Le “varianti”e Il modello mafioso -sanitario
Quello che voglio portarvi oggi è solo un esempio di come vanno ormai le cose nella politica sanitaria e di come la pandemia sta portando a limiti intollerabili i conflitti di interessi e le relazioni pericolose tra i soggetti che hanno fatto della pandemia un oggetto di speculazione economico-politica Spostiamoci a Londra e andiamo a mettere sotto la lente di ingrandimento il professor John Edmunds, uno dei consulenti governativi più in vista per le politiche politiche relative al Covid e coautore di uno dei principali documenti di modellazione che sono stati utilizzati per convincere la popolazione che la vigilanza contro la variante (VOC) B.1.1.7 , detta volgarmente “inglese”, dovrebbe essere la loro massima priorità. Questo perché secondo quanto aveva scritto l’ìllustre professore in un rapporto del 21 gennaio di quest’anno: “Esiste una possibilità realistica che VOC B.1.1.7 sia associato a un aumento del rischio di morte rispetto al virus originario”. E anzi egli parla spesso alla stampa della pericolosità di questa variante e della catastrofe a cui si andrebbe incontro qualora venissero allentati blocchi e confinamenti o non venissero vaccinati tutti gli anziani.
Ora succede che per un puro caso la moglie del professor Edmunds, Jeanne Pimenta, è direttore del settore epidemiologia presso la GlaxoSmithKline , multinazionale del farmaco che il 3 febbraio scorso ha annunciato di stare collaborando con la società di vaccini mRna di CureVac per realizzare vaccini per le nuove varianti. e che tali vaccini potranno servire come “richiamo” dopo i primi cicli fatti con gli altri noti preprarati a mRna. Le azioni sono schizzate verso l’altro. E non solo: Glaxo ha rivelato di aver unito le proprie forze con CureVac per produrre, entro la fine dell’anno 100 milioni di dosi di un vaccino COVID-19 di “prima generazione” chiamato “CvnCoV” e inoltre che ha in progetto con Sanofi di produrre un miliardo di dosi di un ulteriore vaccino. Tutto questo non sarebbe stato possibile se il marito di uno dei massini dirigenti di una multinazionale farmaceutica non avesse diffuso il panico sulle varianti grazie alla sua posizione di “esperto”
Ma mica è finita qui:
- il primo studio allarmistico sulle varianti Edmunds, insieme agli altri autori lo ha pubblicato sulla rivista online medRχiv , che pubblica solo articoli non sottoposti a revisione paritaria. Il giornale è la creazione di un’organizzazione guidata dal capo di Facebook Mark Zuckerberg e da sua moglie
- I coautori dell’articolo così come i membri del centro di modellazione per il Covid 19 ricevono finanziamenti dalla Bill & Melinda Gates Foundation e / o dalla Wellcome altro gigante farmaceutico.
- Edmunds è anche membro del comitato consultivo scientifico per la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi ) creato principalmente dalla fondazione Gates , dal World Economic Forum e dalla Wellcome, tanto che è stato lanciato a Davos alla riunione del World Economic Forum di gennaio 2017 con l’intendimento – si legge nella pagina online del Cepi – “di sviluppare vaccini per fermare future epidemie”.
Potrei continuare per almeno 300 righe ad elencare gli intrecci e i finanziamenti tra la fondazione Gates, la Gavi, alleanza per i vaccini, e tutti i personaggi chiave pubblici, privati e accademici della narrazione pandemica. Ma credo che questo assaggio sia sufficiente e forse non vi stupirà apprendere che buona parte del rapporto di Edmunds sulla pericolosità della variante inglese, ma anche delle altre, fa acqua da tutte le parti. A cominciare dal nome stesso di variante che è improprio visto che si tratta della sostituzione di un amminoacido (tirosina) nella proteina spike del virus con un altro (asparagina) nella posizione 501 ( tecnicamente espresso con N501Y) cosa che avviene anche per le altre cosiddette varianti sudafricana e brasiliana. Però questo costituisce solo un cambiamento non una mutazione che si verifica esclusivamente nel codice genetico. Non voglio addentrarmi in questioni tecniche che io stesso ho compreso solo grazie alla infinita pazienza di una vecchia conoscenza che lavora nel campo della genetica, ma c’è da dubitare che tutto possa rappresentare una maggiore pericolosità a capacità di diffusione: si tratta soltanto di una ipotesi buttata lì che non ha alcuna conferma sperimentale.
Ma cosa non si fa per tenere in piedi lo stato di angoscia e di paura? E soprattutto cosa non fanno i cretini per crederci, mettendo sempre in dubbio le fonti anche quando sono ufficiali e verificate, senza mai fare uno sforzo di ricerca in proprio il che di solito costa pochi click.
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