Smart working, ricorso contro il premier
Violato il contratto collettivo
Il personale accusa la Presidenza del Consiglio di comportamento antisindacale: i dirigenti non avrebbero negoziato le modalità di lavoro agile, violando il contratto collettivo. Nel ricorso firmato dall’avvocata Dorangela Di Stefano i sindacati se la prendono con il capo dipartimento degli Affari giuridici e legislativi Ermanno Di Francisco e chiedono al giudice di annullare i suoi ordini di servizio sullo smart working. Il giudice del Consiglio di Stato che dirige il Dagl ha ridotto la presenza fisica del personale per contenere il contagio da coronavirus e ha disposto che, durante la pandemia, «non è autorizzata la presenza in ufficio per una durata eccedente quella contrattualmente prevista». Vale a dire, 7 ore e 36 minuti per il personale dei ruoli Presidenza del Consiglio e 7 ore e 12 minuti per il personale distaccato, proveniente da altre amministrazioni.
Sospesi gli straordinari
Insomma, durante l’emergenza la gran parte del personale di Palazzo Chigi resta a casa per sei giorni a settimana, di cui quattro in smart working. Mentre un’altra parte sta a casa «in totale esenzione dal servizio, percependo egualmente l’intera retribuzione» e lavorando fisicamente in ufficio «un solo giorno a settimana». Per questo De Francisco, in base alle norme di legge anti-Covid, ha sospeso gli straordinari. E negli appunti per la memoria difensiva che la presidenza del Consiglio ha inviato al giudice del lavoro ricorda che il decreto legge 25 marzo 2020 stabilisce «una limitazione della presenza fisica dei dipendenti negli uffici delle amministrazioni pubbliche», salvo attività indifferibili.
Ma i sindacati non ci stanno. E sostengono che i lavoratori di Palazzo Chigi hanno il diritto di stare fisicamente in ufficio oltre l’orario giornaliero minimo e di maturare il massimo delle ore di straordinario, anche lavorando in presenza un solo giorno a settimana.
I sindacati dei lavoratori hanno presentato un ricorso contro il presidente del Consiglio «pro tempore» Giuseppe Conte, difeso dall’Avvocatura dello Stato, che sarà esaminato il 7 luglio dal Tribunale di Roma, sezione Lavoro. Ricorso che per Palazzo Chigi è «completamente infondato», «temerario» e «mai potrebbe essere accolto». Beh VEDREMO...
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