Tragedia della funivia Stresa-Mottarone: cosa dicono le prime indagini

 


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Il giorno dopo la tragedia costata la vita a 14 persone, e mentre si continua a pregare perché l'unico superstite, un bambino di 5 anni, riesca a vincere la sua battaglia, ci si interroga sulle cause che possono aver determinato la caduta della funivia Stresa-Mottarone. Dalle prime analisi effettuate sulla struttura, posta sotto sequestro dalla Procura di Verbania, sembra chiaro che si sia spezzato uno dei due cavi che sostenevano la cabina caduta nel vuoto. Sull'altro cavo avrebbe dovuto scattare un sistema di sicurezza a ganasce (tutti gli impianti di risalita analoghi funzionano in questo modo) che però non è entrato in funzione. I primi soccorritori arrivati sul posto hanno confermato la mancata attivazione del freno d'emergenza. L'ufficialità è arrivata direttamente dalle parole del procuratore Olimpia Bossi: "Il sistema frenante non ha funzionato". L'impianto era stato controllato nel novembre 2020 e, allora, tutto sembrava perfettamente in ordine.

  • Le ipotesi di reato e la perizia
  • Presto per gli indagati
  • Il tavolo tecnico
  • Il ministro Giovannini
  • I racconti dei testimoni
  • Il sistema a triplo cavo
  • Cause e responsabilità
  • Un altro incidente nel 2001

LE IPOTESI DI REATO E LA PERIZIA

Sul fronte degli sviluppi investigativi si va verso una procedura non solo per omicidio colposo plurimo e per lesioni colpose ma anche anche per disastro colposo.  "Penso che procederemo per un reato piuttosto raro che è quello di attentato, naturalmente colposo, alla sicurezza dei trasporti, con conseguenza di disastro colposo", ha detto il procuratore della Repubblica di Verbania Olimpia Bossi che ha confermato anche che il cavo è risultato tranciato. Per ricostruire dinamica e responsabilità sarà effettuata una maxi perizia: "Ho già parlato col Politecnico di Torino, anche se non ho ancora dato l'incarico - precisa - serviranno ingegneri meccanici e stiamo valutando se servano anche esperti in metallurgia". Sui corpi delle 14 vittime la procura di Verbania ha disposto riscontri diagnostici esterni, ritenendo invece l'autopsia superflua. "Entro oggi disporremo il nulla osta per i funerali", conclude Bossi.

"PIU' AZIENDE COINVOLTE, PRESTO PER GLI INDAGATI"

"Non penso che oggi ci saranno iscrizioni nel registro degli indagati, dobbiamo ancora avere il quadro completo ed esaustivo di tutti i soggetti giuridici che a vario titolo sono interessati alla gestione o alla revisione dell'impianto. Stiamo acquistando tutta la documentazione relativa e sulla base di questa faremo le opportune valutazioni", ha poi spiegato il procuratore Olimpia Bossi.  "C'è l'ente proprietario che deve essere ancora chiarito se è tuttora la Regione Piemonte o il Comune di Stresa, c'è la società che gestisce l'impianto che è la società Ferrovie del Mottarone, ci sono le società che hanno effettuato lavori di ristrutturazione dell'impianto che hanno riguardato il biennio 2014-2016 e c'è una società incaricata della revisione annuale, l'ultima ci risulta effettuata nel novembre 2020, circa sei mesi fa", le parole del magistrato. "Stiamo acquisendo i report finali che per legge devono essere trasmessi a un ufficio periferico territoriale del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e anche sulla scorta di quello che emergerà avremo un quadro completo. La mia intenzione è quella di evitare iscrizioni nel registro degli indagati inutili ma al tempo stesso senza correre il rischio di ometterne altre in vista del conferimento di incarichi di consulenza che potrebbero essere anche di carattere irripetibile", ha concluso il procuratore Bossi.

IL TAVOLO TECNICO

Questa mattina è stato organizzato un "tavolo tecnico" per confrontarsi e per cercare di capire quanto accaduto ieri. l'incontro è previsto al Palacongressi di Stresa con il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini e il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio. Saranno presenti anche il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio con il vicepresidente e assessore alla Montagna Fabio Carosso e l'assessore alle Infrastrutture e Trasporti e alla Protezione Civile Marco Gabusi, oltre al prefetto di Verbania Angelo Sidoti.

IL MINISTRO GIOVANNINI

Poche ma siginficative parole quelle pronunciate dal ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini: "Tutte le istituzioni hanno agito in maniera rapida e coordinata, purtoppo l'intervento ha potuto aiutare solo una minima parte di chi è stato colpito. Il governo è impegnato nel capire le cause di quanto successo e unito nell'esprimere vicinanza alle famgilie delle vittime e dei superstiti. In particolar modo al bambino sopravvissuto. Abbiamo già concordato azioni di supporto che non devono terminare una volta spente le luci sull'incidente. Abbiamo istituito una commissione di inchiesta parallela all'attività della magistratura per fare chiarezza. Devono essere messi a disposizione tutte i documenti e massimi sia la collaborazione. Un grazie alla comunità locale che ha dimostrato un grande senso di responsabilità".

I RACCONTI DEI TESTIMONI

Lungo il sentiero sterrato che si inerpica sulla montagna sotto alla funivia ieri c'erano diverse persone che camminavano e che hanno assistito, terrorizzate, all'incidente. Tutti dicono di aver sentito un forte sibilo prima di vedere la cabina correre all'indietro per trecento metri per poi schiantarsi al suolo, rotolando per alcuni metri prima di venir fermata da alcuni alberi. I testimoni raccontano di aver sentito un colpo "come uno schiocco" che potrebbe proprio essere il rumore della fune traente che si è spezzata. Poi la fune portante, quella che doveva sorreggere la funivia, è precipitata a terra causando la tragedia.

IL SISTEMA A TRIPLO CAVO

La funivia Stresa-Mottarone è stata inaugurata nel 1970. È rimasta chiusa tra il 2014 e il 2016 per ammodernamento, eseguito dalla ditta Leitner, con una spesa di quattro milioni di euro. È di proprietà del comune di Stresa ed è gestita dala società privata Ferrovie del Mottarone. L'ultima revisione generale risale al 2016 mentre il controllo magnetoscopico delle funi viene effettuato tutti gli anni. L'ultimo è stato eseguito appunto nel novembre 2020.

Nel sistema di trasporto a fune sono previsti tre tipi di cavi: quello traente, quello portante e quello di soccorso. Il cavo portante è fisso, realizzato interamente in trefoli di acciaio, ancorato nelle due stazioni di monte e di valle. Anche l'anello portante è realizzato in trefoli di acciaio e si muove in senso orario e antiorario mentre il carrello è la struttura che tiene la cabina ancorata al cavo ed è agganciata al cavo portante. 

I protocolli di sicurezza prevedono che in caso di rottura della fune traente, su quella portante scatti un impianto di sicurezza che chiuda immediatamente le ganasce bloccando l'impianto, cosa che non è avvenuta. Questo è il primo punto oscuro che gli inquirenti che indagano sulle cause dell'incidente dovranno cercare di spiegare. La cabina con quindici persone a bordo è arrivata a poco più di cento metri dalla stazione di arrivo sul monte Mottarone, e si è trovata senza forza trainante iniziando quindi a scivolare indietro verso valle senza alcun controllo.

La Leitner, storica e nota azienda altoatesina che si occupa di impianti di risalita, ha fatto subito sapere che l'ultimo controllo magnetoscopico della fune è stato effettuato a novembre del 2020 e "gli esiti dello stesso non hanno fatto emergere alcuna criticità". Il controllo magnetoscopico consiste nel sottoporre  a un campo magnetico (da qui il nome "magnetoscopico) con uno speciale apparecchio. L'analisi dell'onda elettromagnetica di ritorno permette di evidenziare eventuali anomalie al cavo. Al termine del controllo il risultato viene validato dall'Ustif (Ufficio speciale trasporti a impianti fissi). 

CAUSE E RESPONSABILITÀ DELLA TRAGEDIA

Il punto che l'inchiesta dovrà spiegare è perché la fune traente si sia improvvisamente spezzata e i cavi d'emergenza non abbiano funzionato. Gli uffici competenti del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile hanno riferito che "la revisione generale dell'impianto è avvenuta nell'agosto del 2016". I controlli si sono poi susseguiti a luglio del 2017 e successivamente, tra novembre e dicembre 2020, sono stati effettuate valutazioni specifiche sulle funi. In particolare, a novembre del 2020 sono stati effettuati controlli magnetoscopici sulle funi portanti, sulle funi traenti e sulla fune soccorso". Infine, a dicembre 2020 è stato effettuato da una società specializzata "l'esame visivo delle funi tenditrici".

Gli impianti a funivia vengono generalmente revisionati ogni venti anni fino al compimento del sessantesimo e poi ogni dieci. Le funi vengono invece sostituite in base alle verifiche e il costo arriva a centinaia di migliaia di euro. Il freno d'emergenza è costituito da morse che stringono il cavo: sono aperte quando l'impianto è in movimento, si chiudono quando è fermo. Si tratta di un sistema sempre attivo ed è dotato di un sensore che determina il blocco istantaneo in base alla caduta libera. L’usura è data non solo dal tempo, ma anche dalle costanti torsioni e flessioni a cui il cavo è sottoposto. E la scansione elettronica è prevista proprio per verificare che vada tutto bene. Sull’impianto frenante e sui sensori d’emergenza, i controlli sono invece più costanti. Eppure anche quelli non hanno funzionato come confermato dal Procuratore di Verbania.

Il ministero ha istituito una Commissione con il compito di "individuare le cause tecniche e organizzative" dell'incidente. La Commissione svolgerà  approfondimenti specifici, che si aggiungono agli accertamenti della Direzione Generale per le Investigazioni Ferroviarie e Marittime, organismo investigativo indipendente previsto dalla normativa europea.

In casi di incidente come questo la responsabilità del buon funzionamento dell'impianto è innanzitutto del rappresentante legale e poi a cascata dell’ingegnere con la qualifica di direttore di esercizio e dell’azienda che ha certificato i controlli. Tra i compiti del direttore di esercizio c’è il dialogo con la Motorizzazione, che è il «soggetto controllore», l’ente che veglia sugli impianti a fune. Si fanno verifiche, anche a sorpresa, e ogni prova ispettiva è seguita da un verbale che certifica la regolarità. E che ora la magistratura analizzerà nei dettagli.

UN ALTRO INCIDENTE NEL 2001

Il 12 luglio del 2001 la funivia Stresa-Mottarone ebbe un altro incidente e 40 turisti stranieri, rimasero bloccati nella cabina a 25 metri di altezza per un accavallamento della fune trainante e di quella portante, forse causato dal forte vento o da un improvviso black out di energia elettrica. Tutti i passeggeri rimasero incolumi e si salvarono uscendo dalla botola presente sul tetto di tutte le funivie. Furono calati poi a terra dopo essere stati imbragati dai soccorittori.

FONTE 

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