Il dottor Montanari al Festival Antonio Livi di Venezia: «Pass vaccinale potenzialmente dannoso»

 L'esperto di nanopatologie da sempre critico sulla gestione Covid, ospite del convegno, è tornato sulla questione degli ingressi "controllati", in particolare in relazione agli eventi sportivi: «Dal punto di vista sanitario è una cosa assurda»

Che l'Antonio Livi" fosse un Festival controcorrente lo avevano ampiamente preannunciato i nomi degli ospiti: da monsignor Carlo Maria Viganò, il cui video è stato censurato sulle piattaforme online, allo storico Massimo Viglione, dalla dottoressa Antonietta Gatti al costituzionalista Daniele Trabucco, al filosofo Francesco Lamendola, fino al dottor Stefano Montanari.

Un parterre che oggi come ieri ha cercato di raccontare un punto di vista diverso: dal cambiamento di paradigma rispetto la visione della società «che, divenuta positivista, tende ad assoggettare tanto le leggi quanto l'ordine delle cose non più al naturale ma ai "capricci" dell'io» come ha spiegato propio il professor Trabucco, rispetto alle mutazioni storiche e spirituali della nostra epoca con le parole di monsignor Viganò che parla di «affrontare la realtà e combatterla con tutte le nostre forze per il nostro bene e per opporci al piano diabolico del Great Reset», fino a interrogarsi, ad esempio, sulla differenza tra terapie domiciliari e terapie geniche, i vaccini.

Proprio su quest'ultimo punto si è espresso il dottor Stefano Montanari. Intercettato dai nostri microfoni l'esperto di nanotecnologie e direttore del laboratorio "Nanodiagnostics" di Modena, ha cosi commentato la recente decisione di qualche azienda e società di chiedere anche sul territorio veneziano il pass vaccinale per accedere a determinati eventi. Lo scienziato non ha dubbi: «Dal punto di vista sanitario è una cosa assurda. 

Questo pass vacccinale non ci dice nulla sul merito, se la persona è immune o meno, anzi ci dice che la persona è portenzialmente infettiva e quindi potenzialmente dannosa. Non lo dico io, lo dice la stessa casa di produzione che può esserci contagio anche dopo l'inoculo del siero». Infine, conclude lo scienziato, la richiesta è stata altresì «bocciata dal Garante della Privacy». Insomma, decisamente tutta un'altra storia.

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