverse terapie disumane che includevano, tra le altre, la castrazione chimica, operazioni per cambiare sesso, la psichiatria, shock elettrici somministrati ai genitali dei pazienti, la cura di ormoni e, addirittura, la terapia dell’avversione e tanti altri esperimenti medici contro ogni etica professionale. al solo scopo di dimostrare che "il paziente" poteva guarire. Veniva largamente praticata la pletismografia in associazione con l'elettroshock per somministrare scariche elettriche al pene del povero malcapitato.
La maggior parte delle vittime sembra siano stati giovani maschi bianchi, tra i 16 ed i 24 anni. Anche se il numero esatto non è noto, secondo stime validissime eseguite da ex chirurghi dell'esercito dell'apartheid, nel periodo che va dal 1971 fino al 1989, sono state eseguite negli ospedali militari almeno 900 operazioni forzate 'di riassegnazione sessuale, come parte di un programma top-secret avente lo scopo di sradicare l'omosessualità dall'esercito.
Il capo ed ideatore dello studio (qui alla foto sopra), il dottor Aubrey Levin, attualmente è "Clinical Professor" al Dipartimento di Psichiatria (Divisione Forense) presso l'Università della Facoltà di Medicina di Calgary. Egli è anche socio di uno studio privato, e fa parte del Collegio dei Medici e Chirurghi di Alberta.
5. Il progetto MK ULTRA
Questo progetto americano per il controllo delle menti, comunemente noto come MK ULTRA, fu ordinato per la prima volta il 13 aprile 1953 dal direttore della CIA Allen Dulles allo scopo di avversare gli studi russi e cinesi sul cosiddetto controllo mentale. Già negli anni '50 il governo americano, attraverso la CIA, finanziò studi ed esperimenti sul controllo della mente. Altri progetti come il Progetto Chatter, ed il Progetto Bluebird si erano già attivati prima di esso negli Stati Uniti.
Ci sono prove che mostrano come persone ignare usate come cavie, vengono tutt’oggi rapite e subiscono operazioni segrete, tramite l'utilizzo di elettroshock, di sostanze chimiche (tra cui l'LSD e altre droghe che alterano la mente), e anche mediante l’inserimento di microscopici impianti nel loro corpo, per cancellare i ricordi connessi al rapimento ed all’operazione.
Uno degli scopi del progetto pare sia stato quello di modificare il livello di percezione della realtà di alcune persone, costringendole a compiere atti senza rendersene conto (controllare ad esempio dei capi di Stato ostili agli USA oppure creando degli assassini inconsapevoli). Come conseguenza diretta di questo programma si è verificato anche un certo numero di decessi. Negli USA molte vittime di questi esperimenti hanno protestato ufficialmente formando numerosi associazioni.
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