NANOPLASTICHE E METALLI PESANTI PERICOLOSI, LO STUDIO SHOCK SULLE MASCHERINE USA E GETTA

 PROMESSE: Non ci sbarazzeremo così velocemente delle mascherine. A parlare chiaro ‘gli esperti’, che ribascono che nei prossimi anni il distanziamento sociale sarà di routine. E secondo ‘la Scienza’ sono misure necessarie nonostante i vaccini fino a quando in tutto il mondo non sarà azzerato il Covid-19. “Ormai le persone sono abituate a queste restrizioni e potranno conviverci tranquillamente anche in futuro”, ha dichiarato Mary Ramsay, epidemiologa dell’ente sanitario britannico Public Health England (PHE). VEDI QUI 

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La ricerca, effettuata su 7 marche di dispositivi certificati, evidenzia la necessità di effettuare maggiori ricerche sui danni che derivano dall’inalazione di queste sostanze, in particolar modo per i bambini

Gli scienziati della Swansea University hanno scoperto inquinanti chimici potenzialmente pericolosi che vengono rilasciati dalle mascherine chirurgiche usa e getta quando vengono immerse in acqua. Con danni incalcolabili per l’ambiente, ma potenzialmente anche per la salute. Che le mascherine usa e getta fossero un grosso problema per il Pianeta lo sapevamo già, ma il loro impatto potrebbe essere più devastante del previsto, e non solo per l’ambiente ma anche sulla salute umana. Un nuovo studio, infatti, ha rivelato la presenza di alti livelli di inquinanti, tra cui piombo, rame e antimonio, nelle fibre a base di silicio e di plastica di questi dispositivi di protezione individuale che indossiamo quotidianamente da oltre un anno. In base a quanto scoperto dagli scienziati, il pericolo di questi inquinanti chimici aumenta quando le mascherine vengono immerse in acqua. La ricerca scientifica, condotta da un team di ricercatori del College of Engineering della Swansea University, è stata pubblicata sul portale Science Direct.

Ndr: E l’autrice dell’articolo ha il coraggio di continuare a dire e insistere: Tutti noi dobbiamo continuare ad usare le mascherine perché sono essenziali per porre fine alla pandemia. (ndr VIDEO)

Ma abbiamo anche urgente bisogno di più ricerca e regolamentazione sulla produzione di mascherine, in modo da ridurre i rischi per l’ambiente e la salute umana” sottolinea il dottor Sarper Sarp, principale autore dello studio.

I potenziali rischi per la salute umana

I test effettuati dagli scienziati del Regno Unito si sono focalizzati su vari tipi di mascherine monouso, sia su quelle standard che su quelle colorate usate dai bambini, molto diffuse nel Regno Unito. Gli stessi esperti sono rimasti sorpresi dal tasso di sostanze inquinanti presenti nelle  mascherine. “I risultati rivelano livelli significativi di inquinanti in tutte le mascherine testate, con micro/nano particelle e metalli pesanti rilasciati nell’acqua durante tutti i test”– spiega il team di ricerca – “Questo avrà un impatto ambientale sostanziale e, inoltre, solleverà la questione del potenziale danno alla salute pubblica”.

I ricercatori hanno trovato anche tracce di metalli pesanti pericolosi come il piombo (fino a 6,79 µg/L), il cadmio (fino a 1,92 µg / L), l’antimonio (fino a 393 µg/L) e il rame (fino a 4,17 µg/L).

E i danni per la salute umana, oltre che per l’ambiente, potrebbero essere ben più gravi di quanto immaginato. 

L’esposizione ripetuta potrebbe essere pericolosa poiché le sostanze sono associate alla morte cellulare, alla genotossicità e l’insorgenza del cancro” aggiungono gli esperti, che consigliano di avviare ulteriori ricerche per approfondire la questione. È necessaria un’indagine completa per determinare le quantità e gli impatti potenziali di queste particelle che penetrano nell’ambiente e vengono inalate dalle persone respirando. Questa è una grande preoccupazione, soprattutto per gli operatori sanitari, i bambini e per tutti i soggetti ai quali è richiesto di indossare le mascherine per diverse ore a lavoro o a scuola”.

L’impatto delle mascherine usa e getta sull’ambiente

I ricercatori della Swansea University non si sono limitati soltanto ai rischi provocati dalle mascherine usa e getta sulla salute umana, ma hanno evidenziato anche l’impatto devastante sugli ecosistemi connesso allo smaltimento inadeguato di questi dispostivi di protezione individuale.

Per contrastare la diffusione del SARS-CoV-2, soltanto in Cina la produzione di mascherine facciali usa e getta in plastica (DPF) ha raggiunto circa i 200 milioni di pezzi al giorno” – commenta il dottor Sarp. – Tuttavia, lo smaltimento scorretto e non regolamentato di questi dispositivi di protezione individuale rappresenta un problema di inquinamento da plastica che stiamo già affrontando e che continuerà ad intensificarsi. Esiste una quantità preoccupante di prove che suggeriscono che tali rifiuti possono rilasciare sostanze inquinanti semplicemente entrando a contatto con l’acqua. Molti degli inquinanti tossici trovati nella nostra ricerca hanno proprietà bioaccumulative quando vengono rilasciati nell’ambiente e i nostri risultati dimostrano che le mascherine usa e getta potrebbero essere una delle principali fonti di questi contaminanti ambientali durante e dopo la pandemia di Covid-19.”

ATTENZIONE – La ricerca, che ricordiamo è stata effettuata su 7 marche di dispositivi certificati monouso (per la maggior parte colorati), fa emergere che la dispersione nell’ambiente può essere più drammatico di quanto non lo fosse già. Ora abbiamo la conferma che se disperse in mare i danni saranno incalcolabili e più di quelli che si pensasse. Ma apre anche alla riflessione, come dicono gli stessi ricercatori, sulla necessità di effettuare maggiori ricerche sui danni che derivano dall’inalazione di queste sostanze e da un uso prolungato di questi dispositivi medici di protezione, in particolar modo per i bambini, di cui però in questo momento l’umanità ha ancora bisogno. Tutto questo fornisce un ulteriore motivo per preferire l’utilizzo le mascherine di stoffa, che secondo recentissimi studi sono efficaci allo stesso modo. Ricordiamo, inoltre, che lo studio non prende in considerazione le mascherine FFp3 e le mascherine FFp2. 

A cura di Rosita Cipolla – GreenMe.it


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